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Michele Arnese per www.startmag.it
La britannica Bp chiama l’italiana Eni per ricominciare le esplorazioni in Libia.
Il gruppo inglese punta dunque sull’expertise del gruppo italiano, presente nel Paese africano dal 1959, il secondo dopo l’Egitto per produzione con 280mila barili al giorno.
Non è solo un’alleanza industriale. C’è anche un valore geopolitico nell’accordo italo-inglese sulla Libia. Sullo sfondo, infatti, c’è la presenza della francese Total nello stesso Paese. E la conferenza per la Libia che l’Italia sta organizzando a Palermo il 12 e 13 novembre, dopo le fibrillazioni Italia-Francia per alcune accelerazioni di Macron (qui fatti, indiscrezioni e approfondimenti di Start Magazine).
In Libia il settore degli idrocarburi rappresenta il 95% delle entrate governative e il 96% dell’export in valore.
Il Paese possiede le più grandi riserve di petrolio africane e si piazza al nono posto per riserve mondiali (stimate in 48,363 milioni di barili, cui si aggiungono 1,505 miliardi di metri cubi di gas). Ma tutte le infrastrutture, dai pozzi alle pipelines, dalle raffinerie ai terminali, si trovano immerse in una delle atmosfere più esplosive del Pianeta, ha sottolineato di recente il ricercatore Luca Longo.
CHI HA FIRMATO L’INTESA IN LIBIA FRA ENI E BP
Il presidente della libica National Oil Corporation (Noc), Mustafa Sanalla, l’amministratore delegato di Bp, Bob Dudley, e l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, hanno firmato ieri a Londra una lettera d’intenti che avvia il processo di assegnazione a Eni di una quota del 42,5% nell’Exploration and Production Sharing Agreement di Bp in Libia, con l’obiettivo di rilanciare le attività di esplorazione e sviluppo e di promuovere un ambiente favorevole agli investimenti nel paese, si legge in un comunicato di Eni e Bp.
I DETTAGLI DELL’INTESA
Eni entrerà nelle aree contrattuali A e B (onshore) e C (offshore) diventando operatore, ruolo svolto ora dal colosso inglese che detiene una quota dell’85% in ogni blocco, mentre la Libyan Investment Authority ha il 15 per cento.
LA TEMPISTICA
L’intento delle parti è di finalizzare ed eseguire tutti gli accordi necessari entro la fine dell’anno per avviare le attività di esplorazione nel 2019.
LO SCENARIO
L’annuncio arriva in una fase delicata per la Libia, condizionata dalla persistente incertezza politica, e sancisce l’asse italo-inglese nelle attività oil&gas del paese. La futura produzione dell’Epsa potrà beneficiare delle importanti sinergie con le infrastrutture di Eni-Noc già esistenti e del contributo di Mellitah Oil&Gas (Mog).
IL COMMENTO DI DESCALZI
«Questo di oggi è un importante traguardo che darà la possibilità di liberare il potenziale esplorativo della Libia riavviando le operazioni dell’EPSA sospese dal 2014. Inoltre, contribuisce a creare un contesto attrattivo per gli investimenti, volto a ripristinare i livelli di produzione e le riserve di idrocarburi del paese attraverso le infrastrutture già esistenti in Libia», ha dichiarato l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi.
LE PAROLE DEL PRESIDENTE DEL GRUPPO LIBICO NOC
«Questo accordo è un chiaro segnale e un riconoscimento da parte del mercato delle opportunità che la Libia offre e rafforzerà il nostro outlook di produzione. La garanzia di sviluppo sociale derivante dall’accordo è un segno importante del nostro impegno comune nei confronti dei nostri collaboratori e delle comunità nei territori dove operiamo. Confidiamo che questa iniziativa possa condurre a ulteriori investimenti nel paese e facilitare un aumento dei livelli di produzione», ha dichiarato il presidente del colosso petrolifero statale libico Noc, Mustafa Sanalla.
IL COMMENTO DI BP
«Questo è un passo importante verso il nostro ritorno a operare in Libia. Riteniamo che lavorare a stretto contatto con Eni e con la Libia ci consentirà di anticipare il riavvio dell’esplorazione in queste aree promettenti», ha detto l’amministratore delegato di BP, Bob Dudley.
LA PRODUZIONE DI ENI
La produzione di Eni nel Paese è arrivata a un livello di produzione di 384 mila barili al giorno, picco storico raggiunto nel 2017. Numeri che certo non hanno fatto piacere a Total, così come gli ottimi rapporti tra l’ad Claudio Descalzi e il presidente Sarraj. I contratti in essere, inoltre, hanno scadenze ancora lunghe, al 2042 per le produzioni a olio e al 2047 per quelle a gas. Anche il recente start-up del progetto di Bahr Essalam Fase 2, che completa lo sviluppo del più grande giacimento a gas in produzione nell’offshore libico, ha contribuito a consolidare il primato di Eni.
IL RUOLO DELLA FRANCESE TOTAL
Se l’Eni continua a restare il primo operatore libico, la francese Total appare decisa a consolidare la sua presenza.
Total ha interessi nel campo di Mabrouk, nella zona centro-orientale e collegato con la raffineria e il terminale di Es Sider, ma anche – insieme alla spagnola Repsol – nei campi occidentali di El Sharara (NC-115 e NC-186) collegati allo snodo petrolifero di Zawiya vicino a Tripoli. In mare c’è il giacimento di Al-Jurf collegato al terminale di Farwah.
In marzo la compagnia francese ha acquistato dall’americana Marathon Oil il 16% del giacimento di Waha (in Cirenaica) per 450 milioni di dollari. Un accordo però non ritenuto valido dal governo di Tripoli e dalla Noc. Negli anni 70 produceva tre milioni di barili al giorno. Nel volgere di 10 anni, con gli opportuni investimenti, avrebbe le carte in regola per sorpassare quel livello, ha scritto il Sole 24 Ore.
La francese Total – ha ricostruito mesi fa il ricercatore Luca Longo – ha interessi nel campo di Mabrouk, nella zona centro-orientale e collegato con la raffineria e il terminale di Es Sider, ma anche – insieme alla spagnola Repsol – nei campi occidentali di El Sharara (NC-115 e NC-186) collegati allo snodo petrolifero di Zawiya vicino a Tripoli. In mare c’è il giacimento di Al-Jurf collegato al terminale di Farwah.
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