MARPIONNE IN PANNE - NEMMENO LE SUPERCOFANATE CHIAPPE DI JENNIFER LOPEZ RIESCONO A FAR VENDERE LA FIAT 500 NEGLI USA: LA TOPOLINO CHE DOVEVA SFONDARE QUOTA 50MILA IMMATRICOLAZIONI ENTRO IL 2011 È ARRIVATA A MALA PENA A 21MILA (PER GLI AMERICANI FIAT È PUR SEMPRE L’ACRONIMO DI “FIX IT AGAIN, TONY”) - L’IMPULLOVERATO NON È RIUSCITO A SFRUTTARE LA DEBACLE DELLE GIAPPONESI SOTTO TSUNAMI E ORA È TROPPO TARDI: LE PICCOLE JAP SONO TORNATE FORTI COME PRIMA...

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Nino Sunseri per "Libero"

Non c'è proprio che dire: il mercato Usa e il marchio Fiat non riescono a entrare in sintonia. Così quanti, in questi giorni, hanno incontrato Sergio Marchionne lo descrivono con il volto più scuro dei suoi amati pullover: nonostante le sinuose curve di Jennifer Lopez, infatti, il gruppo torinese non riesce per ora a ballare sotto le stelle, quelle della bandiera statunitense.

Le vendite della Fiat 500 faticano a decollare e a fine ottobre erano ferme ad un totale di 21.380 esemplari, un risultato non disprezzabile ma pur sempre inferiore alla metà dell'obiettivo dichiarato di 50 mila entro il 2011. Prima dell'estate la situazione era a dir poco catastrofica visto che c'erano state solo ottomila immatricolazioni. Marchionne aveva reagito alla diffusione di queste notizie annunciando l'intensificazione delle azioni di marketing e il rafforzamento della rete di vendita.

Qualche risultato è arrivato. Purtroppo non in misura sufficiente a raggiungere gli obiettivi. Le incertezze dell'economia Usa con la disoccupazione al 9% (13,9 milioni di persone senza lavoro), giocano sicuramente un ruolo negativo. Ancor di più, però, la diffidenza dei consumatori verso un marchio che negli anni Ottanta è diventato sinonimo di scarsa affidabilità: l'acronimo Fiat era stato reinterpretato in "Fix it again, Tony", ossia fissalo di nuovo, Tony, riferito alla scarsa affidabilità delle vetture italiane. Una diffidenza assai radicata che secondo molti esperti richiederà almeno un anno e mezzo o due anni prima di essere superata. Funzionerà solo il passaparola da parte di chi ha acquistato la macchina e è l'ha trovata, oltre che gradevole, soprattutto affidabile.

Ma c'è anche il sospetto che Marchionne qualche errore l'abbia commesso avallando la decisione di affidarsi, per il lancio della 500, a show room nuovi di zecca. Una scelta che ha rallentato i tempi di costruzione della rete di vendita. «Abbiamo 50 rivenditori, 60 che provano a vendere le nostre vetture. Credo Ferrari da sola ne abbia di più».
Un ritardo che si è dimostrato incolmabile e ha impedito di cogliere una fortunata congiuntura di mercato.

A causa dello tsunami che si è abbattuto sul Giappone a marzo i concorrenti diretti come Toyota e Nissan non sono riusciti a soddisfare la domanda per le proprie city car. Un'occasione d'oro che la Fiat avrebbe potuto sfruttare meglio per fare breccia nel cuore di quella parte di clientela che, stanca di vetture grandi e assetate di benzina, punta su modelli più piccoli e risparmiosi.

Così ad approfittare dei guai dei produttori giapponesi sembrano essere stati la General Motors, piuttosto che la Bmw o la Hyundai, tutte presenti con proprie vetture anche sul segmento delle city car. In particolare la Mini ha avuto un autentico boom con 27.316 immatricolazioni. A Marchionne non resta che sperare nel 2012. Soprattutto se la 500 e la grintosa sorella in versione Abarth saranno riuscite a superare la diffidenza dei consumatori.

Resta l'incognita. Con il ritorno dei giapponesi il segmento rischia di diventare rapidamente molto competitivo e probabilmente poco remunerativo. Al punto da chiedersi se valga davvero la pena rincorrere il mercato con la 500 anziché puntare direttamente ad un più forte rilancio di Chrysler che può offrire Suv in quantità. Ma soprattutto può sfruttare le curve dei modelli Jeep, forse meno sexy di quelle di Jennifer Lopez ma più accattivanti agli occhi degli automobilisti statunitensi (e non solo)

 

SPOT FIAT 500 CON JENNIFER LOPEZSERGIO MARCHIONNE fiat cinquecentoTsunami in Giappone