"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON……
Giuseppe Bottero per "La Stampa"
L’appuntamento è a Milano in Corso Buenos Aires, la via simbolo dello shopping «reale». Ma ad incrociare le braccia, questa mattina, sono i lavoratori del commercio virtuale. Mesi di tensioni nei rapporti tra Groupon - il colosso degli sconti online - e i dipendenti italiani hanno portato allo scontro totale: 8 ore di sciopero, il primo dell’era e-commerce. Secondo Filcams Cgil e Fisascat Cisl l’azienda avrebbe «un approccio di intimidazione verso i lavoratori, colpevolizzandoli del trend negativo dei risultati» e sarebbe arrivata, durante «i rari confronti» a parlare di «corpi infetti da eliminare», minacciando di «chiudere in Italia».
Ecco perché oggi si sfila con mascherine anti-gas e valigie di cartone. L’azienda non ci sta: «In anni difficili abbiamo assunto a tempo indeterminato più di 400 giovani ai quali vengono riconosciuti - oltre a ciò che è incluso nel contratto nazionale- ticket restaurant, revisione annuale delle retribuzioni, progetti di formazione, sistemi di incentivazione, oltre che un ambiente dinamico e con possibilità di crescita».
UNIVERSITA DISCOUNT SU GROUPON
Difficile capire dove stia la verità: certo qualcosa, nella macchina perfetta che macinava sconti e affari, si è inceppato. Al debutto in Borsa, nel novembre del 2011, il titolo di Groupon valeva 26 dollari. Ieri ha chiuso sotto i 7 dollari, ma sul finire del 2013, nei giorni terribili della cacciata del fondatore Andrew Mason, era arrivato a sfiorare i 3. «Il problema di Groupon non sono i ricavi, ma il modello di business difficile da sostenere» spiega Riccardo Mangiaracina, ricercatore del Politecnico di Milano. «I costi, anzitutto.
Servono agenti porta a porta per trovare nuovi negozi e il sito va curato nei dettagli: testi ben scritti, buone fotografie. Un’attività che richiede investimenti continui». Gli esercenti, poi, non hanno mai capito davvero il meccanismo. «Con sconti che arrivano anche al 90% guadagnare è impossibile. Avrebbero dovuto sfruttare il portale come una forma di pubblicità: attiro il cliente, lo tratto al meglio possibile e lui tornerà».
Peccato che spesso sia successo il contrario: appuntamenti posticipati all’infinito, alberi di Natale che sono arrivati in primavera, vacanze fantasma. Ovvio, la colpa non è di Groupon, spiegano dall’azienda, bensì dei commercianti. Secondo il Financial Times, che cita dati di Opus Research, solo un esercizio su due riesce a fare affari. Per tutti gli altri lanciarsi nel mondo dei coupon è un’operazione in perdita. Anche l’Antitrust ha acceso un faro, e l’inchiesta procede.
«Il mercato è saturo, il grande boom è passato e anche l’effetto sorpresa è sfumato - ragiona Gianluca Diegoli, docente della Iulm e consulente -. Inoltre l’e-commerce è in espansione, i concorrenti sono in aumento, nascono cloni a livello locale che riescono a contenere le spese». La parola chiave è crescita. «Perché il business dei coupon funzioni deve crescere in continuazione».
La sensazione è che la corsa di Groupon si sia fermata, e lo confermano anche fonti aziendali. A livello globale, alla fine del primo trimestre, nonostante la crescita del giro d’affari a 758 milioni di dollari, le perdite continuavano ad ammontare a 37,8 milioni di dollari. «Con i suoi 10 milioni di iscritti - dicono dalla società - l’Italia continua ad essere uno dei mercati più floridi».
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