RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Estratto dell’articolo di Carlo Cottarelli per “la Repubblica”
Le previsioni pubblicate ieri nel World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) illustrano bene come la guerra in Ucraina abbia effetti economici in tutto il globo, seppure con modalità ed estensioni diverse. Ma partiamo dal quadro generale. Il Fmi rivede verso il basso la crescita del Pil mondiale portandola al 3,6 per cento nel 2022, quasi un punto percentuale meno di 3 mesi fa. […]
La differenza più marcata è tra Europa e Stati Uniti. Il tasso di crescita del Pil americano è rivisto verso il basso dello 0,3 per cento, quello dell'area dell'euro di quasi quattro volte tanto: -1,1 per cento. Anche all'interno dell'area dell'euro ci sono differenze marcate.
In conseguenza della loro maggiore dipendenza dal gas russo e della loro natura più manifatturiera, Germania e Italia pagano uno scotto più alto: la crescita in Italia è rivista verso il basso dell'1,5 per cento, quella tedesca dell'1,7 per cento. In contrasto, la Francia ha una revisione di solo lo 0,6 per cento. Da notare che il Fmi prevede una crescita per quest' anno molto inferiore a quella prevista dal governo italiano (3,1 per cento) nel recente Documento di Economia e Finanza (Def).
[…] E la Russia? Risentirà delle sanzioni? La risposta del Fmi è sì. Il Pil russo è previsto scendere quest' anno dell'8,5 per cento e del 2,3 per cento nel 2023. […] Quello che è invece certo è il disastro che l'attacco russo sta causando all'economia ucraina il cui Pil è previsto crollare del 35 per cento. […] Anche la Cina sta peggio ma non di molto: la revisione è solo dello 0,4 per cento e in parte è dovuta alla ripresa del Covid.
Un'eccezione alle diffuse revisioni al ribasso è data dai produttori di idrocarburi: la crescita dell'Arabia Saudita è rivista al rialzo di quasi 3 punti percentuali, quella della Nigeria dello 0,7 per cento. Persino per il Venezuela si prevede una ripresa economica dopo anni di crisi. L'aumento del prezzo delle materie prime è il principale canale attraverso cui la guerra sta impattando sulla crescita mondiale. E sull'inflazione.
Qui però il Fmi è più ottimista: è vero che ora prevede che l'inflazione resti alta per un periodo "più prolungato del previsto". Ma continua a vedere un forte ridimensionamento del fenomeno già nel 2023. In Italia l'inflazione, al 6,5 per cento nei dodici mesi terminanti a marzo, scenderebbe al 2,5 per cento nel 2023. Nell'Eurozona si passerebbe dall'attuale 7,5 per cento al 2,3 per cento. Negli Stati Uniti dall'8,5 per cento al 2,9 per cento. Mi sembra difficile. […]
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