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I DAZI DI TRUMP CI AMMOSCERANNO IL PIL A LUNGO – SECONDO BANKITALIA, NEL TRIENNIO 2025-2027 L’AUMENTO DELLE TARIFFE COMMERCIALI AMERICANE SOTTRARRÀ 0,5 PUNTI PERCENTUALI AL PRODOTTO INTERNO LORDO DELL’ITALIA – EPPURE IERI GIORGIA MELONI HA DIFESO DI NUOVO IL SUO AMICO DONALD: “È CORAGGIOSO, SCHIETTO, DETERMINATO, DIFENDE I SUOI INTERESSI NAZIONALI” – L’ISTITUTO GUIDATO DA PANETTA CONFERMA CHE LA NOSTRA ECONOMIA CRESCERÀ APPENA DELLO 0,6% NEL 2025, DELLO 0,8% NEL 2026 E DELLO 0,7% NEL 2027…
Estratto dell’articolo da www.ilsole24ore.com
Bankitalia prevede che il Pil dell’Italia aumenterà dello 0,6 per cento nel 2025, dello 0,8 nel 2026 e dello 0,7 nel 2027, sospinto principalmente dalla ripresa dei consumi.
L’aumento dei dazi e dell’incertezza penalizzerebbe invece gli investimenti e le vendite all’estero, sottraendo alla crescita del prodotto circa 0,5 punti percentuali complessivamente nel triennio 2025-27.
Un più forte inasprimento delle politiche commerciali e il permanere dell’incertezza su livelli elevati potrebbero tuttavia determinare sviluppi più sfavorevoli. In particolare, se i dazi tornassero ai livelli annunciati il 2 aprile, la crescita sarebbe inferiore di circa due decimi di punto percentuale nell’anno in corso e fino a mezzo punto all’anno nel prossimo biennio rispetto a quella prevista nello scenario di base.
giorgia meloni - meme by vukic
Allo stesso tempo, una crescita maggiore, osservano i tecnici dell’istituto di Via Nazionale, potrebbe derivare da effetti più pronunciati dell’aumento delle spese per la difesa e le infrastrutture a livello europeo o da un esito delle trattative sulle politiche commerciali più favorevole di quello implicito nello scenario di base.
Queste indicazioni sono fornite nella Nota che presenta le proiezioni macroeconomiche per l’Italia nel triennio 2025-27 elaborate dagli esperti della Banca d’Italia nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema.
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Secondo l’istituto di Via Nazionale, l’inflazione rimarrà contenuta, collocandosi all’1,5 per cento nella media dell’anno in corso e del prossimo e al 2,0 per cento nel 2027. Al netto della componente energetica e alimentare, sarebbe pari all’1,8 per cento nella media di quest’anno e scenderebbe all’1,6 nel prossimo biennio, riflettendo principalmente le minori pressioni derivanti dal costo del lavoro.
giancarlo giorgetti giorgia meloni foto lapresse.
Eventuali aumenti ritorsivi dei dazi da parte dell’Unione europea potrebbero esercitare temporanee spinte al rialzo, i cui effetti sarebbero più che compensati nel medio termine da quelli di segno opposto dovuti a un marcato e persistente deterioramento della domanda aggregata.
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Le esportazioni diminuirebbero nell’anno in corso. Tornerebbero a espandersi solo dal prossimo, ma meno della domanda estera ponderata per i mercati di destinazione a causa della perdita di competitività indotta dall’apprezzamento del tasso di cambio. Le importazioni crescerebbero in misura maggiore, in particolare quest’anno, sostenute dalla tenuta della domanda interna. Il saldo di conto corrente della bilancia dei pagamenti si manterrebbe intorno all’1,0 per cento del prodotto interno lordo. [...]
FABIO PANETTA
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