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Luca Fornovo per "La Stampa"
Troppi acquisti di Btp, un macigno che pesa 240 miliardi di euro, e prospettive deludenti per il ramo vita. Ecco qui i due punti deboli delle assicurazioni italiane. Ad additarli, ieri, nel rapporto Investor Service è l'agenzia di rating Moody's che stavolta non se la prende con le banche, ma con le compagnie di assicurazioni.
Valutazioni quelle di Moody's che sostanzialmente appaiono in linea con i giudizi rilasciati qualche giorno fa da un'altra agenzia Usa, Standard & Poor's che aveva messo il rating di Generali, il più importante gruppo assicurativo italiano, sotto osservazione per un possibile taglio. Una mossa, quella di S&P, che aveva fatto montare su tutte le furie l'ad del Leone triestino, Mario Greco. «Un errore clamoroso, non so a che cosa serva che questi signori facciano questo lavoro» aveva commentato Greco.
Nell'allarme lanciato su tutto il settore assicurativo italiano, Moody's sottolinea come «il deterioramento della qualità del credito sovrano italiano (Baa2, negativo), avvenuto negli ultimi anni, abbia comportato una riduzione significativa della qualità del portafoglio investimenti del settore». L'agenzia punta poi il dito sul «notevole rischio di concentrazione in titoli sovrani» visto che le assicurazioni hanno investito oltre il 50% dei propri attivi in titoli di Stato, per circa 240 miliardi di euro al 30 settembre».
Una parte di economisti ed esperti giudicano peraltro pretestuose queste critiche dal momento che la crisi dei debiti sovrani sembra ormai alle spalle come testimonia lo spread tra Btp e Bund tedeschi sceso a 237 punti, ai livelli cioè della primavera del 2011, prima che scoppiasse la tempesta sul debito.
Ma il pollice verso di Moody's sulle nostre assicurazioni dipende anche dalle prospettive del mercato. Per l'agenzia sono negative per il ramo vita, prevedendo che nei prossimi 18 mesi il basso tasso di risparmio e l'alto tasso di disoccupazione limiteranno le vendite e la redditività del settore, mentre proseguirà la volatilità dei flussi netti.
Una nota positiva arriva invece dal ramo danni: la stabilità di questo comparto riflette la forte redditività (favorita dal calo della frequenza sinistri Rc auto), in grado di compensare la debolezza economica generale che influisce sulla qualità degli attivi e sul livello di capitalizzazione delle società assicurative.
Intanto Generali riunirà oggi il consiglio per il consueto appuntamento prenatalizio, per fare il punto sul budget del 2014 e sull'andamento dell'esercizio in chiusura. L'ordine del giorno è piuttosto corposo, incluso un passaggio di aggiornamento sul processo di dismissione delle attività non strategiche. Il Cda dovrebbe poi scegliere un nuovo consigliere per integrare il board dopo le dimissioni ormai due mesi fa di Vincent Bollorè, e l'attesa è che si tratti di una figura di respiro internazionale.
Resta poi caldo il fronte delle tariffe Rc auto: ieri è intervenuto l'Ivass, il rinnovato Istituto di vigilanza del settore, che ha sollecitato le compagnie a far scendere i prezzi: è il momento che i premi comincino a diminuire e rientrino a livelli europei. Tanto più che i consumatori, scatenando le ire dell'Ania che contesta dati e metodologia, denunciano che solo quest'anno le tariffe sono aumentate tra il 4 e il 5%.
Passi avanti per il sistema ne sono stati fatti, secondo l'Ivass che sottolinea come dopo l'introduzione di nuovi criteri, il numero dei sinistri sia sceso nel 2012 rispetto al 2011 del 25%, mentre il relativo costo medio è passato da 2.056 euro a 1.603 euro (-22%). «Il risparmio stimato per il 2012 per il complesso dei sinistri con danni fino a 9 punti di invalidità si attesta a 120 milioni di euro» conclude l'Ivass. Ecco quindi che i margini per tagliare le tariffe ci sono.
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