DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Sergio Rizzo per la Repubblica
Chianti classico: qualche buontempone aveva suggerito di dare questo nome all' assurda e cervellotica operazione immobiliare che avrebbe dovuto chiudere il cerchio dell' acquisizione dell' Antonveneta dal Santander di Emilio Botin.
Bastava, e avanzava, per intuire l' approccio etilico che stava guidando l' allegra combriccola verso il disastro. E fermarla. Ma chi avrebbe potuto farlo non lo fece. Perché in quella partita le carte le dava la politica.
ANTONIO VIGNI GIUSEPPE MUSSARI FOTO ANSA
Dopo quello che è successo difficilmente Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gian Luca Baldassarri avrebbero potuto evitare una condanna severa. Ma la sentenza di ieri non mette a fuoco del tutto le vere responsabilità del crac del Monte dei Paschi di Siena. Che sono molto più vaste e articolate. Perché se è vero che la spericolata acquisizione dell' Antonveneta fu decisa da Mussari, è altrettanto vero che le sconsiderate modalità con cui avvenne ebbero complici determinanti.
Il Monte era all' epoca dei fatti l' unica banca italiana rimasta pubblica.
La controllava una Fondazione emanazione del Comune e di altri enti locali: quindi di fatto era nelle mani della politica, che a Siena significava Partito democratico. E le cose sarebbero andate in tutt' altro modo se la Fondazione non avesse deciso di sostenere l' acquisizione da sola con tutti i soldi che aveva (ed erano tanti), fino all' ultimo euro.
Diversamente avrebbe dovuto fare un aumento di capitale aperto al mercato, risparmiando un sacco di quattrini e senza contribuire a impelagare la banca in un mare di pasticci ben oltre i limiti del consentito. Ma sarebbe stata costretta a diluire la propria quota ben al di sotto del 50 per cento: a Siena, una bestemmia.
Ugualmente avrebbe mantenuto il controllo, senza però avere la mano assolutamente libera nella gestione delle poltrone e nelle nomine anche di piccolo cabotaggio.
Di sicuro, poi, le cose sarebbero andate in un altro modo se il ministero dell' Economia, che ha il potere di vigilanza sulle Fondazioni, avesse dato l' altolà a un' operazione con la quale la più ricca delle Fondazioni italiane bruciava tutte le proprie risorse per investire in una banca. Tanto più in presenza di una norma mai abrogata che dovrebbe vietare a quegli enti di concentrare il proprio patrimonio negli istituti di credito.
GIANLUCA BALDASSARRI IN PROCURA A SIENA
Quanto alla Banca d' Italia, resta in dubbio se una maggiore inflessibilità nel valutare alcuni aspetti della folle operazione avrebbe potuto mutare il corso degli eventi. E non è un dubbio campato per aria.
MPS, ARRIVANO LE CONDANNE A MUSSARI 7 ANNI E 6 MESI
Vittorio Puledda per la Repubblica
Dopo sei ore di camera di consiglio e 100 udienze, si è chiuso con pesanti condanne (e confische per 152 milioni) il processo sui derivati Mps. Tutti colpevoli gli imputati, inclusi Nomura e Deutsche Bank. Non c' era invece Mps: la banca infatti è uscita dal processo nel 2016 con un patteggiamento.
Ieri i giudici della seconda sessione penale del Tribunale di Milano hanno condannato l' ex presidente della banca senese, Giuseppe Mussari, a sette anni e sei mesi, l' ex direttore generale Antonio Vigni a sette anni e tre mesi, l' ex responsabile dell' area finanza Gianluca Baldassarri a quattro anni e otto mesi e poi a seguire tutti gli altri imputati (13 complessivamente) per i reati di manipolazione del mercato, falso in bilancio, falso in prospetto e per ostacolo agli organi di vigilanza (su quest' ultimo reato in alcuni passaggi c' è stato il non luogo a procedere perché è intervenuta la prescrizione).
Oltre alle persone fisiche sono state condannate anche le due banche estere, che avevano fatto da controparti con Mps sui derivati: per Nomura la confisca è di 88 milioni di euro, insieme ad una multa da 3,45 milioni mentre per Deutsche bank confisca da 64 milioni e 3 milioni di multa. Le persone fisiche invece sono state condannate a risarcire i danni nei confronti di Federconsumatori e Confconsumatori (50 mila euro) mentre Mussari e Vigni sono stati condannati in solido tra loro ad un risarcimento di 50 mila euro a favore della Banca d' Italia; alla Consob andranno risarcimenti per 300 mila euro. Agli imputati sono state concesse le attenuanti generiche, con l' eccezione di Mussari e dell' ex managing director di Deutsche Bank Ivor Scott Dunbar. Il Tribunale inoltre ha trasmesso gli atti alla Procura, per valutare la posizione di altre quattro persone. Si chiude così il processo di primo grado per i derivati Alexandria e Santorini.
LANCIO DI MONETINE A MUSSARI IN PROCURA jpeg
Processo nato a Siena e poi spostato nel 2015 a Milano per competenza, sulle operazioni finanziarie (oltre ai due derivati, il Fresh 2008 e la cartolarizzazione immobiliare denominata Chianti Classico), che secondo i giudici sono serviti a coprire nei bilanci perdite di 2 miliardi, aggravate dall' acquisto di Antoveneta. La decisione di comprare la banca dal Santander era stata presa alla fine del 2007 e fu strapagata - 9 miliardi, in più facendosi carico di altri 7 di finanziamenti che aveva Antonveneta - quasi senza effettuare controlli contabili precedenti (la due diligence).
LANCIO DI MONETINE A MUSSARI IN PROCURA jpeg
Un impegno che si rivelò troppo forte per la banca, che fece sostanzialmente due cose: per ottenere l' ok di Bankitalia all' acquisto calcolò il Fresh come se fosse capitale "nobile" ai fini della solidità patrimoniale; poi non rappresentando correttamente i derivati nei bilanci occultò le perdite che si erano create. Un modo non per risolvere le situazioni ma per «mettere la sporcizia sotto il tappeto piuttosto che buttarla nella spazzatura », aveva sintetizzato il pm Stefano Civardi nel 2017, nell' audizione alla Commissione d' inchiesta sulle banche. La sentenza «conferma la tesi da me per primo sostenuta ad aprile 2013, che la banca contabilizzava miliardi di derivati come titoli di Stato», ha commentato ieri Giuseppe Bivona, partner del fondo attivista Bluebell Capital Partners. Di parere opposto la folta di avvocati della difesa.
«Mussari è innocente, anche a Siena, nel processo Alexandria, eravamo partiti con una condanna e l' esito è a tutti noto (con l' assoluzione in via definitiva, ndr ).
Svanirà in appello anche questa incredibile condanna», hanno detto i difensori dell' ex presidente del Monte. Anche gli altri avvocati hanno manifestato a vario titolo stupore e delusione, riservandosi di appellare la sentenza dopo aver letto le motivazioni.
VIGNI MUSSARI Gianluca BaldassarriGiuseppe Mussari arriva al Tribunale di SienaGiuseppe Mussari arriva al Tribunale di SienaMUSSARImussari gisueppe giuseppe mussari monte paschi interrogato
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