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Francesco De Dominicis per "Libero"
Per le banche è un successo, per la concorrenza e i consumatori un po' meno: è calato, nel 2011, il tasso di mobilità dei clienti degli istituti di credito. A rivelarlo è un rapporto riservato della Bocconi sulla cosiddetta «customer retention» secondo il quale, in pratica, sono risultati in aumento i clienti "intrappolati" allo sportello.
L'analisi della Scuola di direzione aziendale dell'ateneo milanese ha passato al setaccio i dati di 42 gruppi bancari italiani, fra cui quasi tutti i maggiori (Intesa, Unicredit, Banca nazionale del lavoro, Popolare di Milano, Banco Popolare). All'appello, tra i big del settore, mancano solo Ubibanca e Monte dei paschi di Siena.
La rilevazione ha riguardato una fetta assai ampia del mercato: su 26,5 milioni di «clienti privati» messi sotto osservazione, il 93,5% (24,7 milioni) è rimasto fedele al proprio istituto, mentre 1,7 milioni di correntisti hanno preferito cambiare banca. Concorrenza in calo? Difficile dare una risposta secca. In ogni caso, negli anni scorsi, quando il livello di mobilità era più consistente, i clienti infedeli erano arrivati a quota 2,5 milioni.
La ricerca fotografa anche la consistenza media pro-capite del patrimonio finanziario dei correntisti che si è attestata a 58mila euro, in diminuzione (-4,5%) rispetto al 2010. Il dato si riferisce alla raccolta e, seppur negativo, non sembra poter incidere sul giudizio complessivo degli istituti. Che, anzi, brindano: il risultato sulla capacità di trattenere la clientela segna un «buon miglioramento» dice la ricerca che Libero ha potuto consultare.
E il perché lo mettono nero su bianco gli stessi analisti della Bocconi: «La stabilità del portafoglio clienti - si legge nello studio - costituisce per le banche un'importante premessa per creare condizioni di una sempre maggiore redditività del business nel segmento retail». Come dire: meno concorrenza e più ricavi. Chissà cosa ne pensa l'Antitrust di Giovanni Pitruzzella.
Banca Intesauniversità bocconiUNICREDIT
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