
DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI…
Dagonota
Mo so’ cazzi. L’Istat ricorre a tutte le possibilità del vocabolario italiano pur di non scrivere che siamo a crescita zero nel 2016. Eppure è così.
Nel secondo trimestre di quest’anno il pil è aumentato dello zero (e si vede dalle tabelle). Nel primo trimestre siamo cresciuti dello 0,3%. Traduzione: la proiezione tendenziale della crescita (per capirci: la strada che ha preso per quest’anno, salvo miracoli) è dello 0,15%. Con buona pace di Renzi e di Padoan che immaginavano di far sviluppare il Paese almeno dell’1 per cento.
PADOAN FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE
La capacità lessicale dell’Istat (imbeccata da Palazzo Chigi) porta a valorizzare il confronto del secondo trimestre di quest’anno con lo stesso periodo del 2015. Vale a dire, esaltare quello 0,7 per cento. Ma è un dato che non serve per misurare l’andamento di quest’anno.
A peggiorare le cose, poi, il dato diffuso ieri (sempre dall’Istat) sull’inflazione. I prezzi stanno scendendo dello 0,1%. Ne consegue che il pil nominale - valido per fare i calcoli della Legge di Stabilità - scende proprio a zero. Il calcolo è semplice: si somma l’andamento del pil reale (+0,15) all’inflazione (-0,1). Risultato: 0,05. Tenuto poi conto che la Germania sta crescendo meno del previsto: ma lo 0,4% è sempre meglio dello 0,05...
Al ministero dell’Economia, però, hanno gonfiato il dato dell’inflazione di quest’anno. Nei documenti scrivono che sarà dello 0,8: ma serve solo a provare ad evitare una debacle più profonda. In realtà, Piercarlo Padoan non vede l’ora di fare le valigie; e non solo per le vacanze.
I conti pubblici che non potranno tornare con questi dati del pil e le soluzioni imposte da Renzi sul Monte Paschi lo stanno spingendo sempre più distante da Via Venti Settembre. Tant’è che vorrebbe non trovarsi al ministero quando partirà l’aumento di capitale di Mps.
Lui voleva fare un decreto ed intervenire con denaro pubblico per salvare Siena. Il Ducetto di Rignano gli ha imposto la soluzione immaginata da Jp Morgan e da Mediobanca. E non vuole più mettere le pezze alle ugge di Matteuccio.
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