DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
1. LA PROCURA INDAGA SULL’OPA RAI WAY
Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”
Ei Towers lancia opa su Raiway
C’è una domanda dietro l’esordio ieri di una inchiesta della Procura di Milano con le perquisizioni - affidate dal pm Adriano Scudieri e dal suo procuratore aggiunto Francesco Greco al Nucleo di Polizia Valutaria della GdF - della società delle antenne tv del gruppo Mediaset, Ei Towers: il reato di aggiotaggio (cioè la manipolazione del mercato operata da chi diffonde notizie false o attua operazioni simulate concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione dei titoli) è stato o no integrato lo scorso 24 febbraio dal comunicato con il quale Ei Towers annunciava il lancio di una Offerta di acquisto e scambio da 1,2 miliardi di euro su Rai Way, la controllata delle torri di trasmissione di viale Mazzini?
In quel comunicato, infatti, la società controllata da Mediaset indicò per la validità dell’Opas il raggiungimento di una soglia del 66,67% del capitale di Rai Way (controllata al 65% dalla tv di Stato), ma tacque il testo normativo che di fatto rendeva impraticabile sin dall’inizio l’operazione: e cioè il decreto della Presidenza del Consiglio che, emanato il 2 settembre 2014 per la quotazione in Borsa del 49% dell’azienda, esprimeva «l’opportunità allo stato» di mantenere in mano pubblica almeno il 51% della società.
La risposta al quesito dipenderà dagli accertamenti giudiziari non soltanto sul controverso intreccio normativo, ma anche sulla dinamica in queste settimane dell’andamento in Borsa dei titoli Ei Towers (più 17%) e Rai Way (più 8%). L’acquisizione di documenti ieri segnala che, al momento, ad essere indagati per le loro posizioni di ruolo sono i 7 componenti il consiglio di amministrazione di Ei Towers, e cioè il presidente del cda Alberto Giussani, gli amministratori delegati Guido Barbieri e Valter Gottardi, il consigliere esecutivo Piercarlo Invernizzi, i consiglieri Manlio Cruciatti e Michele Pirotta, e l’ex consigliere Richard Adam Hurowitz (non confermato dall’assemblea degli azionisti del 21 aprile che ha allargato a 9 i membri del cda.
Dopo che il 28 marzo il Ministero del Tesoro aveva ribadito la volontà di mantenere una partecipazione pubblica del 51% in Rai Way, Ei Towers aveva abbassato dal 66,7% al 40% la soglia minima per dichiarare la validità dell’Opas, ma il 13 aprile la Consob aveva bocciato l’operazione perché la modifica della soglia minima «incide sugli elementi caratterizzanti dell’offerta e rende non più procedibile l’istruttoria di approvazione del documento di offerta».
fedele confalonieri e daniela poggi
Ei Towers aveva dunque ritirato la comunicazione all’Antitrust, anche se per l’a.d. Barbieri si era trattato «non di un addio ma di un arrivederci», mentre per il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, l’operazione era stata affondata da «un fuoco di sbarramento incomprensibile». Ei Towers in una nota ieri ha ribadito «la piena correttezza» del suo operato, «sempre improntato al rispetto delle leggi e alla trasparenza e completezza delle informazioni al mercato».
2.MA IL POLO UNICO RESTA VIVO
Massimo Sideri per il “Corriere della Sera”
Due indizi non sono una prova, ma potrebbero essere una traccia: a seguire gli andamenti delle azioni delle due società quotate a Piazza Affari, Ei Towers e Rai Way, qualcosa è cominciato quel 24 febbraio 2015 in cui l’Opas fu annunciata. Ma non è finito dopo il comunicato con cui, il 22 aprile scorso, il consiglio di amministrazione della società delle torri di Mediaset annunciava che l’operazione era conclusa. I due titoli hanno continuato a salire, a tratti con tenacia.
Nello specifico l’azione che secondo la Procura di Milano avrebbe subìto gli effetti di un aggiottaggio informativo, quella di Rai Way, era salita tra i due comunicati da 3,7 euro a 4,05. E ieri, nonostante il calo di oltre due punti percentuali, la chiusura è stata di 4,314 euro. Si noti, particolare curioso e non secondario, che l’offerta del 24 febbraio valorizzava l’azione della società controllata dalla Rai a 4,5 euro. Il mercato continua a crederci.
Solo a titolo informativo, il titolo Ei Towers — che non rientra nel quadro dell’aggiottaggio — è passato dai 45,6 ai 54,45 euro del 22 aprile fino a chiudere, ieri, a 53,75.
Insomma, se l’Offerta pubblica di acquisto e scambio non c’è più e se l’aggiottaggio in questa fase dell’inchiesta è da dimostrare, il piano «Grandi torri», con la creazione di un unico polo Mediaset-Rai che potrebbe anche interessare le antenne delle telecomunicazioni, non sembra essere morto. D’altra parte a sostenere questa traccia ci sono anche le parole dei protagonisti.
Il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, all’assemblea del 29 aprile aveva detto che «il fuoco di sbarramento che ha bloccato l’operazione non è del tutto comprensibile e quando le polemiche si saranno placate siamo sicuri che la questione di creare una grande unica infrastruttura italiana del segnale tv tornerà in primo piano».
marco patuano ad telecom italia
Il giorno prima era stato Stefano Ciccotti, amministratore delegato di Rai Way, a dire: «Noi siamo concentrati a sviluppare il nostro business plan che è un piano di crescita di Rai Way. Non abbiamo paura del resto, ma se c’è del resto il nostro ruolo non sarà solo passivo». Serve «prima un disegno industriale convincente».
Anche qui, solo indizi. Ma anche una traccia, la stessa di prima: il mondo delle torri è in fermento. Non è un caso che la Consob avesse chiesto ad Ei Towers, nelle settimane successive al lancio dell’offerta sulla totalità delle azioni di Rai Way, se ci fosse stato qualche contatto con la società ”emittente”.
La società di Mediaset era a conoscenza di una eventuale volontà della Rai di volere aderire a un piano di integrazione e, dunque, in ultima analisi di una eventuale disponibilità a modificare quanto disposto dal Dpcm del 2 settembre 2014 in cui si stabiliva l’opportunità per viale Mazzini di rimanere nel capitale di Rai Way con almeno il 51%? La Consob, nella sostanza, voleva sapere se ne avessero parlato. Ei Towers rispondendo di no con il comunicato del 25 marzo ha dato più forza alle tesi della Procura.
A volere allargare il perimetro si dovrebbe anche seguire il dossier dalle finestre di Telecom Italia visto che lo stesso amministratore delegato, Marco Patuano, aveva comunicato di seguire la vicenda. Al fianco di una convergenza media-telecom potrebbe realizzarsi anche una convergenza di torri. La stessa Ei Towers possiede già delle torri di telecomunicazioni anche se nasce come società delle emittenti regionali (Ei sta per Elettronica industriale, cioè la vecchia società di Adriano Galliani con la quale il manager del Milan iniziò alla fine degli anni Settanta il sodalizio, mai concluso, con Silvio Berlusconi).
BERLUSCONI TRA GALLIANI E BARBARA
Certo, sono tutte parole precedenti alla notizia di reato. Ma che si ipotizzi una concentrazione lo mettono nero su bianco anche le banche d’affari. Il business delle torri non è enorme. Proprio ieri la società della Rai ha comunicato i dati del primo trimestre 2015: i ricavi sono stati di 52,4 milioni di euro con un Ebitda, però, di 26,1 milioni. Un margine, dunque, del 49,7%.
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT – UN "BISCIONE", TANTE SERPI! GLI AVVERSARI DI BIANCA BERLINGUER A MEDIASET LAVORANO PER…
DAGOREPORT – NEL NOME DEL FIGLIUOLO: MELONI IMPONE IL GENERALE ALLA VICEDIREZIONE DELL’AISE.…
DAGOREPORT - SE DOMANI SALVINI SARÀ CONDANNATO, CHE FARÀ LA DUCETTA DEI DUE MONDI? CHIEDERÀ AL…
DAGOREPORT - LA MAGGIORANZA VIAGGIA COSÌ “COMPATTA” (MELONI DIXIT) CHE È FINITA SU UN BINARIO…
DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…