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UNO STATO DÀ, L'ALTRO STATO TOGLIE - L'ENI MINACCIA ALITALIA: ''O CI DATE GARANZIE O DAL 21 APRILE VI TOGLIAMO I RIFORNIMENTI''. MENTRE IL GOVERNO PREPARA UNA GARANZIA DA 200 MILIONI PER TENERE IN VITA LA COMPAGNIA, LA SOCIETÀ PETROLIFERA (CONTROLLATA DAL TESORO) GUARDA I CONTI E TAGLIA IL KEROSENE

 

Nicola Lillo per ''La Stampa''

 

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La lettera è di appena una settimana fa. Il mittente è l' Eni. Il colosso energetico ha scritto ad Alitalia che in assenza di garanzie smetterà di fornire il carburante agli aerei dal 21 aprile. Per fermare il pericolo dei mezzi a terra sarebbe intervenuto direttamente il presidente esecutivo designato, Luigi Gubitosi, che avrebbe dato garanzie verbali ai vertici dell' Eni spostando in avanti l' ultimatum, in attesa di chiudere l' accordo con i sindacati. E' solo un dei tanti tasselli, come raccontano fonti vicine al dossier, che danno l' idea della drammaticità della situazione per l' ex compagnia di bandiera, a corto di liquidità.

 

L' intesa azienda-sindacati ancora non c' è, manca il sigillo dei lavoratori che saranno chiamati la prossima settimana al voto con un referendum e solo dopo gli azionisti potranno dare altro ossigeno per provare il rilancio della compagnia, anche grazie ad una garanzia pubblica. E' sui lavoratori quindi la responsabilità di scegliere se far volare ancora gli aerei o far fallire il vettore.

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La preoccupazione che la maggioranza dei 12.500 dipendenti di Alitalia bocci l' intesa sui tagli al costo del lavoro è tanta. Soprattutto nei sindacati che da martedì si impegneranno in una campagna elettorale per supportare il pre-accordo. Appuntamento a Roma tra le sigle del settore per decidere le modalità del voto, le date e soprattutto il testo del quesito: non è ancora chiaro se sarà un referendum confermativo o abrogativo. Il timore di alcuni sindacalisti è che il voto si trasformi in una ventata di protesta dopo anni di frustrazioni. Un pericolo che potrebbe portare i dipendenti a bocciare quanto firmato dalle sigle e avviare la compagnia verso il commissariamento, e cioè verso una cura «lacrime e sangue».

 

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Neppure il governo nasconde preoccupazione, come spiegato dal ministro dei Trasporti, Graziano Delrio. Il referendum è un prendere o un lasciare. L' azienda è spaccata in due, con il personale di volo che lamenta un trattamento più gravoso di quello del personale di terra.

 

Per questi ultimi, in totale 7.200, l' intesa ha permesso di scendere da 1.338 a 980 esuberi che sono però ancora solo ipotizzati, perché i lavoratori avranno due anni di cassa integrazione straordinaria (con l' 80% della retribuzione garantita), poi potranno essere riassorbiti o usare due anni di Naspi, l' ex indennità di disoccupazione. Per il personale navigante invece, 1.600 piloti e 3.700 assistenti di volo, è previsto un taglio degli stipendi dell' 8% oltre alla riduzione dei riposi annuali da 120 a 108 giornate. Arrivano da loro le critiche più dure all' intesa.

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«Qui non serviva solo un piano industriale, serviva un drastico cambiamento del management dell' azienda, questo non porta da nessuna parte», ha detto il leader della Filt-Cgil Nino Cortorillo, che farà campagna per dare il via libera all' intesa perché «l' alternativa era di fatto il commissariamento e lo spezzatino» di Alitalia. Sulla stessa linea il segretario generale della Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, secondo cui «il nostro senso di responsabilità ci ha impegnati nell' evitare conseguenze ancor più drammatiche per l' occupazione e per il Paese».