NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON…
Davide Vecchi per “il Fatto Quotidiano”
All’anagrafe è Natale, per gli amici è Oscar. Come la sua azienda: sulla carta si chiama Eataly ed è nata per diffondere l’eccellenza culinaria italiana, nei fatti è una catena di grande distribuzione del cibo. Con 25 punti vendita sparsi nel mondo (da Tokyo e Dubai a Chicago e New York) e persino quattro ristoranti a bordo delle navi da crociera Msc. Del resto, Natale Oscar Farinetti, da lì arriva: dalla grande distribuzione. Sua era l’Unieuro, quella che “l’ottimismo è il profumo della vita”, ereditata dal padre Paolo e nel 2003 ceduta per 528 milioni di euro alla Dixon di Londra.
RENZI E FARINETTI ALLA LEOPOLDA
Capitale su cui Farinetti ha creato Eataly aprendo nel 2007 il primo negozio a Torino. L’allora sindaco Sergio Chiamparino concesse gratuitamente l’ex sede della Carpano. Lui la voleva per 99 anni ma Chiamparino gli rispose, in sabaudo: “Esageruma nen”, non esageriamo. Si accordarono per 60 anni: uno spazio da 2.500 metri quadri in cambio dei restauri, costati 7 milioni. Per cinque anni Eataly è rimasto lì, al Lingotto. Poi dal 2012 è iniziata l’avanzata. E si è rapidamente trasformato in un impero.
baricco farinetti nozze carrai
Complice anche la vicinanza dell’amico Matteo, all’anagrafe Renzi, che, dopo aver accolto Farinetti alla Leopolda 2012 come modello d’imprenditoria nostrana, ha presieduto al taglio del nastro dell’Eataly fiorentino nel dicembre 2013. Pochi giorni dopo sono in coppia a Bologna per annunciare la “Disneyland del cibo tricolore”: 72 ettari al Caab, un mercato di proprietà pubblica, ribattezzato Fico, fabbrica italiana contadina. Qui nascerà Eataly World: parco tematico con 40 ristoranti, “stalle, acquari, campi, orti, officine di produzione, laboratori, banchi serviti, grocery”, dice il progetto. Per realizzarlo il Comune emiliano guidato da Virgilio Merola, bersaniano convertito al renzismo, ha stanziato 55 milioni di euro.
Baricco e Farinetti sullo yacht
Nato ad Alba e “cresciuto nel mondo”, racconta la sua autobiografia, Farinetti, per le cronache ufficiali, ha conosciuto Renzi tramite Marco Carrai, fidatissimo amico e foundraiser dell’oggi premier. Tra i due scatta, immediata, la scintilla. Un legame profondo tanto da spingere Farinetti nel 2013 ad annunciare la sua possibile candidatura alla presidenza della Regione Piemonte, mentre Renzi, raggiunto il soglio governativo, gli offrì un ministero. Ipotesi sfumate entrambe.
“L’amico Oscar”, così accolto sul palco della Leopolda 2014, figura a pieno titolo nel clan del rottamatore. Si impegna e interviene per aiutare l’intellettuale del gruppo: Alessandro Baricco. I due diventano soci il 13 maggio 2013, quando il patron di Eataly, attraverso la Eataly Media – una controllata affidata al figlio Francesco e creata ad hoc appena dieci giorni prima – acquista il 25% della Holden srl di Baricco per 800 mila euro. Partecipazione poi aumentata fino al 36,7% a scapito degli altri due soci, Baricco e la Effe 2005 Gruppo Feltrinelli. Nel cda siede anche il fidato Carrai.
In poco più di due anni Eataly diventa una galassia di piccole, medie, grandi società collegate tra loro con partecipazioni che spaziano dai centri termali all’organizzazioni di convegni e fiere. Tutte riunite nella holding Eatinvest group, di cui Farinetti è presidente pur essendo uscito dal capitale lasciando spazio nell’azionariato ai tre figli Francesco, Nicola e Andrea che possiedono il 60% delle quote complessive attraverso due fiduciarie: Comfid e Comitalia.
Nel 2013 il gruppo ha continuato a macinare ricavi, crescendo del 33% ma registrando una crescita esponenziale dei debiti: dai 43,7 milioni del 2012 ai 128 milioni del dicembre dell’anno successivo. Di questi poco meno della metà sono verso i fornitori (55,5 milioni), 40,4 verso banche e 12,6 con i soci. Eatinvest elabora un bilancio consolidato che quindi recepisce anche quello di Eataly di cui detiene il 79%. Eataly srl a sua volta controlla e ha partecipazioni in altre 17 società.
È proprietaria al 100% del Pastificio Afeltra, della già citata Eataly media, poi di Eataly design. Controlla la maggioranza di: Eataly distribuzione, Eatravel, Eataly net, Eataly birra, Guido per Eataly. Ancora, possiede il 50% di Acque minerali e delle terme Lurisia a Legnano. Il 40% di Sintagma gruop e il 30% di Baladin. Più altre. Il bilancio 2013 ha chiuso con ricavi in netto calo, passati da 3.969.243 a 1.825.852.
EATALY inaug FARINETTI VENDOLA EMILIANO
Poi ci sono le società che fanno direttamente capo a Farinetti. Sono nove. Si va dalla Eataly Real Estate attiva nella gestione di parcheggi e autorimesse (di cui Natale Oscar detiene il 17,5%), alla Beni Futuri srl impegnata nella locazione immobiliare (22,04%), fino alla Valori e Mestieri srl dedicata alla gestione di holding operative (19,11%).
Infine, il patron di Eataly, ha incarichi nei cda di oltre 50 società. Non è uno che si tira indietro. Ora ha ottenuto un incarico fondamentale non solo per le sue tasche ma per il Paese: la gestione della ristorazioni di Expo. Si tratta di due padiglioni di 4 mila metri quadrati e venti ristoranti. Appalto assegnato a Eataly senza gara. La Corte dei conti ha sollevato dubbi sulla legittimità dell’affidamento e il presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, ha acquisito la documentazione e avviato una verifica sulla correttezza della procedura. Farinetti ha reagito minacciando: “Potrei mollare”. Del resto è lui che fa un favore a Expo. Era il regalo di Natale.
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