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Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"
Dallo Ior a un'azienda di Stato. Il giorno prima di essere licenziato da presidente della banca vaticana Ettore Gotti Tedeschi chiese di poter guidare una società controllata da Finmeccanica. E ne parlò direttamente con l'amministratore delegato Giuseppe Orsi, al quale aveva appena assicurato di aver ricevuto garanzie che avrebbe mantenuto l'incarico al vertice della holding, nonostante il coinvolgimento nelle inchieste giudiziarie.
à quanto emerge dalle indagini condotte dai pubblici ministeri napoletani che adesso dovranno trasmettere una parte del fascicolo ai colleghi di Busto Arsizio, così come stabilito dalla Corte di Cassazione. Toccherà agli inquirenti lombardi effettuare verifiche sulle tangenti che sarebbero state versate per aggiudicarsi la commessa per la vendita di 12 elicotteri al governo indiano quando Orsi guidava Agusta Westland e sull'accantonamento di «fondi neri» che secondo l'accusa sarebbero serviti a finanziare la Lega Nord. Nel capoluogo campano continueranno invece gli accertamenti sul quel sistema che, a dire dello stesso Gotti, sarebbe in grado di orientare nomine pubbliche e appalti.
Accade il 23 maggio scorso. Il banchiere e il manager si incontrano in un ristorante romano. Hanno concordato l'appuntamento al telefono, non immaginano che una microspia registri tutto quello che si dicono. E invece i carabinieri del Noe sono in ascolto. Gotti spiega a Orsi di aver ricevuto garanzie che non sarà sostituto.
Dice di averlo saputo da Ignazio Moncada, l'amministratore delegato di «Fata spa» società controllata da Finmeccanica, manager potente che secondo il banchiere sarebbe inserito in questo gruppo composto da politici, manager e alti funzionari dello Stato che gestirebbe il potere. «Il sistema ti protegge», dichiara Gotti. Una parte della conversazione è coperta dagli omissis. Si comprende che i due stanno discutendo di affari ma finora non si sapeva quale fosse l'argomento.
In realtà quella sera Gotti sa già che il giorno dopo il board dello Ior comunicherà il suo licenziamento. E lo comunica all'amico. Gli spiega che si dimetterà , ma chiarisce che si tratta di una iniziativa imposta perché in realtà è stato cacciato. E poi prospetta la possibilità di poter essere nominato presidente di una azienda controllata da Finmeccanica. Un'eventualità che Orsi sembra non escludere.
Il legame tra i due è ritenuto interessante dai pubblici ministeri Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock e Francesco Curcio che vogliono capire se, attraverso Gotti, alcuni manager possano aver aperto conti presso lo Ior. E lì occultato soldi di provenienza illecita, «fondi neri» accantonati grazie alla gestione di appalti in Italia e all'estero. Ma anche se, come emerge da altre conversazioni intercettate, Gotti possa aver custodito documenti che Orsi temeva potessero essere sequestrati nel corso dell'inchiesta.
Ieri c'è stato un primo contatto tra i magistrati di Napoli e quelli di Busto Arsizio che potrebbero incontrarsi nei prossimi giorni per la trasmissione degli atti. Insieme esamineranno i documenti già acquisiti sull'affare indiano. à stato accertato che per la vendita degli elicotteri furono versati svariati milioni di euro a due mediatori stranieri che avrebbero ottenuto decine di milioni per gestire i rapporti con le autorità di New Delhi e per veicolare tangenti necessarie ad ottenere la commessa.
Uno dei due avrebbe anche accettato di sovraffatturare il proprio compenso di dieci milioni di euro. «Quei soldi - ha dichiarato l'ex responsabile delle relazioni istituzionali di Finmeccanica Lorenzo Borgogni - finirono nelle casse della Lega». I magistrati hanno indagato Orsi per corruzione internazionale, riciclaggio e finanziamento illecito. L'avvocato del Carroccio Domenico Aiello ha già presentato denuncia per calunnia proprio contro Borgogni.
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