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L’AMERICA TORNA IN MINIERA – LE QUOTAZIONI DEL METALLO GIALLO SONO ALLE STELLE, STABILI DA MESI OLTRE I TREMILA DOLLARI L’ONCIA. E PER SODDISFARE LA DOMANDA CRESCENTE, LE SOCIETÀ MINERARIE STATUNITENSI TORNANDO AD APRIRE SITI ESTRATTIVI – AD ESEMPIO IN SOUTH DAKOTA IL COLOSSO “DAKOTA GOLD” RENDERÀ OPERATIVA ENTRO IL 2029 UNA NUOVA MINIERA A CIELO APERTO…
Estratto dell’articolo di Sara Bichicchi per “MF”
La domanda di oro è alle stelle, tanto che i prezzi dell’oro sono stabili da mesi oltre i 3.000 dollari l’oncia. E per soddisfarla le società minerarie si adoperano in ogni modo, anche tornando ad aprire siti estrattivi.
È quanto sta succedendo nello Stato americano del South Dakota dove, secondo Cbs, Dakota Gold avrebbe intenzione di rendere operativa entro il 2029 una nuova miniera a cielo aperto.
Il South Dakota è una delle mete che, assieme a Colorado e Montana, attirarono i celebri cercatori d’oro nell’800. Oggi nella zona delle Black Hills, dove si concentravano le miniere, rimane attivo un unico impianto, gestito da Coeur Mining. Ma diversi progetti sono al vaglio delle autorità statali e federali.
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L’interesse per le attività estrattive è riemerso quando i prezzi dell’oro hanno imboccato una strada di crescita esponenziale ed è alimentato anche da un clima politico favorevole. A marzo il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per accelerare i permessi minerari.
Il prezzo del lingotto è cresciuto di circa il 35% nell’ultimo anno, spinto dalla forte incertezza economica e geopolitica, che ha convinto gli investitori a concentrarsi sul bene rifugio per eccellenza.
In più, la domanda delle banche centrali di tutto il mondo è aumentata in modo massiccio, contribuendo al consolidamento dei prezzi.
Nel secondo trimestre scorso «le banche centrali hanno continuato ad aumentare le proprie riserve auree, anche se il ritmo degli acquisti ha subito un forte rallentamento, probabilmente a causa del prezzo elevato», osserva Claudio Wewel, forex strategist di J. Safra Sarasin.
«Ciononostante, secondo il World Gold Council, solo a giugno le banche centrali hanno registrato acquisti netti per 22 tonnellate».
Il confronto con le quotazioni degli anni passati è impressionante: nel 2002, quando la miniera di Homestake chiuse i battenti, il prezzo oscillava intorno ai 300 dollari l’oncia e tre anni fa non arrivava a 2.000 dollari. «Nelle ultime settimane l’oro è stato scambiato in un range ristretto, senza superare i 3.450 dollari, mentre cresce la convinzione che il peggio dell’incertezza sui dazi sia passato», sostengono gli analisti di Ubs. «[…]
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