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LA MANO TESA DI ORCEL A CALTAGIRONE, FINORA, È STATA INUTILE – I BLITZ SU GENERALI E MEDIOBANCA (6,5% NELLA COMPAGNIA ASSICURATIVA, IL 4% A PIAZZETTA CUCCIA) NON SONO SERVITI GRANCHÉ PER RENDERE PIÙ AGEVOLE L’INTERLOCUZIONE CON IL GOVERNO SUL GOLDEN POWER NELL’OPERAZIONE BPM. ORA ORCEL DICE CHE L’INVESTIMENTO NEL LEONE DI TRIESTE SARÀ RIDOTTO E “NE USCIREMO NEL TEMPO” – L’AD DI UNICREDIT MINACCIA DI ABBANDONARE L’OFFERTA. E ATTACCA: “DA ITALIANO È UN PO’ TRISTE CHE SIAMO STATI L’UNICA BANCA ITALIANA A CUI IL GOLDEN POWER È STATO APPLICATO”
Estratto dell’articolo di Antonella Olivieri per “il Sole 24 Ore”
Generali? Non è una quota strategica per il ceo di UniCredit Andea Orcel che - intervistato alla ceo conference di Mediobanca da Andrea Filtri, responsabile della ricerca azionaria - ha detto a riguardo dell’investimento nel Leone: «Lo ridurremo e ne usciremo nel tempo».
Pochi hanno capito la ratio del blitz sulla compagnia triestina dove UniCredit ha convertito in un weekend una posizione in derivati, è spuntato in assemblea con il 6,5%, ha votato per la lista di Caltagirone che sfidava quella di Mediobanca senza cambiare l’esito della contesa e ora si proclama in uscita.
Meno ancora è risultata comprensibile la mossa su Mediobanca, che probabilmente è stata determinante nel far fallire il tentativo dell’ad Alberto Nagel di superare la passivity rule per promuovere l’offerta su Banca Generali.
Alla vigilia dell’assemblea saltata - che doveva tenersi lunedì - UniCredit, dopo il rincorrersi delle voci, è alla fine spuntata nel capitale di Piazzetta Cuccia con una quota dell’1,9%, attribuita a posizioni relative alla clientela, ma che avrebbe votato visto che le azioni sono state depositate.
philippe donnet - andrea sironi
Secondo ricostruzioni che non sono state smentite, UniCredit avrebbe messo da parte in tutto un pacchetto del 4%, ma di questo il 2% sarebbe stato prestato a JP Morgan e Jefferies che, nonostante non avessero depositato in anticipo i titoli per intervenire in assemblea, avrebbero potuto farlo alla bisogna presentandosi anche all’ultimo minuto.
[…] Che […] le incursioni su Generali e Mediobanca non siano servite a rendere più agevole l’interlocuzione col Governo in merito al golden power calato su Bpm lo si è visto anche ieri.
C’è […] una condizione sospensiva, che si chiama golden power, ha fatto presente Orcel in merito all’offerta sull’ex Popolare di Milano, sospesa fino al 23 giugno per concessione della Consob.
E ci sono degli elementi che necessitano di essere chiariti perché altrimenti «nessuno dei miei azionisti mi lascerebbe procedere», perché significherebbe rischiare sanzioni nell’ordine di decine di miliardi.
«Non vedo movimenti nella direzione» dei chiarimenti richiesti, ha aggiunto però, e se i dubbi non saranno sciolti - «da italiano è un po’ triste che siamo stati l’unica banca italiana a cui il golden power è stato applicato», ha chiosato Orcel - «non procederemo».
La risposta, indirettamente, è arrivata in tempo reale quando le agenzie hanno battuto il contenuto della lettera che il Mef ha inviato alla Ue (si veda l’articolo a fianco) per spiegare la propria posizione, ribadendo che il Governo ritiene «legittime» e «fattibili» le prescrizioni comunicate a UniCredit nell’approvare l’operazione.
Ad ogni modo il golden power non è l’unico ostacolo da saltare per mandare in porto l’offerta. Orcel ha ricordato ieri che quando l’Ops è stata lanciata aveva un valore per UniCredit, oggi meno.
Giuseppe Castagna - PRIMA DELLA SCALA 2024
Ma che comunque se dovesse essere fatta al concambio espresso dalle quotazioni di Borsa a guadagnarci sarebbero gli azionisti di Bpm e molto meno quelli di UniCredit. «A mio parere siamo al limite massimo di quello che possiamo fare», ha concluso.
Niente rialzi, sembra perciò di capire. Se si considera poi che almeno un terzo del capitale di Bpm è in mani “amiche” all’attuale management - i francesi del Credit Agricole, vicino al 20%, affiancato da Amundi e Banque Postale, il patto sul 6,5% di Casse e Fondazioni, il retail di dipendenti e clienti - si comprende facilmente come le speranze di inglobare l’istituto di Piazza Meda siano ridotte al lumicino.
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