DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
1- L'INTERVISTA "BUCATA" DI EUGENIO SCALFARI A MARIO DRAGHI
Nella vita di ogni giornalista, piccolo o grande che sia, succede spesso di "bucare" una notizia oppure di intervistare qualche personaggio tornando a mani vuote.
à una sensazione spiacevole che è stata descritta con efficacia oltre centosessanta anni fa dallo scrittore francese Balzac in un delizioso libretto dedicato alla stampa parigina. In quel pamphlet che varrebbe la pena di rileggere l'autore delle "Illusioni perdute" elenca 39 tipi di scrittori che affollano il pianeta della stampa tra i quali distingue i tenori, i camarrillisti, i profeti, gli increduli, i settari, gli incensieri e i "nientologi".
Un uomo colto come Eugenio Scalfari, innamorato dell'Illuminismo e della cultura francese, ha sicuramente letto questo libricino e questo passaggio: "la pagina ha l'aria di essere piena, ha l'aria di contenere idee, ma quando l'uomo istruito vi mette il naso, sente l'odore delle cantine vuote".
Questa sensazione l'hanno provata ieri i lettori di "Repubblica" quando sotto gli ombrelloni si sono dedicati a ripercorrere l'omelia domenicale che "Barbapapà " scrive ogni fine settimana come un atto dovuto.
La parte dell'intervista, dove si sente l'odore delle cantine vuote è quella in cui Scalfari riporta il contenuto di una conversazione informale con Mario Draghi, il presidente della BCE che il fondatore di "Repubblica" conosce da decenni. A Scalfari piace parlare con i potenti e soprattutto gli piace che tutti siano consapevoli della confidenza che è riuscito a conquistarsi con i grandi protagonisti dell'economia e della politica.
Chi ha avuto modo di incontrarlo nella sua abitazione romana alle spalle di Villa Torlonia ha constatato di persona l'intimità che lo ha sempre legato al potere verso il quale usa un "tu" confidenziale che arriva a manifestarsi anche quando dall'altra parte del telefono c'è il Presidente della Repubblica.
Ieri però con Draghi il celebre giornalista è andato a sbattere contro un muro perché dalla bocca del banchiere di Francoforte è riuscito a cavare soltanto quello che Balzac nel 1843 chiamava "l'odore delle cantine vuote". Lui stesso, Scalfari, ammette che si è trattato di una chiacchierata tra due amici che "non fa notizia" e tutt'al più contiene un po' di colore che a volte aiuta ad orientarsi.
In realtà le risposte di SuperMario sembrano un'autentica presa in giro perché trequarti della conversazione sono dedicati a Balotelli, al calcio e al carattere degli spagnoli. Chi si è curato della biografia di Draghi sa che un tempo gli piaceva il golf, poi prese a praticare il fitness in palestra, ma dopo un'indiscrezione giornalistica lasciò perdere quell'attività dimenticandosi anche di aver giocato a basket e a tennis quando a Roma frequentava i "Massimo", il liceo dei Gesuiti insieme a Gianni De Gennaro e Luchino di Montezemolo.
Resta il fatto che nella conversazione con Scalfari, Draghi spiega come durante la partita di calcio con la Spagna si sia dedicato a preparare il memorandum sulla futura architettura dell'Unione europea. à probabile che il fondatore dell'"Espresso" e di "Repubblica" sia rimasto deluso e stizzito per tanta reticenza, e che per un attimo gli siano tornate alla mente le parole che scrisse nell'agosto '97 quando definì Draghi "un giovane yuppie". Di fronte a questa definizione beffarda scese in campo addirittura Carlo Azeglio Ciampi che bacchettò Scalfari in questo modo: "presentare ai lettori la figura di Draghi alla stregua di un giovane yuppie è una distorsione dei fatti e fa torto all'estrazione professionale del direttore generale del Tesoro".
Quella comunque è acqua passata perché il rapporto tra i due si è rinvigorito e rafforzato nel tempo all'insegna di un Ego diverso (discreto nel caso di Draghi, ostentato nel caso di Scalfari).
Qualcuno oggi scrive che questa intervista a Draghi come quella a Napolitano di pochi giorni fa, siano una marcia d'avvicinamento del giornalista per lo scranno di senatore a vita. In realtà è soltanto un'intervista "bucata" che avrebbe assunto un tono ben diverso se "Barbapapà " avesse potuto rivolgere in forma interrogativa al Presidente della BCE le questioni sollevate dall'economista Penati non più tardi di sabato sul quotidiano "Il Fatto". La prima suonava così: "non c'è frode possibile senza l'aiuto delle banche", e la seconda diceva: "i vertici delle banche sanno sempre più di quanto ammettono".
Parole micidiali che nemmeno Balzac avrebbe saputo scrivere.
2- LO SPREAD NON SALE PER COLPA DI SQUINZI, MA PER RAGIONI BEN PIÃ PROFONDE CHE UN PROFESSORE DI ECONOMIA, GRAN MAESTRO DI GOLDMAN SACHS, BILDBERG E TRILATERAL, COME MONTI NON PUÃ IGNORARE.
Quando sabato pomeriggio a Serravalle Pistoiese dove si sta svolgendo la festa della Cgil, Giorgio Squinzi ha preso sottobraccio Susanna Camusso, le sedie hanno cominciato a tremare.
Ai sindacalisti più anziani è venuta in mente l'immagine di 16 anni prima quando nella stessa località Gianni Agnelli e il segretario generale della Cgil, Sergio Cofferati, si confrontarono in maniera aspra e civile.
Qualcuno addirittura si è ricordato del celebre quadro "Il Quarto Stato" dipinto da Pellizza da Volpedo nel 1901 dove si vedono i lavoratori che marciano per lo sciopero.
Sono immagini forti come forti e lapidarie nella loro semplicità sono state le parole di Squinzi che hanno fatto saltare i nervi di Monti, impegnato in un convegno in Provenza, e di altri esponenti dell'imprenditoria e della politica.
Il patron di Mapei che da 90 giorni guida la Confindustria usa un linguaggio verace e stenta a capire che la comunicazione non è certamente un'arte ma un ingrediente indispensabile. Eppure di questo 69enne imprenditore bergamasco non si ricordano sparate scandalose. L'unica forse risale agli inizi della stagione calcistica 2008-2009 quando Squinzi forte del primato in Serie B del Sassuolo, si lasciò scappare: "andremo in Champions e compro Kakà ".
Da quando è arrivato al vertice di Confindustria la sua indole di uomo del fare ha preso il sopravvento e di sparate ne ha fatte tre definendo "una boiata" la riforma Fornero, l'Italia un â'Paese sull'orlo dell'abisso'' e la spending review un'operazione a rischio di â'macelleria sociale''.
Negli oltre 150 anni di Confindustria nessuno aveva usato le vie brevi della dialettica in maniera così diretta, ma poiché "natura non facit saltus" è probabile che Squinzi non riesca per il futuro a soffocare del tutto il suo spirito critico.
Oggi andrà a Lucca per un incontro con gli Industriali locali dove probabilmente smorzerà il significato della sparata pistoiese, e poi entrerà in campo con il compito di ripuliture e di pompiere il vicepresidente Aurelio Regina. Così forse si placherà l'ira di Luchino di Montezemolo, che dopo aver tirato la volata a Bombassei, non vedeva l'ora di bacchettare Squinzi facendo gioco di squadra con quel Bernabè che non è un imprenditore, ma un manager dal quale si aspettano per Telecom risultati pari a quelli che l'industriale della chimica ha raggiunto nella sua azienda.
Anche gli economisti più vivaci come il fighetto Tito Boeri parla di esternazioni irresponsabili, ma francamente da una mente lucida come la sua molti si aspettavano di capire perché lo spread possa salire dopo un giudizio sulla spending review che anche altri economisti hanno contestato. Basta leggere ciò che ha scritto ieri su "La Stampa" Luca Ricolfi, secondo il quale le misure adottate dal Governo non devono ridurre i servizi erogati ai cittadini.
E che dire poi della Fornero che con il suo vestitino da orfanella di Dickens ha fatto una riforma con i numeri sbagliati che le ha procurato addirittura una mozione di sfiducia in Parlamento? Il ruspante Squinzi adesso dovrà comunque rimboccarsi le maniche e dopo aver messo a posto con la nomina di una donna a direttore generale la tecnostruttura di viale dell'Astronomia potrà lasciare da parte il linguaggio irrituale e spiegare che lo spread non sale per colpa sua, ma per ragioni ben più profonde che un uomo come Monti non può ignorare.
E dovrà tener conto che la comunicazione non è un'arte ma il silenzio è una categoria dello spirito.
3- CONFERENZA STAMPA DI ORSI A LONDRA: CONFERMA DI ESSERE ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI, RISPONDE SU IGNAZIO MONCADA E RIPETE
DI ESSERE "UN GARANTISTA"
Fino all'ultimo momento si è temuto che Giuseppe Orsi annullasse la conferenza stampa di Londra prevista per ieri pomeriggio alla vigilia dell'inaugurazione del Salone di Farnborough.
Il manager piacentino non si è sottratto al confronto con i giornalisti e alle 18 in punto si è presentato nella sala del palazzo londinese che ospita Finmeccanica e altre grandi corporation. All'incontro erano presenti 35 giornalisti tra i quali una ventina di stranieri soprattutto turchi. Dall'Italia non si sono mossi i corrispondenti del "Corriere della Sera", "Repubblica" e "Messaggero", ma nel salone era presente il redattore del quotidiano "La Stampa" (quello che ha sparato la maxicommessa da 150 miliardi di dollari) e il solito Gianni Dragoni che gli uscieri di piazza Monte Grappa chiamano "rompicoglioni".
à stato lui a porre le due domande più imbarazzanti al comandante supremo Orsi. La prima riguardava i rapporti con l'imprenditore torinese Moncada che è al centro di indagini per le sue relazioni con Gotti Tedeschi, Alessandro Pansa e lo stesso Orsi.
A domanda precisa il capo di Finmeccanica se l'è cavata dicendo: "Moncada è soltanto un manager del nostro Gruppo", poi ha risposto alla seconda questione sollevata da Dragoni circa le sue vicende giudiziarie. A questo proposito ha confermato di essere iscritto nel registro degli indagati e di attendere con serenità il corso della giustizia.
Lo stesso concetto Orsi lo ha ripetuto a un ristretto gruppo di giornalisti-amici che sono stati invitati a cena ai quali ha ripetuto con fermezza di essere "un garantista".
4- FRANCO BASSANINI, IL PRESIDENTE DELLA CASSA DEPOSITI E PRESTITI, SI Ã DATO UNA CALMATA
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Franco Bassanini, il presidente della Cassa Depositi e Prestiti, si è dato una calmata.
Dopo aver spinto la Cassa a rilevare dal Tesoro Snam, Sace, Fintecna, Simest e il 15% di Avio, l'ex-parlamentare milanese ha deciso di mettere un freno almeno provvisorio agli interventi pubblici nell'economia.
A suggerirgli questa frenata pare sia stata la moglie Linda Belinda Lanzillotta con la quale Bassanini sabato sera è andato a "Eataly", l'imponente complesso gastronomico della stazione Ostiense per comprare cibi â'più genuini e più frugali".
eugenio scalfari MARIO DRAGHI NAPOLITANO E MARIO BALOTELLI jpegGianni De Gennaroil_presidente_ferrari_luca_cordero_montezemoloSUSANNA CAMUSSO E GIORGIO SQUINZICARLO AZEGLIO CIAMPI - copyright PizziSQUINZI DELLA VALLE LETTA SCIARRONE MONTEZEMOLO BOMBASSEI TAGLIANO IL NASTRO DI ITALO Bombassei TITO BOERI ELSA FORNEROGiuseppe-OrsiIGNAZIO MONCADAFRANCO BASSANINI LINDA LANZILLOTTA
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