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L’ECONOMIA MONDIALE È UNA POLVERIERA, MANCA SOLO LA MICCIA PER FARLA ESPLODERE - L’ALLARME DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE: LA CRESCITA GLOBALE SARÀ AL 3,2%, IN FRENATA RISPETTO AL 3,3% DEL 2024. E LA PAROLA D’ORDINE PER IL FUTURO È “INCERTEZZA” - IL CONTRACCOLPO DEI DAZI DI TRUMP E LA BOLLA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE PRONTA A SCOPPIARE: “RICORDA GLI ANNI NOVANTA. SE I PROFITTI NON DOVESSERO MATERIALIZZARSI, POTREMMO ASSISTERE A UNA BRUSCA CORREZIONE DEI MERCATI”

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Estratto dell’articolo di Alberto Simoni per "la Stampa"

 

Kristalina Georgieva, direttore generale del fondo monetario internazionale

L'incertezza è la nuova normalità. Kristalina Georgieva, direttrice del Fondo monetario internazionale, rubrica sotto la parola «incertezza» il senso dell'economia globale nel 2025.

 

Agli "Annual Meeting" di Washington, i dati del World Economic Outlook confermano una crescita al rallentatore per il mondo appesantito dalle tariffe, da tassi interesse ancora alti, da un debito globale in crescita e da timori all'orizzonte creati dall'Intelligenza artificiale.

 

Pierre-Oliver Gourinchas

Non lo strumento in sé, quanto la marea straordinaria di investimenti e risorse investite che potrebbero non creare il profitto sperato. Il capo economista Pierre-Oliver Gourinchas sintetizza nella conferenza stampa che «l'euforia per l'Intelligenza artificiale ricorda la bolla tecnologica degli anni Novanta».

 

«Se i profitti non dovessero materializzarsi, potremmo assistere a una brusca correzione dei mercati, con effetti a catena sull'economia reale» sostiene.

 

Il monito per il domani non allevia i dati odierni del Pil globale. Le prospettive di crescita sono «deboli» sia nel breve sia nel lungo termine, e il Fmi proprio citando l'Ai, paventa anche l'ipotesi di stime al ribasso.

 

DONALD TRUMP - WALL STREET

I numeri quindi: il Pil mondiale è atteso quest'anno a una crescita del 3,2%, in rialzo lieve rispetto all'aggiustamento di luglio, ma in frenata rispetto al 3,3% del 2024. Il 2026 segna un ulteriore ribasso, stima al 3,1%. In questo scenario di crescita faticosa, c'è una revisione al rialzo del Pil dell'Eurozona e degli Stati Uniti. L'Europa segna +1,2%; gli Stati Uniti +2%.

 

La crescita italiana è la metà di quella dell'area euro, +0,5% quest'anno, +0,8% il prossimo anno. Cifre invariate rispetto agli aggiustamenti di luglio. La Cina rallenta al 4,8%, con un settore immobiliare ancora fragile e rischi di instabilità finanziaria. La cura sarebbe quella di incentivare e rafforzare la domanda interna, notano gli esperti. L'India si conferma il principale motore tra i Paesi emergenti, con un'espansione del 6,6%, ma per l'Fmi la tendenza complessiva è verso una crescita più lenta e più diseguale.

 

guerra commerciale stati uniti cina

«Risolvere l'incertezza politica e commerciale darebbe una spinta significativa alla crescita globale», scrive Gourinchas che indica anche una direzione: accordi più chiari e stabili potrebbero aumentare il Pil mondiale dello 0,4 per cento nel breve periodo, e un ritorno ai livelli tariffari pre-2025 aggiungerebbe un ulteriore 0,3 per cento.

 

Il piccolo rimbalzo di quest'anno è dovuto essenzialmente a due motivi. Il primo è la corsa agli acquisti generata in seguito agli annunci dell'imposizione dei dazi. Il secondo è la fluttuazione al ribasso del dollaro che ha consentito alle economie emergenti in primis di aumentare i commerci e contenere nel contempo il debito e le spinte inflazionistiche.

 

Kristalina Georgieva, direttore generale del fondo monetario internazionale

Ma sono, ha notato lo stesso Gourinchas, segnali temporanei. Su tutto gravano le tensioni geopolitiche – il Fmi ha salutato positivamente per l'economia l'intesa a Gaza – e il braccio di ferro fra Usa e Cina che anche ieri ha conosciuto una nuova puntata quando il segretario al Tesoro Usa Scott Bessent ha accusato Pechino di voler trascinare con sé nella sua recessione/depressione altri Paesi.

 

Trump ha rincarato la dose ieri sera su Truth: «Stiamo valutando la possibilità di interrompere i rapporti commerciali con la Cina, ad esempio, per l'olio da cucina e ad altri beni come forma di ritorsione». […]

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