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Dopo il semaforo verde di Bankitalia, Bce e Consob, Carlo Messina dovrà risolvere con l’Antitrust il passaggio strettamente tecnico della cessione delle agenzie. Intanto l’Ad di Intesa si porta avanti con il lavoro attinente ai rapporti con i soci di Ubi, scrive Paolucci su “La Stampa” (articolo a seguire), e ‘’per questo ha trovato un alleato di spessore in un personaggio per anni centrale nelle vicende bancarie italiane: Fabrizio Palenzona’’.
‘’Già vicepresidente di Unicredit, uomo forte della torinese Fondazione Crt, che nei giorni scorsi, con il presidente di Banca Imi Gaetano Miccichè, si è fatto un giro tra Cuneo e provincia per incontrare i sindaci dei comuni che partecipano alla Fondazione Cr Cuneo (Mondovì, Alba e Cuneo), socio forte di Ubi e almeno finora fortemente contraria alla fusione”.
carlo messina gaetano micciche
Ma c’è un altro “corteggiamento” che Messina considera decisivo per portare al traguardo un’operazione che non gli è permesso di perdere. Nella serie di colloqui per portare gli azionisti recalcitranti all’OPs di Intesa su Ubi c’è Giandomenico Genta che è a capo del
comitato direttivo del Comitato azionisti (Car) composto da Mario Cera e Armando Santus.
giandomenico genta victor massiah
Il 62enne Genta è il presidente della Cassa di risparmio di Cuneo che possiede il 5,95% del capitale di Ubi ma anche membro del consiglio di amministrazione di alcune fondazioni come la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino. Se riesce a “sedurre” Genta, finora avversario dell’OPS, si rompe il patto del Car e Messina sale sul trono.
LE CARTE DI MESSINA PER CHIUDERE L'OPERAZIONE
G. Pao. per “la Stampa”
Sono due i passaggi fondamentali delle 60 pagine nelle quali l'Antitrust ha condensato i propri dubbi sull'offerta di Intesa per Ubi Banca. Entrambi riguardano in qualche modo l'accordo con Bper per la cessione di una parte delle attività una volta completata l'acquisizione, ma il secondo punto guarda in realtà oltre, alla struttura stessa dell'operazione «ostile» della banca guidata da Messina sulla ex popolare lombarda.
Il primo passaggio è strettamente tecnico e potrà essere superato, salvo sorprese, nella fase dibattimentale. Il secondo passaggio riguarda i rapporti con i soci di Ubi e per questo Intesa ha trovato un alleato di spessore in un personaggio per anni centrale nelle vicende bancarie italiane: Fabrizio Palenzona.
Andiamo con ordine: l'Antitrust spiega di non aver valutato l'accordo con Bper perché, seppur vincolante, non presentava caratteristiche tali da poter essere integrato nell'esame. Così come è stato presentato, in sostanza, non è compatibile con i criteri utilizzati dall'Autorità per le sue analisi, perché non consente l'individuazione di quelle«aree critiche» nelle quali a livello geografico la sovrapposizione tra i due istituti è tale da minare la concorrenza.
Ma su questo, il tempo del 15 giugno per presentare le controdeduzioni e poi la fase dibattimentale dovrebbero essere sufficienti a uniformare il perimetro delle dismissioni con le richieste Antitrust, magari con l'impegno a cedere (o chiudere) una serie di altre filiali nell'area Brescia-Bergamo o in aree del paese non interessanti per Bper e non strategiche per Intesa (Sud e Marche, ad esempio).
L'altro passaggio è una domanda che in molti osservatori hanno già formulato e che adesso riformula anche l'Antitrust, anche se quest' ultima solo in relazione all'accordo con Bper: cosa succede se l'Ops raggiunge l'obiettivo minimo del 50% più un'azione, ma non quello dei due terzi del capitale.
L'Antitrust si chiede questo in relazione alle possibili conseguenze sulla cessione a Bper, ma è un argomento ben presente a Ca' de Sass anche in relazione alla gestione della banca. Per questo c'è la necessità di convincere i soci importati di Ubi ad aderire. Ed è sceso in campo Fabrizio Palenzona.
Già vicepresidente di Unicredit, uomo forte della torinese Fondazione Crt, che nei giorni scorsi, con il presidente di Banca Imi Gaetano Miccichè, si è fatto un giro tra Cuneo e provincia per incontrare i sindaci dei comuni che partecipano alla Fondazione Cr Cuneo (Mondovì, Alba e Cuneo), socio forte di Ubi e almeno finora fortemente contraria alla fusione.
Il nodo antitrust, secondo quanto ricostruito, non è visto con preoccupazione da Intesa né fonte di particolare sollievo sul versante Ubi. L'opera di convincimento dei grandi soci di Ubi si presenta più ardua, malgrado la forza dei personaggi scesi in campo.
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