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(ANSA) - Si chiude con un nulla di fatto il filone romano dell'inchiesta Mediatrade su presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv. Riguardava l'ex premier Silvio Berlusconi, il figlio Piersilvio e altri 10 imputati coinvolti in una presunta frode fiscale da 10 milioni di euro risalente al biennio 2003-2004. Il gup Pierluigi Balestrieri, in sede di esame della richiesta di rinvio a giudizio degli imputati, ha dichiarato il non luogo a procedere per tutti, in virtù dell'intervenuta prescrizione per i fatti del 2003 e l'assoluzione, perché il fatto non sussiste, per quelli del 2004.
L'inchiesta romana costituiva una costola di quella milanese. Gli imputati erano accusati, a vario titolo, di fatturazioni per operazioni inesistenti e false dichiarazioni dei redditi. La frode, per il procuratore aggiunto Piefilippo Laviani e il sostituto Barbara Sargenti, sarebbe stata attuata tramite l'emissione di false fatturazioni per 220 milioni. Per i fatti contestati, riferiti alla compravendita di diritti televisivi contabilizzati nel 2004, la prescrizione decorreva dall'aprile scorso: da qui la dichiarazione di non luogo a procedere. Mentre per i fatti del 2004, comunque prescritti tra meno di un anno, c'é stata l'assoluzione di tutti.
Oltre all'ex presidente del Consiglio e al figlio Piersilvio, erano imputati il produttore tv americano Frank Agrama, il consigliere di amministrazione di Mediaste Pasquale Cannatelli, l'ex Ad di Rti Andrea Goretti, i manager Rti Gabriella Ballabio, Daniele Lorenzano, Giorgio Dal Negro, Roberto Pace e Guido Barbieri, nonché i cinesi Paddy Chan e Catherine Hsu Chun. Il filone romano dell'inchiesta, nato da una trasmissione di atti da parte della magistratura milanese e subordinato al fatto che nel biennio 2003-2004 la sede di Rti era nella capitale, è stato incentrato su presunti prezzi gonfiati dei diritti acquistati presso alcune importanti major (società di produzione) statunitensi.
In particolare, la procura di Roma contestava operazioni di sovrafatturazione che avrebbero consentito a Rti e Mediatrade di detrarre fiscalmente cifre superiori a quelle effettivamente sborsate. In più, secondo l'ipotesi accusatoria, la differenza tra le somme investite e quelle indicate nelle fatture (allegate ai bilanci societari) sarebbero state finalizzate alla creazione di fondi neri successivamente a un complesso giro che avrebbe portato il danaro prima in estremo oriente e successivamente in Italia.
Soddisfatti i difensori dei 12 imputati dopo la lettura del dispositivo da parte del Gup. "Il giudice - si è limitato a dichiarare l'avvocato Niccolò Ghedini, difensore di Berlusconi - ha pronunciato sentenza di non luogo a procedere stabilendo l'assoluzione sia per Silvio Berlusconi sia per il figlio Persilvio".
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