ELKANN CHE ABBAIAVA ORA SCONDINZOLA E MARCHIONNE ABBORBIDISCE I TONI: PER CASO, SERVE ALTRA CASSA INTEGRAZIONE?

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Giorgio Meletti per "Il Fatto Quotidiano"

Sei mesi fa Sergio Marchionne era "l'uomo che non deve chiedere mai". Presentando a Melfi i nuovi investimenti, alla presenza del premier Mario Monti, il 20 dicembre 2012, escluse l'eventualità di aiuti pubblici futuri. Martedì ad Atessa, in una circostanza analoga, ha parlato dei finanziamenti statali solo al passato.

Dettaglio marginale? Forse sì. Ma se si confrontano i passi chiave dei discorsi di Melfi e di Atessa emerge una chiave di lettura netta: la Fiat, a modo suo, ammorbidisce i toni verso l'Italia, la sua politica, i sindacati, la stessa Confindustria da cui è clamorosamente uscita. Una svolta alla quale non è certo estraneo il bisogno di John Elkann di legittimarsi pienamente come azionista dominante del Corriere della Sera.

Ma che rimanda anche a moventi industriali. Per esempio all'ipotesi che per aiutare il salvataggio degli stabilimenti italiani venga richiesto l'allungamento da due a tre anni della cassa integrazione straordinaria (ricordare che Fiat negli anni della crisi ha sacrificato solo fabbrica e operai di Termini Imerese, ma a Mirafiori si lavora 3 giorni al mese, a Melfi 8, a Cassino 14, etc.). Marchionne per la prima volta sembra rivolgersi (a modo suo) alla politica in cerca di dialogo e collaborazione.

AIUTI PUBBLICI?

Melfi: "Continuiamo, come abbiamo fatto fin dal 2004, a non chiedere soldi al governo. Per gli investimenti che abbiamo già fatto, che stiamo avviando o che faremo, non chiediamo aiuti pubblici".

Atessa: "La Fiat è considerata ancora da molti, nel nostro Paese, un'azienda prettamente italiana, che si trascina dietro tutti i pregiudizi di venti o più anni fa. Pregiudizi sulla qualità dei prodotti, sull'ingerenza in politica, e quella - ancora più assurda - di vivere alle spalle dello Stato, con soldi e aiuti pubblici. La verità è che dal 2004 alla fine del 2012, Fiat e Fiat Industrial hanno destinato all'Italia, per investimenti e attività di ricerca e sviluppo, 23,5 miliardi di euro. A fronte di questo enorme sforzo, abbiamo ricevuto agevolazioni pubbliche, previste dalle norme italiane ed europee, pari a circa 742 milioni di euro".

LA ZAVORRA DELL'ITALIA SEMBRA ESSERSI ALLEGGERITA.

Melfi: "La crisi di mercato e il conseguente basso utilizzo degli impianti hanno comportato per Fiat perdite gravissime in Europa negli ultimi tre anni. Per il 2012 stimiamo di perdere circa 700 milioni di euro per i marchi generalisti in Europa. È chiaro che una situazione del genere non è sostenibile a lungo".

Atessa: "Oggi siamo un gruppo solido, capace di generare significativi profitti, nonostante le perdite collegate ai marchi generalisti in Europa".

LA POLITICA
Da Supermario taumaturgo al "grande sforzo collettivo", fino all'appello per un "piano di coesione nazionale".

Melfi: "Quello che il governo ha fatto negli ultimi 12 mesi è ammirevole. Di fronte ad una situazione di emergenza, è stato capace di ricreare un clima di fiducia verso il nostro Paese e di riguadagnare credibilità. È riuscito ad avviare importanti riforme strutturali e a scongiurare il rischio di default".

Atessa: "Prima di avviare qualunque altra iniziativa in Italia, abbiamo bisogno di poter contare sulla certezza di gestione e su un quadro normativo chiaro ed affidabile (...) Abbiamo bisogno di un grande sforzo collettivo per condividere gli impegni , le responsabilità e i sacrifici e per dare all'Italia la possibilità di andare avanti. Una specie di patto sociale che cancelli le opposizioni e le distinzioni - ideologiche e non - t ra le varie fazioni. Dobbiamo varare un piano di coesione nazionale per la ripresa economica. Tutti devono partecipare: la politica, i sindacati, le imprese, le università, le associazioni di categoria; tutti quanti, in ogni strato della società".

LA FIOM
A Melfi fu tenuta fuori dei cancelli, ad Atessa partono i segnali di disgelo.
Melfi: "Ai sindacati che hanno compreso la gravità del momento e la necessità di restare uniti, chiediamo di continuare a credere che insieme possiamo dare un contributo determinante".

Atessa: "Ho ricevuto ieri una lettera dalla Fiom, firmata da Maurizio Landini. Siamo più che disposti ad incontrarli, tenendo come dato acquisito che non possiamo assolutamente mettere in discussione accordi già presi dalla maggioranza. Il Paese ha bisogno di ritrovare una pace sindacale, perché - oggi più che mai - è essenziale lavorare in uno spirito di collaborazione se vogliamo far ripartire lo sviluppo".

LA CHIUSA
Il format è invariabile, i contenuti flessibili.

Melfi: "Adesso è il momento di dimostrare che siamo all'altezza della situazione e che siamo degni della storia che abbiamo alle spalle. Questa è l'Italia che ci piace. Questa è l'Italia che piace al mondo. Grazie a tutti".

Atessa: "Adesso è il momento di dimostrare che siamo degni della storia che abbiamo alle spalle. Perché questa è l'Italia che ci piace. È questa l'Italia che piace al mondo. Grazie a tutti".

 

SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN FOTO ANSA marchionne monti elkann JOHN ELKANN MARCHIONNE il Presidente de La Stampa e di Fiat John Elkann e lAd di RCS Pietro Scott Jovane de Bortoli intervista il giovane editore John Elkann Presidente LA Stampa