DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Giorgia Bentivogli per l’Ansa
Non c'è la Cina nel futuro de La Perla, ma il marchio storico della lingerie di lusso non parlerà più italiano. Con un piccolo colpo di scena la holding anglo-olandese Sapinda ha acquisito il 100% della azienda fondata nel 1954 a Bologna da Ada Masotti, dopo che era scaduto l'accordo siglato tra il proprietario de La Perla - la Pacific Global Management Group di Silvio Scaglia - e i cinesi del Fosun Fashion Group.
Come Gucci, Loro Piana, Fendi, Bulgari, Pomellato o Valentino, anche il marchio italiano della corsetteria che d'alta gamma finisce in mani straniere. I termini economici dell'accordo non sono stati resi noti. Sconcertati sindacati, fino ad oggi impegnati nella trattativa per la cessione ai cinesi, e ancora in attesa di un incontro il 2 marzo (dove a questo punto potrebbe presentarsi il nuovo acquirente). Hanno saputo della vendita qualche minuto prima del comunicato ufficiale. Rsu, Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil parlano di "fine di un percorso di relazioni industriali" che lascia "tutti nell'incertezza".
Schierato a tutela delle 500 maestranze bolognesi anche il Comune. Scaglia aveva rilevato il marchio nel 2013, con una asta al tribunale di Bologna vinta grazie ad un'offerta da 69 milioni che aveva superato concorrenti come Calzedonia. Da allora l'impegno era stato il rilancio, con un'iniezione di circa 350 milioni di euro per rafforzare la rete commerciale, aprendo di nuove boutique (ad oggi 150 monomarca) rigorosamente nelle vie dello shopping d'alta gamma: da via Montenapoleone a Milano a Rodeo Drive a Los Angeles. La Perla impiega oggi oltre 1.500 persone nel mondo, di cui 650 in Italia, con due siti produttivi a Bologna e in Portogallo.
Il percorso per Scaglia dovrebbe adesso continuare, con Sapinda che "darà continuità alla nostra visione strategica posta a creare un brand globale del lusso" visto che ha le risorse necessarie per rafforzare la leadership de La Perla "di brand internazionale mantenendo la propria produzione in Europa". Per Lars Windhorst, l'uomo d'affari tedesco che di Sapinda è Ceo oltre che tra fondatori, il settore de La Perla ha ancora un'enorme potenziale di crescita, quindi la holding è pronta "ad investire ulteriormente, a migliorare la posizione finanziaria dell'azienda perseguendo la strategia di crescita".
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