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Nino Sunseri per "Libero"
à sempre più vicino il sogno di Urbano Cairo di essere come Silvio. Almeno nel modello di business (non risultano invece tentazioni politiche). Con l'acquisto di La 7, quanto mai vicino, costruirà un gruppo organizzato sullo stesso modello della Fininvest: giornali, calcio e ora tv. L'ordine di costruzione non è uguale a quello di Silvio. Ma quello che conta è il risultato finale e la Borsa sembra apprezzare. Il titolo Cairo Communication ieri ha guadagnato il 3,3%. D'altronde perchè stupirsi?
La radice è quella. Urbano giovanissimo, (24 anni) era andato al colloquio con Berlusconi nel luglio 1981. Era uscito quattordici anni dopo, il 4 dicembre 1995 da amministratore delegato di Mondadori Pubblicità . Aveva litigato con Marcello Dell'Utri, ai tempi capo assoluto di Publitalia, signore degli spot Fininvest e regista del successo politico del Cavaliere. Averlo dall'altra parte era come sparare con la cerbottana contro un blindato. Il 14 dicembre (appena dieci giorni dopo le dimissioni) nasceva Cairo Communication.
Il fondatore, con qualche vezzo, racconta che la sua unica ricchezza era il biglietto da visita. Come segno distintivo, l'aveva voluto di colore rosso. Comunque fin dall'inizio il suo progetto è stato quello di rifare Silvio. Mai nemico. Dove possibile migliore. Oggi i settimanali di Cairo, popolari, poco costosi, ad alta diffusione, vendono mentre la Mondadori passa da una ristrutturazione all'altra.
Poi il Torino (un omaggio alla città d'origine) dove Urbano non è riuscito a lucidare il blasone come Silvio con il Milan. Tuttavia non ha venduto quando la squadra sopravviveva in Serie B. Ora, tornata nel torneo maggiore in attesa di soddisfare qualche ambizione. La7 è il tassello che manca per essere come Silvio. Cairo è in pole position. La cordata concorrente si è sfaldata.
Il fondo Equinox si è ritirato. Resta Claudio Sposito con Clessidra che quasi certamente farà un passo indietro. Troppo costoso giocare questa partita in solitudine. Comunque sarebbe un derby fra ex "berluscones". La 7 è stata scorporata a settembre da Telecom Italia Media pulita dai debiti. Il trasferimento a Cairo sarà accompagnato da ulteriori forme di sostegno che potrebbero tradursi in pubblicità garantita da parte del gruppo telefonico.
Anche parte del personale di La 7 verrà riassorbito dall'attuale proprietà . Ovviamente non c'è solo la nostalgia per il Cavaliere dietro l'offerta. Molto più importante proteggere la concessione per la raccolta pubblicitaria. Un contratto valevole fino al 2019, che gli assicura il 30% delle commissioni, a fronte della garanzia di una minimo lordo di spot da 126 milioni l'anno.
Cairo ha già pagato sulla sua pelle i dolori legati alle chiusura anticipate dei contratti. Proprio in campo tv aveva pagato l'abbandono di Sky che ha costruito una concessionaria in proprio. Certo la partita è molto pericolosa. La 7 perde un centinaio di milioni l'anno. Difficile che Cairo voglia affrontare in solitudine un rischio così alto.
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