BOLLORÈ ALLA COQUE – I FRANCESI DI GROUPAMA NON VENDONO E RESTANO NEL PATTO MEDIOBANCA, SGAMBETTANDO LE AMBIZIONI DI BOLLORÈ DI DIVENTARE IL PRIMO AZIONISTA DI PIAZZETTA CUCCIA (GODE UNICREDIT) - IL GROUPAMA NON VUOLE SVENDERE IL SUO 4,93% COMPRATO A 493 MLN € E CHE OGGI VALE 172 MLN € (GRAZIE NAGEL) - DOPO LE MAXI-PERDITE SUL FRONTE GRECO E IL ROSSO DA 1,76 MLD € NEL 2011 È MEGLIO ASPETTARE TEMPI MIGLIORI…

Marigia Mangano per il "Sole 24 Ore"

I francesi di Groupama restano nel patto Mediobanca. La compagnia transalpina, che naviga in cattive acque da tempo ed è titolare del 4,93% di Piazzetta Cuccia, secondo alcune fonti, avrebbe comunicato nelle scorse settimane informalmente al finanziere bretone Vincent Bolloré di essere intenzionata a restare nel patto di sindacato di Mediobanca e di essere pronta a rinnovarlo il prossimo anno, quando l'accordo andrà a scadenza.

Tale orientamento sarebbe stato motivato da Groupama con l'attuale valutazione delle azioni di Piazzetta Cuccia, ben lontane dai prezzi di acquisto. Vendere, in altri termini, si tradurrebbe in una perdita pesante per i conti della compagnia che ha già svalutato due volte la partecipazione nella banca italiana. Basti pensare che la quota in Mediobanca è stata rilevata per 493 milioni ed oggi quello stesso pacchetto vale 172 milioni. Groupama, interpellata da Il Sole-24Ore, non ha voluto rilasciare commenti ufficiali.

La decisione di restare nel patto Mediobanca, sulla cui composizione nonostante la scadenza sia nel 2013 si è già a lavoro, rappresenta un vero e proprio dietrofront per Groupama. La compagnia è in fase di riassetto dallo scorso anno a causa delle pesanti perdite subite per l'esposizione alla Grecia e ai mercati azionari che hanno portato al brusco licenziamento dell'amministratore delegato Jean Azema. Il 2011 si è chiuso con una maxi-rosso di 1,76 miliardi di euro dopo svalutazioni per 3 miliardi e il primo semestre di quest'anno ha segnato una perdita di 87 milioni di euro e un giro d'affari di 9,2 miliardi (-16%).

I nuovi vertici di Groupama hanno così annunciato di voler procedere alla dismissioni di quote azionarie e attività nel quadro della ristrutturazione finanziaria. Tanto che ad aprile è stata ceduta per 121 milioni tutta la quota (3%) nella Bollorè, rilevata dallo stesso gruppo. In quest'ultimo caso, però, il costo di acquisizione a bilancio di Groupama, al netto degli accantonamenti, era di 130 milioni.

Dunque, la perdita era contenuta e di portata diversa rispetta a quella che potenzialmente potrebbe generare la vendita della quota in Mediobanca. Proprio nell'ambito di questa strategia, si stava valutando il disimpegno in Piazzetta Cuccia. Non a caso, solo un mese fa Vincent Bolloré, titolare del 6% di Mediobanca, aveva già fatto sapere: «Se mai Groupama vorrà uscire da Mediobanca, faremo il nostro dovere. Acquisteremo la quota o la faremo acquistare».

Nelle ultime settimane, poi, l'inversione di marcia: in un incontro riservato i vertici di Groupama hanno fatto presente proprio a Bolloré l'intenzione di voler restare in Mediobanca, motivando il tutto con la necessità di recuperare almeno in parte, se i mercati lo permetteranno, il maxi investimento fatto. È chiaro che se le Borse dovessero ripartire e con esse le quotazioni di Mediobanca il tutto potrebbe essere rimesso in discussione.

Si vedrà. Di certo ad oggi prevale lo status quo. E tale compromesso evita quel potenziale rafforzamento di Bolloré in Mediobanca che avrebbe fatto storcere il naso a qualche azionista, partendo da UniCredit, primo socio di piazzetta Cuccia.
Il gruppo C degli investitori internazionali, infatti, dopo l'uscita della famiglia Botin, vede come unico altro socio proprio Bolloré, che però ha già raggiunto il tetto massimo del 6% consentito dall'accordo.

Tuttavia poichè sono cambiate le disposizioni di Banca d'Italia che consentono di arrivare al 10% del capitale, il finanziere bretone avrebbe potuto cercare di sfruttare in proprio l'opportunità di salire, salvo ottenere necessariamente l'assenso dell'assemblea del patto. Nel qual caso Bollorè sarebbe diventato il primo singolo azionista di Mediobanca, superando anche UniCredit che detiene l'8,7%. L'alternativa sarebbe stata quella di cercare un terzo acquirente da associare al gruppo C.

 

 

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