DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Paolo Griseri per “la Repubblica”
I dati del mercato europeo dell' auto dicono che dopo otto mesi di calo le vendite sembrano stabilizzate sui livelli dello scorso anno. E questo è certamente un fatto positivo per un' industria che vive di crisi cicliche. Il confronto tra maggio 2018 e il mese appena trascorso dice che la variazione è minima: +0,04 per cento. Il 2019 si chiuderà, secondo Gian Primo Quagliano del Centro studi Promotor, poco sopra il 15 milioni di immatricolazioni un milione sotto il record del 2007.
In questo contesto il dato Fca è dunque particolarmente negativo.
Il gruppo del Lingotto scende infatti dell' 8,3 per cento, trascinato in basso dal dimezzarsi delle vendite del marchio Alfa e nonostante gli incrementi di Jeep e, soprattutto, Lancia (+30,8 per cento). La difficoltà del brand del biscione è certamente un problema per Fca. Perché sul prestigioso marchio il gruppo aveva puntato molte delle sue carte. Ma i nuovi modelli finora usciti sono la Giulia e lo Stelvio mentre gli altri in programma non sono ancora in produzione.
Non è solo una questione di tempi. All' indomani dello stop alla trattativa per la fusione con Renault, il gruppo sa che lo stallo nella ricerca di un nuovo partner potrebbe durare mesi. E che se non si accelererà l' uscita di nuovi modelli la perdita di quote di mercato potrebbe ritorcersi anche sulle trattative per future fusioni. Un periodo di transizione molto delicato dunque per il gruppo di Torino. Alcuni segnali in questi giorni fanno capire che per il momento Fca intende ballare da sola.
Come dimostra l' accordo con Enel per installare le colonnine di ricarica elettrica negli stabilimenti. È noto infatti che il settore dell' auto elettrificata è quello nel quale il Lingotto spera di ottenere i maggiori vantaggi da un' eventuale fusione. Qualche chiarezza in più si avrà a fine mese. Dopo l' assemblea degli azionisti Nissan, in programma il 25 giugno, anche il nodo del rapporto tra Renault e la casa nipponica (ancora ieri utilizzato dal ministro francese Le Maire per mettere in stand by la trattativa con Fca) dovrebbe sciogliersi.
Si capirà se l' attuale vertice della casa giapponese sarà riconfermato e se Nissan otterrà soddisfazione dai francesi nella sua richiesta di riequilibrio delle partecipazioni incrociate tra le due società. Ma il vero nodo da sciogliere è quello politico.
Mentre ancora l' ex numero uno di Renault, Carlos Ghosn, sconta gli arresti domiciliari a Tokyo, è il rapporto diretto tra Emmanuel Macron e il premier Shinzo Abe che deve decidere quale sarà il destino dell' alleanza franco-nipponica e, indirettamente, anche quello dell' alleanza con Fca. I due si incontreranno il 28 giugno al G-20 di Osaka. Improvvisamente i giapponesi, che nello schema iniziale sembravano spettatori della fusione tra Parigi e Torino, stanno infatti diventando la chiave decisiva per comprendere se e con quali caratteristiche potrà nascere il più grande conglomerato mondiale delle quattro ruote.
CARLOS GHOSN NISSAN RENAULTnissanNissan Brain-to-Vehiclehiroto saikawa
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