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Guido Olimpio per il Corriere della Sera
Al tribunale di Miami non le hanno riservato alcun trattamento di favore. Per la polizia è una criminale, qui non le riconoscono il «rango» di regina del narcotraffico. Lei, in tuta kaki e capelli sciolti sulle spalle, si è dovuta trovare il posto, in ultima fila, insieme alle altre detenute portate in aula. A quel punto il giudice John O'Sullivan le ha chiesto nome ed età . Risposta: «Sandra Ãvila Beltrán, 51 anni». Nuova domanda: «Sa perché è finita davanti alla giustizia?». Risposta: «Non ne capisco la ragione». Metà bluff, metà ironia. Di ragioni ve ne sono tante. Almeno per le autorità statunitensi che ne hanno ottenuto, pochi giorni fa, l'estradizione dal Messico. Atto che ha chiuso una lunga partita tra l'antidroga Usa e una donna scaltra.
Il duello è iniziato nel 2002 quando la polizia messicana l'ha accusata di aver organizzato la spedizione di diverse tonnellate di cocaina colombiana. Ma lei è sempre stata più veloce degli sbirri. Li ha seminati, li ha comprati o se li è portati a letto. Fino all'arresto, spettacolare, avvenuto nel 2007: Sandra è stata localizzata poco dopo essere stata in un salone di bellezza. Sì, perché l'aspetto ha sempre contato tanto per la trafficante. Quanto la droga e il denaro.
La «regina» si è abituata sin da piccola a vivere nel mondo del crimine. I suoi parenti hanno guidato per anni il cartello di Guadalajara. Personaggi come lo zio Miguel Félix Guallardo e il clan dei Quintero, abituati a dominare, a spazzare via i nemici. Dicono che la «famiglia» l'abbia messa nel giro quando aveva solo 15 anni. E lei ha bruciato le tappe. Scegliendo gli uomini giusti per fare carriera in una realtà dominata dal machismo. Non c'è dubbio che Sandra ha aperto la strada alle «quote rosa» nei cartelli. Infatti oggi sono molte le «femmine» che si sono conquistate una posizione predominante. Ma sono anche tante le donne trucidate da gang feroci.
Vistosa, furba, affascinante, si è unita al famoso Ismael Lambada, uno dei padrini di Sinaloa e noto come «El Mayo». Amore e affari. Sandra cuce trame con i colombiani e trova anche nuovi legami sentimentali. Spesso li cambia. Per sua scelta oppure perché sono eliminati dai rivali. Importante il rapporto con Diego RamÃrez, alias «El Tigre». à insieme a lui che gestisce l'invio di montagne di coca - via mare - verso gli Usa. E da problema dei messicani si trasforma in nemico degli americani. Che riempiono pagine su pagine di accuse.
La donna non solo spedisce la polvere ma crea una rete di società - oltre 200 - attraverso le quali ricicla milioni di dollari. à in questo modo che Sandra si tramuta nella «regina del Pacifico». I narcocorridos, ballate popolari molto ascoltate, ne celebrano le azioni. Imprese, affari e love story. Con banditi e poliziotti. Prendere la Ãvila diventa una sfida. E forse i media ne enfatizzano l'importanza suggestionati dall'attenzione che Sandra suscita. Lei è a suo agio nel doppio ruolo. Leader di una gang e donna fatale. In tutti i sensi.
Quando cade nelle mani della polizia la «regina» non si smentisce. Protesta per le condizioni della cella, chiede e ottiene il necessario per il trucco prima di un'intervista. Si fa portare il cibo da un ristorante vicino al carcere ma quando bloccano il servizio si infuria: «à una grave violazione dei miei diritti». Poi se la prende con gli insetti che torturano la sua pelle ben curata. Siccome tutto è possibile, provano a incastrarla sostenendo che si sarebbe sottoposta - nel penitenziario di Santa Marta - a un trattamento di Botox. Una bugia che alimenta la sua «leggenda».
Sandra mostra le unghie anche da dietro le sbarre. Combatte a lungo per impedire l'estradizione negli Stati Uniti. Ottiene qualche rinvio, ingaggia una battaglia legale, poi deve arrendersi. Ora l'attende il processo in America. Una nuova occasione per mettersi in mostra, per dimostrare che nonostante tutto resta la «regina del Pacifico».
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