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Ivana Gherbaz per "il Fatto Quotidiano"
Mentre in Italia gli stabilimenti della Fiat chiudono, in Serbia sull'accordo di joint venture siglato con il governo nel settembre 2008 cala la censura. Se sul fantomatico modello L 0, che dovrebbe uscire dagli stabilimenti serbi nel 2012, c'è il top secret imposto dalla casa automobilistica, non è chiaro come mai siano stati oscurati anche i patti stretti tra Fiat e il governo di Belgrado.
A denunciare questo strano episodio di censura è stata Verica Barac presidente del Consiglio anti-corruzione serbo che, dopo aver chiesto di visionare il contratto per verificare se l'accordo era favorevole ai cittadini serbi, si è vista recapitare 20 chili di carta per la maggior parte oscurati. "Tutti i dati relativi agli obblighi delle parti contraenti sono stati censurati - spiega la Barac - perché coperti dal segreto commerciale. Si tratta di una vera presa in giro".
Sul documento censurato, che è stato inviato agli uffici anti-corruzione dal ministero dell'Economia, non è stato possibile fare le necessarie verifiche, ma soprattutto, ha sottolineato la presidente Barac "non è possibile mettere il segreto commerciale su qualcosa che tutti i cittadini serbi stanno pagando. Un impegno economico inserito nei bilanci statali e assunto dal governo, che ora di fatto sta facendo di tutto per ingannare i cittadini ed evitare i controlli".
Il presidente Boris Tadic ha cercato di gettare acqua sul fuoco spiegando che "gli investitori stranieri, compresa la Fiat, hanno chiesto di tenere segreti i loro contratti per proteggere gli investimenti", aggiungendo però che gli organismi come il Consiglio anti-corruzione hanno diritto di conoscere i termini del contratto. L'impegno preso dalla Fiat in Serbia, che nel 2008 ha acquisito il 66 per cento della ex Zastava di Kragujevac (il resto è rimasto allo Stato), è costato finora alle casse di Belgrado 300 milioni di euro, su un progetto di un miliardo.
Sergio Marchionne, che aveva promesso un finanziamento di 900 milioni di euro, ne ha sborsati invece solo 100 alla fine del 2010 mentre altri 500 milioni sono arrivati da un prestito della Bei in parte garantito dalla stessa Serbia. Tutto fa pensare che per il momento le stime fatte dalla Fiat di produrre a regime 200 mila modelli della nuova monovolume sia ben lontana dal realizzarsi. E se in molti hanno creduto al miracolo economico promesso da Marchionne i modelli della Punto prodotti dallo stabilimento di Kragujevac, che dovevano far gola ai mercati dell'Europa dell'Est, restano invece parcheggiati nei piazzali.
A fine ottobre erano 4000 e il ritmo di vendita è desolante: 100 modelli distribuiti in un mese in Serbia e altri 10 all'estero. I lavoratori sono 1200 (1000 operai e 200 impiegati) e tutti in cassa integrazione con l' 80 % dello stipendio che significa portarsi a casa 250 euro al mese. Ma tutti continuano a sperare, perché per la Fiat quando si arriverà a produrre a pieno regime saranno assunte altre 1400 persone.
Se poi si considera anche l'indotto, sempre secondo le stime, ci sarebbe la possibilità di avere 10 mila ulteriori posti di lavoro. Peccato però che i 70 ettari, inizialmente individuati lungo l'autostrada Belgrado-Nis dove avrebbero dovuto aprire 14 nuove aziende, si siano ridotti ai 20 ettari dell'ex deposito dell'esercito serbo di Grosnica a pochi passi da Kragujevac.
Qui lo spazio è sufficiente per non più di 6 imprese e finora si sono registrate alla Camera di commercio serba solo la Magneti Marelli e la General Control. A seguire i lavori per la realizzazione delle strutture è la Mis una delle società di Miroslav Miskovic il secondo uomo più ricco della Serbia.
Per l'ex segretario del sindacato Samostalni della Fiat Serbia Zoran Mihajlovic: "Senza l'arrivo dell'indotto il pericolo è che qui a Kragujevac si assembleranno pezzi di provenienza dall'Italia; si faranno lavorare 2500 lavoratori avendo perduto 7500 posti di lavoro. Saremmo solo un piccolo granello di sabbia nell'impero Fiat che non risolve il problema della disoccupazione a Kragujevac, oltre ad avergli regalato 300 milioni di euro".
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