PAPOCCHIO ALLO SPORTELLO - SPUNTA UN MATRIMONIO IN BANCA TRA DUE SINDACATI, LA FIBA CISL E LA DIRCREDITO - MA LA FACCENDA È PIENA DI OMBRE E GLI STESSI ESPONENTI DELLE SIGLE VOGLIONO VEDERCI CHIARO

DAGOREPORT

 

Dopo lo sciopero dello scorso 30 gennaio, prime mosse sullo scacchiere del risiko bancario. Ad agitare le acque della finanza non sono i grandi gruppi, ma i sindacati di categoria: gli addetti ai lavori danno per probabile il “sì” a un accordo che consegnerà la Dircredito alla Fiba Cisl che si sta per trasformare in First. Le sorprese, però, sono dietro l’angolo con tanto di ripensamenti dell’ultim’ora.

 

fibafiba

Maurizio Arena, 62 anni, napoletano, potrebbe passare alla storia della gloriosa sigla Dircredito come il primo e l’ultimo dei segretari generali, visto che sta per regalare l’organizzazione a un’altra sigla. Entro aprile dovrebbe essere annunciato un patto federativo che sfocerebbe, poco dopo, in una vera e propria fusione tra il sindacato dei dirigenti di banca e quello guidato dal segretario generale Giulio Romani.

 

Il quale, dopo essere stato eletto, a maggio del 2013, ha raccolto firme per presentare alla classe politica una proposta di legge di contenimento e di abbattimento degli alti stipendi dei manager bancari. Un tentativo velleitario, perché la proposta è destinata a rimanere nel cassetto, visto che è poco gradita al premier Matteo Renzi.

 

Come reagiranno a questa eventuale decisione di Arena e company gli iscritti Dircredito, notoriamente molto attenti alla loro carriera nelle banche, non è dato sapere. Sono in molti quelli che temono che una loro adesione alla Cisl possa mettere in discussione la carriera professionale, proprio per l’iniziativa di raccolta firme contro gli alti stipendi dei manager intrapresa dalla stessa organizzazione sindacale.

 

Sta di fatto che in molti, fra i 12mila attuali tesserati della sigla dei dirigenti e dei quadri direttivi, non condivideranno la decisione di passare, armi e bagagli, da un sindacato autonomo a uno confederale come la Fiba Cisl, che ha tentato di scatenare una battaglia contro le maxi retribuzioni dei manager.

DIRCREDITODIRCREDITO

 

La decisione presa dal segretario generale della Dircredito va di traverso a buona parte dello stesso gruppo dirigente: le alte professionalità iscritte alla Dircredito si troverebbero a essere rappresentate da chi negli ultimi anni gli ha puntato il dito contro (iniziativa, peraltro, mai digerita dai banchieri).Ragion per cui i malumori si sprecano: “La subiamo - mormora qualcuno - pur non condividendone i contenuti e molti di noi stanno già abbandonando il sindacato”.

 

La stessa associazione delle banche italiane (l’Abi di Antonio Patuelli) sta alla finestra, ma è certo che prenderà una decisione “nei luoghi e nei momenti opportuni”, dicono a Palazzo Altieri, perché la Confindustria del credito non intende più mantenere l’esercito dei dirigenti sindacali, che nelle banche fanno il bello e il cattivo tempo.

 

L’operazione forse si farà. Ad aprile l’organo politico di Dircredito dovrà decidere la confluenza in First, ma Arena fino a oggi non ha ammesso alla sua squadra che la nuova creatura in realtà fa parte della Cisl. I diretti interessati, comunque, confermano l’esistenza del dossier.

 

“Ci sono contatti in corso fra le due organizzazioni ed è fisiologico che si facciano – dice Arena - stiamo valutando i punti in comune, i colloqui sono finalizzati alla nascita di un nuovo soggetto che ricomprenda entrambi”. Tanto fisiologico non è in quanto l’incontro di Peschiera del Garda del 27 e 28 gennaio, dove si sono riuniti gli organismi politici delle due organizzazioni sindacali, ha confermato l’assoluta assenza di informazioni da parte di Arena ai dirigenti sindacali di base.

 

Dal canto suo, Romani sembra aver garantito una quota del 30% alla Dircredito rispetto alla presenza negli organi di coordinamento delle aziende e delle rsa aziendali. Questo significa che diversi dirigenti della Fiba Cisl, con più iscritti rappresentati, dovrebbero lasciare i loro posti di rappresentanza sindacale a una elìte di dirigenti Dircredito: rimarrebbe fuori la stragrande maggioranza e parecchi rappresentanti della sigla di quadri e dirigenti resterebbero senza poltrona.

 

Secondo Romani, l’obiettivo è “un soggetto sindacale nuovo, meno palazzo e più posti di lavoro. Il sindacato deve sburocratizzarsi, deve essere più verticale. Viva la democrazia, ma dobbiamo essere concreti”. Tuttavia, dietro a queste dichiarazioni di facciata si nasconde l’imbarazzo di chi a fatica non sempre riuscirà a gestire i crescenti malumori dei dirigenti Fiba.

 

Ma allora quali sono le vere ragioni dell’operazione? Di là dalle dichiarazioni di rito dei sindacalisti, non sono chiare fino in fondo le motivazioni del chiacchierato deal. Che, al momento, sembra un enorme papocchio: nasconde grandi interessi, a causa anche della mancanza d’informazioni che, volutamente, sia Romani sia Arena non garantiscono ai loro organismi interni.

 

Nei corridoi di Palazzo Altieri si sussurra che un’eventuale aggregazione porterà inevitabilmente, secondo le previsioni dell’attuale accordo Abi-sindacati sulle agibilità sindacali, a una drastica riduzione di permessi che colpirebbero sia la Fiba Cisl sia la Dircredito.

 

Non solo: c'è chi dice che Dircredito possa perdere addirittura la titolarità del contratto nazionale dei dirigenti bancari, che fino a oggi ha sottoscritto insieme col Sinfub. Ulteriori mal di pancia, poi, stanno emergendo pure tra i dirigenti territoriali della Fiba Cisl, che non sopportano l’idea di dividere i loro permessi sindacali con i rappresentanti dei dirigenti delle aziende di credito.

 

“Al momento opportuno contrasteremo l’iniziativa” ha confidato un autorevole dirigente della Fiba Cisl Piemonte secondo il quale “Romani fino a oggi si è tenuto sul generico senza spiegare i dettagli che, invece, costituiscono la sostanza”. Un altro della Fiba Toscana lamenta: “A noi ha contingentato le ore di permesso per regalarle ad Arena e ai suoi fedelissimi”.

 

Quale sia la motivazione politica di un patto aggregativo come quello che si sta per compiere nessuno è riuscito a capirlo bene. Si sa soltanto che recentemente il gruppo dirigente che gestisce la Dircredito, attraverso un leasing immobiliare, ha acquistato l’attuale sede di via Principe Amedeo, a Roma, per un importo di circa 2,3 milioni di euro: 200 metri quadri davvero ben pagati. La vicenda, insomma, è piena di punti da chiarire e altri, clamorosi sviluppi saranno portati alla luce nei prossimi giorni.