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Alessandro Monti per il Fatto Quotidiano
Nonostante goda del favore ministeriale e di privilegi finanziari, il Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo non decolla. Se il cortile con parco giochi è molto frequentato dai bambini del quartiere, molto meno lo sono le sale espositive.
Pur disponendo di un rilevante flusso di risorse pubbliche gestite con ampia autonomia, la Fondazione MAXXI non é riuscita neppure a tornare ai livelli di prima del commissariamento per squilibri di bilancio nel 2012.
La ricerca di visibilità per rilanciare una "struttura incompiuta e irrisolta" (Vincenzo Trione) arriva ora al paradosso di un Museo delle Arti del XXI Secolo che appresta una costosa mostra di opere del novecento provenienti dal TmocaCA di Teheran. E l' evasione dalla propria ragione sociale certifica le difficoltà del MAXXI a trovare un ruolo nell' affollato parterre dell' arte contemporanea dove è stato catapultato impreparato e senza un piano di sostenibilità.
Un libro appena uscito per Campisano ( MAXXI . Cronache dal museo: i primi cinque anni, di Francesco Pellegrino) ripercorrendo dall' interno l' avventura del MAXXI aggiunge tasselli alla ricostruzione di un caso emblematico di approssimazione e inadeguatezza nelle scelte di politica culturale e nell' amministrazione del patrimonio dello Stato.
Responsabile del Servizio Accoglienza del MAXXI fino a marzo 2015, l' autore svela retroscena e riferisce dati di prima mano vanificando le reticenze informative su modalità ed esiti della gestione. Si apprende così che sarebbe stato l' entusiasmo del personale a compensare, nel primo biennio, le carenze manageriali e organizzative poi riemerse in un clima di "rissa latente", di "guerra di tutti contro tutti", alimentato da un intreccio di dèfaillance vecchie e nuove, scelte operative poco condivise, spese superflue e cadute di stile, spingendo al rientro al MiBACT il direttore del MAXXI Arte (Anna Mattirolo) e altri 5 funzionari ("una fuga").
La parabola discendente coinciderebbe con Giovanna Melandri alla presidenza del cda della Fondazione al posto del dimissionato Pio Baldi, percepita come più interessata "al self marketing" che a capire le vere esigenze del museo.
In realtà l' intera vicenda del MAXXI è segnata da ambiziosità politiche e da una dirigenza inadeguata scelta senza gara pubblica. Tomaso Montanari, nella prefazione, nota come per il fallimento del "museo della casta" sia stato cruciale il disprezzo di competenza e merito. E in effetti, tranne il neo capo del MAXXI Arte (Bartolomeo Pietromarchi, per un periodo al MACRO ), nessun dirigente (presidente, segretario generale, direttori) vanta esperienze di gestione museale.
Il libro smonta la "finzione" di un inarrestabile boom di visitatori che sorregge il trionfalismo del nuovo cda. La rivelazione del numero autentico degli ingressi al museo, quale risulta dalle registrazioni del servizio biglietteria, permette finalmente di conoscere un indicatore obiettivo del gradimento di pubblico e, dunque, di efficacia della gestione. A differenza degli altri musei statali, il MAXXI divulga un aggregato di visitatori senza precisare composizione (paganti, gratuiti) e modalità di rilevazione.
Così il Rapporto Annuale dichiara che i visitatori sono stati 294.120 nel 2013 (+40%), e 352.606 nel 2014 (+17%); mentre quelli certificati dalla biglietteria sono appena 147.938 nel 2013 e 114.888 nel 2014. I visitatori, dunque, non sarebbero cresciuti ma drasticamente diminuiti:-13% nel 2013 e -23% nel 2014, restando assai lontani dai valori toccati non solo prima del commissariamento (450mila nel 2011) ma anche durante (169 mila nel 2012): il pubblico non avrebbe apprezzato la moltiplicazione di mostre (fino a 38) e di eventi (fino a 399) di incerto profilo culturale a scapito delle collezioni permanenti.
L' intento di nascondere le deludenti performance spiegherebbe la scelta di non inviare più i dati della biglietteria ai due direttori del MAXXI , né pubblicarli sul sito Internet, e di installare sensori sui cancelli della piazza e sulle porte di atrio e sale. La molteplicità di funzioni svolte dal sistema di emissione certificata dei biglietti di ingresso (contabili, statistiche e di benchmarking) viene di fatto sostituita da meri sensori di movimento.
Oltre i veri visitatori però i sensori contano sia chi va solo al parco giochi, al bar o al bookshop; sia chi giornalmente entra, esce e rientra nell' area museale per ragioni di lavoro (almeno 200, secondo Pellegrino). Un escamotage per gonfiare senza il numero dei visitatori: del doppio nel 2013 e del triplo nel 2014, fabbricando un successo inesistente e alterando i confronti con altre istituzioni.
Con i dati reali, si riduce il tasso medio di affluenza alle mostre (8,2 nel 2013 e 3,10 nel 2014) e il MAXXI scende all' ultimo posto nella graduatoria di un campione di 10 sedi: Hangar Bicocca, PalaExpo, Mart, GAM , GNAMC , Rivoli, MAMBO , MACRO , MADRE .
Non sono noti i biglietti emessi nel 2015 ma i visitatori debbono ritenersi ancora molto al di sotto dei 355.268 dichiarati: il gettito, pur in lieve aumento, non é neppure tornato ai valori del 2012.
Chissà se chiederanno chiarimenti Enel e la Regione Lazio che, rinunciando a impieghi più socialmente utili, versano alla Fondazione MAXXI , rispettivamente, 600 mila e 350 mila euro l' anno, determinanti per l' equilibrio di bilancio.
MAXXI di sera corso di ricamo al Maxxi
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