DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
1 - LA FINE PROGRAMMATA DEGLI OGGETTI CHE LA FRANCIA HA DECISO DI VIETARE
Stefano Montefiori per “il Corriere della Sera”
L’obsolescenza programmata è uno dei pilastri della società dei consumi, sostiene il teorico della decrescita Serge Latouche, e alcuni deputati francesi hanno deciso di abbatterlo.
«Una lavatrice potrebbe durare trent’anni, invece è concepita per rompersi subito», diceva già anni fa la candidata presidenziale Eva Joly: da allora l’idea che i prodotti — dagli elettrodomestici alle automobili — si fermino non per caso si è fatta largo nell’opinione pubblica, grazie anche a uno studio eseguito nel marzo 2013 in Germania su commissione dei verdi tedeschi.
I loro colleghi ecologisti al di qua del Reno hanno presentato, venerdì, un emendamento alla proposta di legge sulla transizione energetica promossa dalla ministra Ségolène Royal, che prevede il carcere fino a due anni e un massimo di 300 mila euro di multa per chi organizzi una «truffa al consumatore», «accorciando intenzionalmente la durata di vita di un prodotto sin dal suo concepimento».
«Queste pratiche sono nefaste per l’ambiente e pesano sul potere d’acquisto delle famiglie», dicono Eric Alauzet, Denis Baupin e Cécile Duflot, ex ministra per l’Alloggio durante la prima fase della presidenza Hollande, uscita dal governo per protesta contro una politica a suo giudizio non abbastanza di sinistra.
L’obsolescenza programmata è un grande classico della critica al consumismo, un po’ come i «persuasori occulti» di Vance Packard, e gli esempi portati sono periodicamente gli stessi: il cartello dei produttori di lampadine negli anni Venti, la DuPont che decise di fabbricare calze di nylon un po’ meno indistruttibili, le aziende produttrici di stampanti che sarebbero pronte a bloccare le macchine dopo un certo numero di copie.
«Un falso mito», una credenza da complottisti, secondo l’economista Alexandre Delaigue. La durata di alcuni prodotti è talvolta frutto di un tacito compromesso tra produttori e consumatori: invece di un ferro da stiro eterno che costerebbe 1000, meglio comprarne uno da 100, e cambiarlo ogni tanto.
L’obsolescenza programmata viene evocata regolarmente poi a proposito dei prodotti Apple: il nostro iPhone 5 sembra subito più lento, la sera stessa in cui in California viene presentato il 6. Ma in quel caso basterebbe non aggiornare il sistema operativo o resistere alla voglia di nuovo, contro la quale l’emendamento francese potrà poco.
2 - QUANDO I TELEVISIORI DURAVANO DECENNI
Gian Luigi Paracchini per “il Corriere della Sera”
Molti ex giovani ricordano i televisori nei tinelli dell’Italia appena affacciata alla civiltà dei consumi. Mastodontici, tempi d’accensione biblici, spegnimento con scoppiettio. Paradossale che a simili aggeggi ci si potesse affezionare ma in fondo erano più o meno longevi come il gatto di casa e non tradivano (quasi) mai.
Ogni tanto orride righe orizzontali, figure sdoppiate, volume a zero ma con un cazzotto nel punto giusto si poteva risolvere il problema. E nei casi più persistenti arrivava un signore a cambiare valvole e manopole usurate. Certo quella non era roba a obsolescenza programmata, se vogliamo così definire il trucco della tv ma pure di lavatrici e altri elettrodomestici con scadenza certa ma non dichiarata come invece avviene per lo yogurt.
La pubblicità, al contrario, ne esaltava misticamente (ed esagerando) la vita eterna. Tanto ingombranti e rumorosi erano quelli di ieri quanto silenziosi e leggeri questi di oggi: sanno d’essere ospiti di passaggio. Durano (poco) finché durano, poi un bel giorno ci abbandonano e non serve né prenderli a cazzotti né chiamare il tecnico. Meglio voltare pagina: ci siete costati ma non vi abbiamo mai amato.
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