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Walter Galbiati per "la Repubblica"
Un acquisto a sconto, sulle spalle dei creditori chirografari. A conti fatti, il concordato preventivo presentato ieri in Tribunale dal Vaticano, attraverso il suo braccio finanziario, lo Ior di Ettore Gotti Tedeschi, e dall'imprenditore genovese vicino all'Opus Dei, Vittorio Malacalza, ha l'aria di una presa di possesso del San Raffaele, penalizzando i creditori che non hanno ricevuto nessuna garanzia dall'ospedale di don Luigi Verzè. Non sono certo penalizzate le banche, che hanno deliberato il via libera al concordato.
Molto più probabilmente, secondo le prime stime, lo saranno oltre la metà dei fornitori. Il piano infatti, come confermato anche dal vicepresidente Giuseppe Profiti, riconosce ai chirografari tra il 52 e il 60 per cento dei propri soldi. Molto meno di quanto avevano previsto sia il primo piano delle banche, curato dalla Borghesi & Colombo Associati, sia quello dell'imprenditore Giuseppe Rotelli che si erano riproposti di pagarli interamente.
Non per niente, per dare forza a questo sconto, i relatori del piano si sono precipitati a sottolineare nel documento arrivato in Tribunale che il loro piano è «l'unica offerta vincolante, certa e seriamente garantita che la Fondazione abbia ricevuto nel periodo di crisi, tenuto conto che, al di là delle notizie di stampa diffusesi senza sosta sulla crisi del San Raffaele, nessuna offerta vincolante, garantita e che consentisse un salvataggio dell'azienda ospedaliera è mai pervenuta alla Fondazione da nessuna istituzione e/o soggetto pubblico o privato».
Solo parole, quindi, e mai nessuna proposta. Ci vorranno circa tre anni per ripagare tutti. Per soddisfare i creditori che complessivamente vantano quasi 1,5 miliardi di euro, l'accoppiata Ior-Malacalza metterà a disposizione 724,5 milioni di euro. Due terzi (circa 522 milioni) arriveranno dalla liquidità (250 milioni) garantita dai due nuovi soci e dall'accollo da parte loro di alcune passività , il restante terzo (203 milioni) dalle dismissioni di asset della nuova Fondazione.
Il via libera comunque lo daranno solo i creditori che dovranno votare il piano concordatario, accettando o meno la rinuncia a parte dei soldi. Nel frattempo si dovrà superare lo scoglio della richiesta di fallimento avanzata dalla procura di Milano. L'udienza è fissata per domani. Molto probabilmente il Tribunale fallimentare, presieduto da Filippo Lamanna, non darà subito una valutazione di merito, ma si riserverà di prendere una decisione sulla "coerenza logica" del piano di salvataggio e, quindi, sulla sua ammissibilità .
Anche i pm Luigi Orsi, Gaetano Ruta e Laura Pedio, che hanno inoltrato nei giorni scorsi istanza di fallimento, presenteranno un parere, naturalmente non vincolante, sul concordato. Qualcosa potrebbe sbloccarsi nell'arco di due settimane: se il Tribunale ammetterà il concordato, verrà nominato un commissario giudiziale e, successivamente, si terrà la cosiddetta adunanza dei creditori che dovranno votare il piano. In caso di voto favorevole, partirà il concordato. In caso contrario, si andrà al fallimento.
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