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Carlotta Scozzari per Dagospia
Nel giorno in cui arriva il tanto atteso via libera della Commissione europea al piano di ristrutturazione della banca, entrano nel vivo i lavori per organizzare l'aumento di capitale fino a 3 miliardi di euro di Monte dei Paschi di Siena. L'operazione è stata deliberata ieri dal consiglio di amministrazione dell'istituto di Rocca Salimbeni e sarà sottoposta il 27 dicembre alla prova dei soci riuniti in assemblea.
Una corsa contro il tempo, che ha fatto imbufalire la Fondazione prima socia al 33,5% (che avrebbe desiderato qualche mese in più per cedere le azioni e ripagare parte del debito da 350 milioni) e il cui obiettivo ultimo è andare sul mercato a battere cassa a gennaio. Anche perché, è il ragionamento del management della banca senese, prima si chiude la ricapitalizzazione e meno interessi Mps dovrà pagare sui Monti bond da 4 miliardi che sono serviti per rafforzare il patrimonio. Le risorse in arrivo con l'aumento di capitale, non a caso, dovranno andare a rimborsare le obbligazioni statali e a pagare la cedola.
Ma non solo. Una parte della ricapitalizzazione coprirà i costi dell'aumento stesso. A spiegarlo è lo stesso comunicato stampa di Mps: "Banca Monte dei Paschi di Siena ha deliberato di proporre all'assemblea un aumento di capitale sino a un ammontare massimo di euro 3 miliardi al fine di ottemperare agli impegni relativi al programma di rimborso dei nuovi strumenti finanziari (i Monti bond, ndr), così come previsto dal piano di ristrutturazione, e far fronte, subordinatamente all'ottenimento delle necessarie autorizzazioni, agli oneri correlati al coupon 2013, pagabile nel 2014, relativo ai nuovi strumenti finanziari e ai costi dell'aumento di capitale stesso".
Dunque, ricapitolando, come afferma la stessa banca, le risorse in arrivo con l'aumento da 3 miliardi copriranno il rimborso dei Monti bond, gli interessi del 2013 e "i costi dell'aumento stesso". Una voce, quest'ultima, in cui dovrebbero rientrare i pagamenti ai consulenti legali e finanziari che hanno aiutato Mps a mettere in piedi l'operazione, comprese le commissioni che finiranno alle banche del consorzio di garanzia. Del resto, sono numerosi gli istituti di credito di cui l'istituto senese si è avvalso per avviare la ricapitalizzazione: Ubs agirà in qualità di global coordinator e bookrunner, mentre Citigroup, Goldman Sachs e Mediobanca (unico istituto italiano) saranno co-global coordinator e joint bookrunner; inoltre, Barclays, Merrill Lynch, Commerzbank, Jp Morgan, Morgan Stanley e SocGen saranno joint bookrunner.
Ma quindi a quanto ammontano i costi dell'aumento? Fornire ora una cifra precisa non è possibile, anche perché sono ancora numerose le incognite che pesano sull'operazione (dall'effettiva tempistica al prezzo delle azioni). Tuttavia, si può considerare che dei 3 miliardi che Mps dovrebbe incassare con l'aumento, 2,5 dovrebbero essere destinati al rimborso dei Monti bond, mentre 360 milioni circa dovrebbero rappresentare la spesa per interessi del 2013.
Se si considera che Mps intende realizzare l'aumento in gennaio, si può aggiungere la quota parte di interessi del mese, pari a circa 30 milioni. Si arriva perciò a calcolare, rispetto alla cifra di 3 miliardi, un residuo di 110 milioni. Che dovrebbe così essere il costo dell'aumento in termini di consulenti legali e finanziari. Del resto, è plausibile che le banche del consorzio di garanzia abbiano domandato commissioni salate per garantire un inoptato che, almeno in questa fase in cui nessuno ha ancora manifestato interesse a investire in Mps, si preannuncia piuttosto elevato.
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