DAGOREPORT – RENZI CI AVEVA VISTO GIUSTO: VOLEVA COME LEADER DEL CENTRO PIERFERDINANDO CASINI -…
VIGNETTA GIANNELLI SILVIO BERLUSCONI E MARINA SACRA FAMIGLIA
1. BERLUSCONI, NON È TEMPO PER LA POLITICA - C’È UN IMPERO DA METTERE IN VENDITA
Ugo Magri per “la Stampa”
Mentre Renzi si impossessa della politica e, a sentire il berlusconiano Brunetta, trasforma il Parlamento in un bivacco di manipoli, l’ex Cavaliere dov’è? In prima linea per salvare la Repubblica? No, se ne sta ad Arcore, impegnatissimo a liquidare il suo impero. Mette in competizione thailandesi e cinesi per piazzare al migliore offerente «la squadra più titolata al mondo».
Prova a scatenare la stessa gara tra Bolloré e Murdoch sulle sue tivù, con le voci di vendite che si inseguono sui media, alimentate con sapienza da mezze smentite. La testa di Berlusconi è tutta concentrata sul fiume di soldi in arrivo, un oceano di liquidità con cui fare tante altre cose, magari nell’editoria. Per certi aspetti non c’è da stupirsi; perfino un critico come Cicchitto lo ammette: «Se ci guadagnassi qualche miliardo, pure io me ne starei fisso a Milano come lui».
Francesca Pascale e Maria Rosaria Rossi
SILVIO BERLUSCONI ALL'USCITA DALLA SACRA FAMIGLIA DI CESANO BOSCONE
Al cancello di Villa San Martino si presenta mister Bee, dunque chisseneimporta della riunione forzista convocata per mettere il timbro sulle candidature regionali. L’ha presieduta senza problemi Mariarosaria Rossi, vero numero due del partito, che subito dopo è andata in aula a Palazzo Madama accolta come una star dai senatori berlusconiani.
LA BERLUSCONI FAMILY A NATALE SU CHI
C’è da offrire garanzie al governo cinese ancora titubante, per cui Silvio affronterà un lungo viaggio in Cina destinato a cadere proprio nei giorni della campagna elettorale. E pazienza se in Puglia dovranno fare a meno dei suoi comizi (tra l’altro i sondaggi non vanno per niente bene, gli esperti della comunicazione sono unanimi nel suggerire a Silvio che metterci la faccia sarebbe inutile, meglio tenersi alla larga alla sconfitta).
Aria di smobilitazione
Qualcuno scommette che dopo le Regionali Berlusconi si disamorerà del tutto della politica. E una volta ceduta la squadra del cuore, venduta o smembrata l’azienda di famiglia, inevitabilmente sarà il turno di Forza Italia. Con una chiusura che verrà spacciata per rilancio, nel progetto di trasformare un partito agonico addirittura nel Grand Old Party d’America, quello repubblicano: impresa grandiosa per la quale una vita intera forse non basterebbe e l’ottantenne Berlusconi invece dirà che si può, l’importante è fare piazza pulita e ricominciare daccapo...
Famiglia Berlusconi - Spartizione dell'eredità ai figli - vignetta Benny da Libero
A questo sogno francamente nessuno crede, nemmeno nel «cerchio magico». Dove semmai va forte un’altra teoria, meno ambiziosa ma più coi piedi per terra, che paradossalmente ricorda quella dell’economista francese Latouche amato da Grillo: la decrescita felice.
Piccolo è bello
Nella testa di Berlusconi (ecco la tesi accreditata da chi gli sta vicino) da tempo matura l’idea che i trionfi elettorali del trascorso ventennio siano acqua passata, fenomeni irripetibili. E in attesa di fondare il partito repubblicano degli Usa sia giocoforza abbassare le pretese, in una parola accontentarsi. Del 15 per cento, del 10, anche dell’8 o del 7. A patto che questo nano politico (perché di nano si tratterebbe) sia finalmente come Silvio lo vuole. A sua immagine e somiglianza. Composto solo da chi gli vuole bene e lo seguirebbe dovunque.
Da giovanotti magari inesperti di politica, però palpitanti di passione. Che non costringano il Capo a mediare giorno e notte le loro liti. Che non chiedano poltrone in cambio della lealtà. Osvaldo Napoli, buon conoscitore degli umori di Arcore, profetizza: dopo le Regionali Berlusconi «darà spazio, come è giusto, a chi gli garantisce riconoscenza e fedeltà».
Una cinquantina di seggi alla Camera saranno forse ininfluenti, Renzi governerà indisturbato; ma basteranno ad accontentare tutti i fedelissimi in nome del «meno siamo e meglio stiamo». Soprattutto, Berlusconi desidera un movimento anche minuscolo, però che non gli costi nulla. Nemmeno un euro. Perché troppi il Cav ne ha spesi, in passato, di milioni per ripianare i debiti di Forza Italia e dei movimenti collaterali. Ora è il momento di rientrare.
2. QUELLA CENA SEGRETA A CASA DI SILVIO
Giovanni Pons per “la Repubblica”
C’era un convitato di pietra a Villa San Martino che aleggiava sopra le teste dei due tycoon ritrovati, i sorridenti Rupert Murdoch e Silvio Berlusconi: si chiama Netflix. La società americana di produzione e distribuzione via internet di tv a pagamento, co-fondata nel 1997 da Reed Hastings, dichiara già oggi 62 milioni di abbonati nel mondo e sta aggredendo il mercato europeo.
james murdoch piersilvio berlusconi
Nei prossimi tre anni vuole arrivare a 150 milioni di clienti ed è facile prevedere che i primi a farne le spese saranno proprio le pay tv esistenti, satellitari o sul digitale terrestre, di Murdoch e Berlusconi. I due sanno bene che negli Stati Uniti Netflix ha distrutto i business model delle pay tv, con prezzi nettamente più bassi e la possibilità di veicolare le serie in streaming su internet con costi di distribuzione bassissimi.
È uno scenario inquietante ed è da questa consapevolezza che nasce l’incontro di Arcore, facilitato dai buoni uffici di Tarak Ben Ammar, l’imprenditore franco tunisino presente all’incontro, grande amico sia di Murdoch che di Berlusconi e da poco entrato anche nel cda di Vivendi su indicazione del maggiore azionista Vincent Bollorè.
Murdoch è arrivato a Villa San Martino insieme al primogenito Lachlan, cioè colui che dovrà raccogliere le redini del colosso News Corp quando il padre (oggi 84 enne) non ci sarà più. A Villa San Martino, dopo due anni di assenza, ha trovato Berlusconi insieme al figlio Pier Silvio, già buon amico di Lachlan, ma senza i fratelli e senza il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri.
Murdoch e Berlusconi d\'annata
Si è discusso della possibilità di far confluire Mediaset Premium, la pay tv del Biscione in perdita ma con due milioni di abbonati, sotto l’ombrello del colosso europeo Sky che ha recentemente inglobato le attività di Gran Bretagna, Germania e Italia all’interno di un unico contenitore con sede a Londra. Il ragionamento di Murdoch è molto semplice: l’unico modo per contrastare l’avanzata di Netflix in Europa è quello di consolidare le posizioni in anticipo. Un gruppo Sky più grosso, diciamo da 30 milioni di abbonati (con Premium ne aggiungerebbe 2 ai 20 milioni già in casa) potrebbe avere le risorse per comprare più contenuti e produrre più serie televisive in modo da contrastare il nemico sul nascere.
Perché una cosa è certa: la battaglia è sui contenuti, non sulle piattaforme di distribuzione. Murdoch lo sa da almeno due anni e non a caso con la sua News Corp voleva comprare Time Warner, proprio per competere ad ampio raggio sul terreno dei contenuti. L’affondo non è riuscito ma nel frattempo con il riassetto di Sky ha portato parecchie risorse in capo alla Fox che verranno impiegate per produrre contenuti da veicolare sulle piattaforme “pay” del gruppo.
Confalonieri Mario Giordano Piersilvio Berlusconi Giuliano Adreani
A Bruxelles la Commissione Ue è consapevole di questi sviluppi e ora rende più facili le aggregazioni tra operatori dello stesso settore. Telefonica in Spagna con l’acquisto di Digital Plus è diventato l’unico operatore pay tv del paese e la stessa Sky ha avuto disco verde in breve tempo alla sua concentrazione. Dunque un acquisto di Mediaset Premium da parte di Sky con il Biscione che resta con una quota di minoranza è un’operazione che s’ha da fare e che a questo punto entrerà nel vivo con le discussioni tra Lachlan e Pier Silvio.
MEDIASET DAL PAPA - CONFALONIERI E ADREANI.
D’altronde il tempo stringe, Netflix ha già un protocollo d’intenti firmato con Telecom Italia che sta cercando di espandere il più possibile la sua rete in banda larga e dunque l’ingresso ufficiale del colosso americano in terra italiana è questione di mesi. E sullo sfondo, con un portafoglio gonfio di cassa, si aggira la francese Vivendi, che sta studiando come muoversi al meglio in Europa ed entro giugno diventerà il socio di riferimento nella stessa Telecom Italia. Uno scenario in grande movimento che il pranzo di Arcore potrebbe aver accelerato ancora di più.
3. L’OFFENSIVA DI BEE SUL MILAN
Arianna Ravelli per il “Corriere della Sera”
C’è chi l’ha chiamata la notte del Bee-nga, Bee-nga, con una certa irriverenza, perché milioni di tifosi sono poco disposti a scherzare sulla vendita del Milan. Più che altro è stata una notte di riflessione per Silvio Berlusconi.
Sarà questo quarantenne che ama postare foto su Instagram con la moglie (anche poco prima di andare ad Arcore), uomo di finanza nato in Thailandia, alle spalle una famiglia che ha fatto fortuna in Australia e gode dell’appoggio del governo cinese, il prossimo proprietario del Milan?
Bee Taechaubol è arrivato a Villa San Martino poco prima delle 19 e se n’è andato alle 23. E per tutta la serata sono filtrate voci che lo definivano molto fiducioso di chiudere subito l’operazione. Se ha ragione lo sapremo presto, forse già oggi (si aspetta un comunicato): dipenderà da quanto Berlusconi è rimasto impressionato dalla proposta del broker thailandese, 500 milioni per il 51% del club (con una piccola quota intestata a Bee), un piano che prevede la quotazione del Milan sulla Borsa di Hong Kong e poi su quella di Milano.
Berlusconi, in realtà, ha sempre detto di voler ascoltare anche la proposta della cordata concorrente, cinese, guidata da Richard Lee (con cui il patron rossonero dovrebbe aver parlato al telefono ieri mattina) che si dice offra di più (e c’è chi mette in relazione la presenza, a Milano, per l’Expo, di Zong Quinghou, il miliardario delle bibite) . Appare chiaro che Berlusconi ha deciso di liberarsi del suo ex gioiello ed evitare dispiaceri (che magari fanno anche perdere voti) come quelli di ieri sera.
«Quest chi l’è vera», è la frase in dialetto che Fedele Confalonieri, il presidente di Mediaset, ha scelto per commentare l’offerta di Bee. Aggiungendo: «Cina e Thailandia sono il futuro economico».
Ad Arcore, a discutere della proposta e a guardare in tv il Milan crollare (chissà se Bee ha chiesto uno sconto), c’erano gli uomini Fininvest Pasquale Cannatelli (ad) e Alessandro Franzosi, l’eurodeputata Licia Ronzulli — che ha svolto il ruolo di mediatrice presentando il broker a Berlusconi —, James Davies-Yandle, cofondatore (con Fabio Cannavaro) del torneo di vecchie glorie che Bee sponsorizza, esponenti del fondo di Abu Dhabi Ads e della banca cinese Citic, i due principali investitori.
C’era anche Barbara Berlusconi, che si è trattenuta a discutere con il padre fino a mezzanotte e mezza. Non c’era, perché a San Siro, Adriano Galliani: «Berlusconi ha a cuore il Milan, qualsiasi decisione prenderà lo farà per il bene della società. Se resterò come dirigente? Ho firmato un patto di riservatezza». È proprio il ruolo di Galliani quello più oggetto di discussione: Berlusconi sarà presidente onorario, a Barbara — ora ad per la parte commerciale — sarà offerto di rimanere, non tutti i consiglieri di Taechaubol sono d’accordo nel confermare Galliani (ma è probabile la spunti Berlusconi).
Per il resto, le idee sono chiare: mr Bee pensa a Paolo Maldini come ds, anche se l’uomo attorno a cui si vuole costruire il settore tecnico è Marcello Lippi. L’ex c.t. potrebbe in teoria fare da chioccia ad allenatori inesperti come Oddo e Gattuso (o Cannavaro che però pare voglia restare in Cina), ma c’è già stato un contatto, a Miami, con Luciano Spalletti. C’è tutto, manca il sì di Silvio.
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