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L’ULTIMA MAZZATA AGLI ITALIANI ARRIVA AL CASELLO – DAL 1° GENNAIO I PEDAGGI AUTOSTRADALI AUMENTERANNO DELL’1,5%, IN SEGUITO ALLA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE CHE COSTRINGE IL GOVERNO A ELIMINARE IL BLOCCO DEI PREZZI PROROGATO DA CONTE NEL 2020 – SALVINI SCARICA LA RESPONSABILITÀ DEL RINCARO SULLE TOGHE. LE OPPOSIZIONI ATTACCANO: “IL MINISTRO HA FALLITO – DIETRO ALLO SCAZZO C’È UN DATO CERTO: L’AUMENTO DEI PEDAGGI SVUOTA ANCOR DI PIÙ IL POTERE D’ACQUISTO DI TUTTI, DAL MOMENTO CHE LA GRAN PARTE DELLE MERCI IN ITALIA VIAGGIA SU AUTOSTRADA…

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Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “La Stampa”

 

casello autostradale

La faccenda è complessa e viene da lontano. Per la precisione dal 2020, quando - era ancora vivo il ricordo della tragedia di Ponte Morandi - l'allora governo Conte (due) confermò il blocco dei pedaggi su quasi tutta la rete autostradale deciso nel 2018. Da allora ogni novità era stata rinviata alla ridefinizione dei «piani economico-finanziari» [...]

 

Ora una sentenza della Corte costituzionale dello scorso ottobre costringe il governo a non rinviarli più: dal primo gennaio aumenteranno circa dell'1,5 per cento. Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha buon gioco a scaricare la responsabilità su quest'ultima, e l'opposizione su di lui.

 

matteo salvini al volante

[...] la sentenza della Consulta nasce da un ricorso del Consiglio di Stato (proposto dai concessionari) che lamentava la «lesione della libertà d'impresa». Tenere il punto su quattro anni di blocco (dal 2020 al 2023) non era semplice, e così è stata sancita l'incostituzionalità delle norme.

 

C'è di più: nella sua pronuncia la Corte rinvia la competenza per la decisione all'Autorità di regolazione dei trasporti: sia sulla definizione degli aumenti, che sulle modalità di aggiornamento delle convenzioni.

 

AUMENTO DEI PEDAGGI AUTOSTRADALI DAL 2026 - LA STAMPA

«La sentenza contraria della Corte ha vanificato lo sforzo del ministro e dello stesso governo di congelare le tariffe fino a definizione dei nuovi piani regolatori», spiega una nota del Ministero. E «sulle decisioni della Consulta e dell'Autorità il ministero non può più intervenire».

 

Non è la prima volta quest'anno che Salvini deve fare i conti con la grana degli aumenti autostradali. Lo scorso luglio un emendamento della maggioranza al decreto infrastrutture prevedeva un innalzamento di un euro ogni mille chilometri su tutti i tipi di veicoli, ma la protesta dell'opposizione - e le imminenti elezioni regionali - convinsero Giorgia Meloni a intervenire e bloccarlo. Allora si disse che il ritocco avrebbe finanziato gli investimenti nella rete delle statali Anas, sulle quali i pedaggi non si pagano.

 

Questa volta la questione è esclusivamente legata ai concessionari, e il governo ha dalla sua una pronuncia di incostituzionalità contro la quale non c'è effettivamente nulla da fare, a meno di non venire meno al principio di separazione dei poteri. Facendo finta che non sia così, l'opposizione si scaglia contro Salvini «cintura nera di scaricabarile» (Partito democratico), «incompetente» (Alleanza verdi e sinistra) e «taglieggiatore» (Movimento Cinque Stelle).

 

autostrade per l'italia - aspi

Sull'entità dei singoli aumenti occorrerà attendere ancora qualche giorno, e dovrebbe comunque aggirarsi su cinque centesimi per ogni euro: più o meno il costo - a titolo di esempio - per attraversare la tangenziale di Napoli. [...]

 

Ciò che non torna è lo scarto fra annunci e fatti. In una intervista lo scorso 17 settembre al Sole 24 Ore- erano i giorni della presentazione del rapporto annuale - il presidente dell'Autorità Nicola Zaccheo aveva annunciato che il nuovo sistema di calcolo avrebbe prodotto «un abbassamento generalizzato del pedaggio».

 

MATTEO SALVINI AL VOLANTE

E però lo stesso Zaccheo metteva le mani avanti sui tempi, in base allo stato di avanzamento della revisione dei famigerati "Pef". In sintesi: per le tratte in cui la verifica degli investimenti fosse terminata, si sarebbe potuto sperare in un calo delle tariffe nel 2026, per gli altri «nel 2027».

 

Zaccheo non teneva conto dell'ipotesi che i ricorsi avrebbero nel frattempo sbloccato lo stop agli aumenti del periodo 2020-2023. Poi c'è la questione è se l'Autorità - ampiamente sotto organico per le verifiche - sia in grado di fare un'analisi puntuale di quel che spendono effettivamente i gestori per mantenere adeguati standard di sicurezza e il miglioramento di una rete lunga quasi ottomila chilometri.

 

CORTE COSTITUZIONALE

Per averne contezza è sufficiente aprire la pagina web dell'Autorità dedicata all'amministrazione trasparente. A fine 2018, l'anno della tragedia di Ponte Morandi, erano in servizio 86 funzionari. A fine 2023 erano saliti a 116, lo scorso gennaio erano ridiscesi a 112 su una pianta organica che ne dovrebbe prevedere almeno 150.

autostrada