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1. LA SENTENZA DI GOLDMAN SACHS PRE S&P’S: “I MERCATI PICCHIERANNO SULL’ITALIA PER AZZOPPARE LA MANOVRA DEL GOVERNO M5S-LEGA E LA LORO RETORICA”
Michele Arnese per www.startmag.it
Ecco le previsioni degli analisti sul report di Standard & Poor’s sull’Italia che sarà pubblicato venerdì prossimo. Con la summa del pensiero anti sovranista degli economisti dell’agenzia di rating
Che cosa farà e dirà Standard & Poor’s venerdì prossimo sull’Italia?
E’ la domanda che si stanno ponendo in queste ore politici, investitori e istituzioni.
Ma le previsioni sono piuttosto prevedibili secondo alcuni analisti.
Daniele Antonucci di Morgan Stanley ha detto: “Il prossimo venerdì ci aspettiamo che S&P cambi il rating dell’Italia a ‘negativo’. Le nostre previsioni sulla traiettoria di crescita, deficit e debito sono più pessimistiche di quelle del governo”.
Che ne pensa Erik Nielsen, capo economista di Unicredit? “E’ probabile che S&P tagli anch’essa il proprio outlook sull’Italia a negativo venerdì prossimo, aprendo la strada a un downgrade all’inizio del 2019 – ha scritto Nielsen – Visto che il giudizio di Fitch ha già un outlook negativo, se S&P si allineasse e se non ci fossero ritocchi di politica economica da parte del governo, tutte e tre le agenzie avrebbero un giudizio sullo stesso livello, vale a dire un notch oltre ‘junk’”.
In attesa di venerdì, ci si può fare una idea dell’aria che tira dalle parti di S&P’s rileggendo quello che ha scritto nei giorni scorsi l’economista di Goldman Sachs Silvia Ardagna: “La situazione dei mercati [italiani] potrebbe dover peggiorare prima di poter migliorare”.
Ma va? Perché? “Il ragionamento di Ardagna è piuttosto semplice – si legge su Business Insider – Il governo italiano non vuole fare un passo indietro rispetto all’imposizione del suo nuovo bilancio, che l’ha portato allo scontro con Bruxelles”.
Prosegue l’economista dell’agenzia di rating: “I soggetti che partecipano ai mercati finanziari sono consapevoli che esiste un valore nell’attribuzione del prezzo giusto non solo al ‘finale di partita’, ma anche alla strada percorsa per giungere a quel ‘finale di partita’ e ai rischi che comporta” ha scritto Ardagna ai clienti in una nota nella prima metà di ottobre, esprimendo un punto che ha poi reiterato lunedì scorso, chiosa Business Insider.
Il pensiero stile S&P’s si chiarisce ulteriormente con un altro brano del report di Adragna: “Il nostro punto di vista è che le tensioni sui mercati dovrebbero intensificarsi per esercitare una pressione sufficiente sul sistema politico italiano per determinare un cambiamento della linea politica e della retorica a essa associata. Su tale base — e anche se l’Italia alla fine continuerà a far parte dell’eurozona — la situazione dei mercati potrebbe dover peggiorare prima di poter migliorare”.
Tutto chiaro.
2. LO SPREAD S' IMPENNA E RIVEDE QUOTA 320 MOODY' S TAGLIA IL RATING DELLE BANCHE
Roberta Amoruso per “il Messaggero”
L' onda lunga di Moody' s arriva come previsto, puntuale come un orologio svizzero, ben oltre i 2.326 miliardi e spiccioli del debito sovrano dell' Italia a Baa3. E così quell' unico gradino sopra il livello spazzatura guadagnato venerdì scorso dai titoli di Stato italiani, seppure con outlook stabile, hanno segnato anche il giudizio, sempre di Moody' s, su 20 simboli del sistema Italia, tra banche, assicurazioni municipalizzate controllate dai comuni e su due partecipate dallo Stato.
Una mossa annunciata, praticamente inevitabile, che comunque fotografa un cauto ottimismo dei signori del rating che confermano il profilo «moderate+» per l' Italia, segnalano l' incremento di sensibilità delle banche italiane ai «rischi politici» ma riconoscono al mondo del credito i «progressi» fatti nelle «condizioni di credito» grazie anche al taglio »concreto» degli Npl previsti in calo sotto l' 11% dei crediti lordi entro la fine del 2018 contro il 18% del 2015.
Dunque, le correzioni, più o meno importanti, riguardano 9 banche: Intesa Sanpaolo, Banca Imi, Mediobanca, CA Cariparma, Fca Bank, Bnl, Credem e Cassa Centrale Raiffeisen, mentre per Unicredit è scattata solo la revisione dell' outlook, Poi ci sono tre istituti finanziari come Cdp, Invitalia e Banca del Mezzogiorno, tre grandi partecipate dallo Stato, Eni e Poste, Leonardo (cambia solo l' outlook) e quattro più piccole (Hera, Italgas, Snam e Terna).
DRAGHI CONTRO LE AGENZIE DI RATING
Infine, un' assicurazione, Unipol (a Baa3). Quasi tutte, a questo punto, dovranno mettere in conto un aumento dei costi quando torneranno sul mercato per battere cassa chiedendo agli investitori di sottoscrivere nuovi bond. Più rischio, più rendimento: funziona così. E non sarà facile, poi, non trasferire questi maggiori costi sui clienti. Fino a che punto, si vedrà. Ma intanto, di tutto questo prenderanno atto già oggi il mercato.
Anche lo spread prenderà le sue misure, dopo che già ieri il differenziale tra Btp e Bund è tornato a salire nel giorno della bocciatura ufficiale di Bruxelles alla manovra italiana. Lo spread ha così chiuso a quota 318, a un passo dalla soglia dei 320 punti, contro i 304 della vigilia, mentre il rendimento del decennale è risalito al 3,59% e Piazza Affari ha perso lo 0,9%.
E a quanto pare, anche il governo ha deciso di non prendere sotto gamba quella distanza tra Roma e Berlino. Mentre infatti il premier, Giuseppe Conte, definisce «irresponbile non preoccuparsi dello spread» non nascondendo tuttavia il suo ottimismo, è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, ospite di Porta a Porta, a evocare il rischio «di ricapitalizzazione delle banche» e la necessità di un'«azione rapida del governo» nel caso in cui lo spread arrivi a quota 400.
FARO SUI DEPOSITI
agenzie di rating le proprieta
Tornando ai dettagli della mossa di Moody' s, gli analisti hanno tagliato il rating sui depositi a lungo termine di Intesa Sanpaolo, Banca Imi, Mediobanca e Fca Bank, tutti a Baa1 da A3 con outlook stabile. Il giudizio di Credit Agricole Cariparma è stato tagliato a Baa1 da A3 con outlook negativo, mentre quello di Cassa Centrale Raiffeisen è passato a Baa1 da A3 con giudizio sotto osservazione. Giù anche il rating sui depositi a lungo termine di Credem a (Baa3 da Baa2) con outlook stabile. Ma è stato rivisto a stabile da negativo anche il rating Baa1 di UniCredit. Non solo. L' agenzia ha tagliato il rating sulle emissioni di Cdp e Invitalia, a Baa3 con outlook stabile (da Baa2), che non possono certo essere meno rischiose dei Btp, sostiene Moody' s.
agenzie di rating le proprieta
Mannaia anche sul rating long-term issuer della Banca del Mezzogiorno (a Ba1 da Baa3) in seguito alla diminuita capacità del governo di sostenere la banca. Non si salva nemmeno la solida Eni per via di quel 30% dello Stato nel capitale. Il giudizio, che non può essere più di due gradini più alto di quello dell' Italia, passa a «Baa1» da «A3». Declassata anche «Poste» a «Baa3» (da «Baa2»). Ma per entrambi i gruppi l' outlook passa a «stabile». Confermato, invece, il rating Baa3 della Rai. Non cambia nemmeno il rating Ba1 di Leonardo, che invece vede declassato l' outlook a stabile. Il giro di vite, infine, tocca Hera, Italgas, Snam e Terna passate da Baa2 da Baa1 con outlook stabile.
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