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Giovanni Pons per “la Repubblica”
FIORINA CAPOZZI - VINCENT BOLLORE IL RE DEI MEDIA
Vincent Bollorè sta facendo in Telecom ciò che ha già sperimentato in Havas e Vivendi? La domanda non è peregrina dal momento che se l’è fatta nientemeno che il Financial Times. In un lungo articolo ha definito lo stile di Bollorè «vivace» e il suo comportamento in grado di «sconvolgere» membri dei consigli di amministrazione, analisti e regolatori.
La sua tattica sembra essere quella di entrare in maniera felpata nelle aziende che gli interessano, per poi cogliere il momento opportuno e salire nel capitale, conquistare la maggioranza del cda e prendere il controllo totale delle operazioni.
TARAK BEN AMMAR BOLLORe? PADRE E FIGLIA
A ben vedere in Telecom Bollorè sta bruciando le tappe. Attraverso la francese Vivendi ha rilevato un iniziale 8,4% dei diritti di voto ceduto da Telefonica come parte del prezzo pagato per la brasiliana Gvt. Le azioni sono passate di mano il 29 maggio scorso ma già il 12 maggio, si viene a sapere ora, il Consiglio di sorveglianza di Vivendi aveva autorizzato il management a salire oltre.
Alcune fonti anonime sentite dal Ft hanno riferito che sarebbe stato meglio convocare un Cds ad hoc per deliberare un’operazione in cui è stato impiegato un miliardo, ben oltre il limite di spesa del management fissato a 300 milioni. Fatto sta che il 24 giugno Vivendi annunciava di essere diventata “azionista di riferimento” di Telecom con il 14,9%. Quindi alla fine di agosto un altro Cds ha autorizzato l’ad De Puyfontaine a salire oltre il 15% di Telecom per avvicinarsi al 20% e sembra che anche questo traguardo sia ormai raggiunto.
Per concludere il suo disegno e avere in mano il controllo totale della filiera, che comprende anche Canal Plus e Universal, a Bollorè mancano pochi passi: deve conquistare la maggioranza del board di Vivendi, di cui finora ha indicato sei membri su 14; lo stesso dovrà fare in Telecom dove al momento non ha alcun suo rappresentante. Un potere enorme pagato 3 miliardi (il costo per salire dal 5,1% al 14,4% di Vivendi), di cui 2,5 a debito.
VINCENT BOLLORE
Vincent Bollore e Alberto Nagel foto LaPresse
VINCENT BOLLORE
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