DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
1 - POST PASSERA CON INTESA
Corradino Passera ha trascorso il weekend Milano dove ha dedicato una parte del tempo alla famiglia e alle ultime pendenze della sua attività di ex-banchiere.
Con la moglie Giovanna Salza avrà sicuramente messo a punto i dettagli per il trasferimento nella villa romana sull'Appia che fin dal maggio scorso la giovane signora (sposata a maggio con una megafesta sul lago di Como - http://www.youtube.com/watch?v=HhjgUCzkNWQ&feature=fvst) ha programmato con lungimiranza.
à probabile che i coniugi abbiano commentato con ironia le polemiche sul conflitto di interessi scatenate dalla nomina di Corradino (vedi la vignetta di Giannelli oggi sulla prima del Corriere), e le abbiano commentate come balordaggini pruriginose da archiviare nella letteratura sul complottismo. Alla coppia non sarà sfuggita la boutade lanciata dal quotidiano "Libero" che già lo vede alla testa di un partito nel quale potrebbero confluire personaggi variegati e moderati, compreso il suo amico Luchino di Montezemolo che è stato letteralmente spiazzato dall'investitura dell'ex-banchiere, ex-bocconiano ed ex-McKinsey.
E probabilmente si saranno soffermati sulle ultime parole dell'enciclica domenicale di Eugenio Scalfari a proposito dei conflitti materiali sui quali ha scritto: "il Parlamento e l'opinione pubblica vigileranno affinché siano risolti al più presto". Per un uomo scaltro come Passera questo messaggio suona come un avviso ai naviganti che vale molto di più dell'euforia dell'economista fighetto Tito Boeri che ieri, sempre su "Repubblica", ha scritto un elogio sperticato della Bocconi, la madre di tutti i sapientoni.
Agli occhi dell'ambizioso Corradino e della ambizionissima moglie Giovanna (alla quale si attribuisce un ruolo determinante nella discesa in campo del marito) non sfugge il rischio che la polemica sul conflitto di interessi si gonfi nelle prossime settimane fino al punto di indicare l'ex-banchiere comasco come l'anello debole del nuovo governo. Ci sarà tempo comunque per scansare questo pericolo che già emerse anni fa quando il manager lasciò la banca per le Poste, dove con la creazione di BancoPosta creò un nemico formidabile proprio nei confronti del mondo bancario.
Adesso ci sono altre questioni più terra terra che meritano attenzione in famiglia, prima fra tutte la sistemazione del tesoretto accumulato negli ultimi sette anni e della liquidazione che dovrà essergli pagata da IntesaSanPaolo. Per quanto riguarda i numeri c'è chi come gli irriducibili Travaglio e Dragoni si è preso la cura di snocciolare la sequenza dei guadagni che accumulati da Corradino dal 2003 ad oggi. Non è il caso di ripeterla, ma Dagospia nella sua infinita miseria ha calcolato che il longilineo neoministro (toccato dal Signore nel convento di Todi) abbia messo da parte tra stipendi e stock options qualcosa come 40-45 milioni di euro, una somma che consente di garantire ai figli di primo letto e alla neonata Luce un futuro tranquillo.
à quanto basta anche per evitare lacrime sull'ultimo stipendio da 3,8 milioni guadagnati nel 2010 quando nello stesso anno Mario Draghi portava a casa la miserabile cifra di 757mila euro. Verrebbe la voglia di dire che "Roma val bene una messa" soprattutto se è una messa cantata con un incarico di straordinaria importanza che comporta una grande visibilità e un immenso potere.
E poi c'e' il problema della liquidazione per gli anni di lavoro a Intesa,e qui si arrivera' a un'altra intesa ad personam che dovrebbe essere calcolata tenendo d'occhio lo stipendio di questi anni e i 55milioni ad Arpe e i 40,5 a Profumo (le stime interne parlano di non meno di 20-25 milioni).
Dopo aver trattato questi argomenti miserabili Corradino si è trasferito nel suo ufficio milanese in via Monti di Pietà dove in una serie di colloqui ha affrontato il problema della sua successione al vertice di IntesaSanPaolo. Sotto il profilo formale nulla gli impediva di farlo perché le banche sono fuori dal perimetro delle sue competenze, ed è per questa ragione che ha incontrato il presidente Abramo-Bazoli e Marco Morelli, uno dei due direttori generali della banca al quale subito dopo le dimissioni di Corradino sono stati affidati temporaneamente i poteri. A quanto risulta i tre personaggi hanno messo a punto una prima strategia che indicava nel 50enne Morelli il nuovo amministratore delegato.
Le credenziali di questo romano, laureato alla Luiss e poi impegnato in varie esperienze che lo hanno portato in Kpmg, JP Morgan e MontePaschi, sarebbero sufficienti per attribuirgli il ruolo di braccio destro di Abramo-Bazoli. E per rendere più digeribile la nomina ai torinesi della Compagnia SanPaolo che detengono il 9,7% di Intesa, il suggerimento di Corradino è stato di far credere ai vari Benessia e Salza che il nome di Morelli fosse spuntato dal loro cilindro. In questo modo si sarebbe sanata la storica ferita del 2006 quando l'integrazione tra i milanesi di Intesa e i torinesi di SanPaolo fu vissuta come una tragedia.
Non solo: la scelta di un candidato interno sarebbe apparsa come un segno di continuità che avrebbe evitato qualsiasi trauma dopo l'uscita di Passera che non più tardi di venerdì un giornale tedesco ha definito "un banchiere inquieto".
Il disegno concepito da Corradino nel suo ufficio milanese sembrava perfetto e tale da rimettere nelle mani di Bazoli le redini della prima banca italiana che ha le mani in pasta in mille vicende più dolorose che gloriose. La serata di sabato si è chiusa con questa ipotesi, ma la sorpresa è arrivata ieri quando Abramo-Bazoli che sembrava placato e soddisfatto ha fatto saltare il progetto sacrificando il buon Morelli.
La partita, che dovrebbe chiudersi domani, si è riaperta all'improvviso quando il "grande vecchio" bresciano ha tirato fuori il nome di un candidato esterno. Nessuno fino a questo momento è in grado di indicare l'identità del nuovo amministratore delegato di IntesaSanPaolo, ma di sicuro non si tratta di Colao Meravigliao e di Andrea Guerra, che hanno fatto sapere di trovarsi benissimo al timone di Vodafone e di Luxottica. Secondo gli uscieri della banca si tratta comunque di un uomo che sarebbe gradito anche a Corradino Passera.
Soltanto nelle prossime ore sapremo il nome di questo misterioso banchiere o manager.
2 - L'UMILIANTE USCITA DI SCENA DELLA GUARGUAGLINI FAMILY
Ormai è questione di pochi giorni, ma la sorte del comandante supremo di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini e della moglie Marina Grossi sembra segnata.
Si chiude malamente una delle più brutte pagine del Gruppo creato nel 1948 e protagonista di quel sistema delle Partecipazioni Statali di cui il manager di Castagneto Carducci è stato per nove anni uno dei protagonisti principali.
Nemmeno l'appartenenza al Comitato europeo della famigerata Trilateral che la morbosità dei complottisti indica tra i poteri oscuri dell'universo, riuscirà a evitargli di lasciare la scrivania al settimo piano di piazza Monte Grappa dove oggi si dovrebbe consumare l'atto finale.
Che si tratti di un'uscita umiliante l'hanno capito tutti coloro che ieri sera hanno visto la trasmissione "Report" di Milena Gabanelli, la Giovanna d'Arco dei poveri. Preannunciato da Dagospia in anticipo di due settimane, il programma era atteso come una bomba dai megatoni superbi, ma il precipitare degli eventi con gli arresti ordinati dalla procura di Roma e le dimissioni annunciate ieri pomeriggio da Lorenzo Borgogni, hanno disinnescato il potenziale della trasmissione.
Così, piuttosto che una replica della Bastiglia, la trasmissione della Gabanelli è apparsa l'ultima immagine di un Ancièn Regime che ha travolto la filiera Berlusconi-Letta-Tremonti trascinando nel gorgo anche il Guargua e la sua ingombrante seconda moglie.
A rendere mesto lo spettacolo il presidente ad horas di Finmeccanica ci ha messo del suo quando è apparso dietro la scrivania vestito alla maremmana e con un sorriso tirato. Alle domande del giornalista ha ribadito un'inutile stima per Tremonti e per l'ex-magistrato Capaldo aggiungendo che le voci sui traffici di Marco Milanese "sono fuffa e chiacchiere".
E quando il discorso è caduto sulle "zucchine", le tangenti pagate da Di Lernia (ripreso senza volto al porto di Ostia) per ordine di Cola, il Guargua ha fatto un atto di contrizione dicendo che su questo Cola ha commesso un "grave errore di valutazione" che comunque gli è fruttato la sommetta di 16 milioni di dollari messi dentro quelle tasche della giacca che nasconde la svastica nazista tatuata sul collo.
L'impressione che si sono portati a letto i telespettatori è stata semplicemente penosa. E probabilmente anche la Gabanelli, spiazzata dagli eventi, è stata presa dalla stessa sensazione.
3 - PARE CHE IL RITARDO DELLA NOMINA DEL PORTAVOCE DI ALE-DANNO SIA DA ATTRIBUIRE ALLA TURBOLENZA CHE AGITA LE ACQUE DI ACEA DOVE Ã SCATTATA UN'INDAGINE A TAPPETO SULLE SPONSORIZZAZIONI DA PARTE DELL'INTERNAL AUDIT.
Questa mattina il sindaco dalle scarpe ortopediche Alemanno ha organizzato un sit-in davanti a Palazzo Chigi in attesa del decreto sui poteri di Roma Capitale, il primo atto del nuovo governo.
Per l'inquilino del Campidoglio è un successo a due facce perché se da un lato ha motivo di gioire per i nuovi poteri fissati dal decreto, dall'altro dovrà prendere atto che il numero dei consiglieri non arriverà a 60 ma si fermerà a 48. Cade così la possibilità di soddisfare gli appetiti delle varie componenti e degli amici che lo hanno sostenuto nelle elezioni del 2008. Adesso ad Alemanno non resta che riunire gli sforzi per allontanare le ombre che hanno accompagnato finora la gestione del Comune. Lo sanno bene i collaboratori più stretti, primo fra tutti Simone Turbolente, il giovinotto che sente puzza di bruciato ed è pronto a sbarcare sulla poltrona di Acea.
La nomina è stata preannunciata da Dagospia e sembrava fatta, ma finora nessun ordine di servizio è uscito dagli uffici della utility capitolina e dal consiglio di amministrazione presieduto dall'ineffabile Giancarlo Cremonesi (per gli amici "er Pomata"). Qualcuno ha pensato che il ritardo sia da attribuire alla turbolenza che agita le acque di Acea dove è scattata un'indagine a tappeto sulle sponsorizzazioni da parte dell'internal audit.
Sembra infatti che prima di dare via libera all'uomo del sindaco, scelto da Cremonesi, alcuni consiglieri di Acea vogliano veder chiaro sul profilo professionale di Turbolente e sulla pioggia di denari che l'azienda romana dell'acqua e della luce ha distribuito a piene mani in tutte le direzioni. Il giovane candidato all'Acea è stato assunto tre anni fa da Alemanno nell'incarico di portavoce e di capo ufficio stampa (a 200mila euro l'anno).
In un verbale del consiglio comunale che porta la data 23 luglio 2008 era previsto che il mandato di Turbolente scadesse alla fine di dicembre di quest'anno.
4 - SENZA PARTECIPAZIONI
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che in questi giorni si è chiuso un altro paragrafo della lunga storia delle Partecipazioni statali.
La notizia riguarda un'azienda creata molti anni fa da Gabriele Cagliari, l'ex-presidente dell'Eni suicidato in carcere nel periodo di Tangentopoli. Nella sua attività parallela al vertice dell'Eni, Cagliari fece lavorare intensamente la società Eurotecnica che aveva costituito nel 1963 insieme a tre ingegneri provenienti da Snam Progetti.
Durante il mandato di Cagliari, Eurotecnica riuscì ad aggiudicarsi grandi appalti davanti alle principali firme internazionali dell'ingegneria. Poi dopo la morte a San Vittore nel '94, la gestione passò a Giovanni Caronia e a Stefano Cagliari con altri successi, ma a partire dal 2007 il declino si è fatto sempre più veloce fino alla chiusura di queste settimane con il trasferimento delle attività in Austria e il licenziamento di tutti gli addetti".
Corrado Passera Giovanna SalzaMARIO MONTI GIANNELLICorrado Passera, Giovanna Salza, Luca MontezemoloEUGENIO SCALFARI Marco Morelli DG Intesa Sanpaolo Angelo Benessia e Enrico Salza GABANELLI GUARGUAGLINI E MARINA GROSSI tommaso di lernia jpegborgogni LETTA BERLUSCONI SIMONE TURBOLENTE E RAFFAELLA GIANNI ALEMANNO GIANCARLO CREMONESI
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