“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
1. RCS: DELLA VALLE NON HA OPERATO SU INOPTATO ALL'ASTA DI STAMANE
Radiocor - 'Non abbiamo acquistato, ne' avevamo intenzione di farlo'. Cosi' fonti vicine all'imprenditore Diego Della Valle, azionista di Rcs co n l'8,81% del capitale, affermano di non aver svolto alcun ruolo nell'asta che stamane ha visto acquistati tutti i diritti sulle azioni ordinarie, pari al 10-11% del capitale post aumento. Della Valle sara' sentito prossimamente da Consob in merito alle sue dichiarazioni sulla possibilita' di rilevare tutto l'inoptato dell'aumento di Rcs e portarsi sopra il 20%, contrastando cosi' il primo azionista Fiat che si e' gia' assicurata il 20,1%. Anche Fiat - indicano fonti - non ha partecipato all'asta odierna.
2. - RCS: FONTI, FIAT NON HA COMPRATO ALTRE QUOTE
(ANSA) - Fiat non ha comprato oggi all'asta sull'inoptato di Rcs altre quote del gruppo del Corriere della Sera. E' quanto si apprende da fonti finanziarie mentre dal Lingotto non si raccolgono al momento reazioni. Il gruppo di Torino si è già portato nel corso dell'aumento di capitale di Rcs al 20,1%.
3 - RCS: FONTI, BONOMI NON HA COMPRATO QUOTE
(ANSA) - La Investindustrial di Andrea Bonomi non ha acquistato quote Rcs. E' quanto si apprende da fonti finanziarie. Sembra intanto che si possa escludere anche un ruolo della Newscorp di Rupert Murdoch dopo che nei giorni scorsi era stato smentito un suo coinvolgimento dal presidente Fiat John Elkann.
4. DAGOREPORT: AH, L'ARROGANZA DELLO SCARPARO!
L'ennesima guerra di via Solferino ha origine da una patologia del carattere dello Scarparo di Casette d'Ete: l'arroganza. E a forza di prendere per il culo il "ragazzo che deve ancora mangiare pagnotte" dandogli apertamente del cretino, Kaly Elkann si è rotto i sabaudi coglioncini.
Nottetempo il putto di Torino ha chiamato Marpionne e con la voce rotta dalla rabbia gli ha chiesto di accendere il semaforo verde per attaccare al muro il maleducato Della Valle. "I suoi insulti stanno destabilizzando non solo la mia famiglia ma anche la Fiat: noi dobbiamo fargliela pagare!".
Ovviamente Marpionne, all'inizio, non era d'accordo sul blitz Rcs ma le pressioni di un Elkann furioso sono state tali che appartiene all'impulloverato l'idea di acquisire le quote annegandole nel mare magnum dei debiti Fiat anziché addebitarle sui conti gaudiosi della famiglia Agnelli (Exor).
Della vendetta di Elkann, il grande vecchio di Rcs, il presidente di Intesa Abramo Bazoli, reo di aver scodellato simpatie per lo Scarparo a pallini, non sapeva assolutamente. Tantomeno il compagno di merenda di Dieguito, il dipendente Fiat Luca Cordero di Montezemolo, che non apre bocca sull'argomento nemmeno con un candelotto nel sedere (già fu redarguito così da Marpionne: "Se ti presenti alle elezioni sei revocato immediatamente dalla Ferrari").
Della Valle, dopo la letterina sgrammaticata a Bella Napoli, mica intende mollare: si sbatte come un pazzo per mettere su una cordata di imprenditori affamati di Corriere; tra questi, sicuro, vibra Alberto Bombassei, ancora furioso con Monti che gli ha negato la poltrona di ministro della Sviiluppo per darla al ciellino ex-Pdl Mario Mauro.
Intanto, Don Chisciotte Della Valle ha iniziato a tessere la sua trama. In barba alla tirchieria, ha chiesto un parere al principe degli avvocati di affari, l'esoso e acciaccato Guido Rossi, che si è dichiarato disponibile a vigilare dietro le quinte della possibile cordata. Quindi ha incontrato un Carlo De Benedetti per nulla contento di veder il rivale di "Repubblica", arma contundente in mano alla Fiat, in pista.
Dall'altra parte, è avvenuto un incontro a margine della presentazione di un libro sull'Ambrosiano tra Bazoli ed Enrico Letta con l'"arzillo vecchietto" che ha confessato di sentirsi più disponibile a un'alleanza con Della Valle che a spalleggiare un'azienda che disprezza i sindacati e ha troppi interessi da tutelare. Se Marpionne sbarca a via Solferino, di certo vorrà incidere sulla linea del giornale "inquinata" dalle analisi di Mucchetti e dalla direzione di DE Bortoli, caro a Bazoli.
5. LE GIRAVOLTE SALOTTIERE DI DDV, GLI ITALIANISMI DELLA FIAT E IL RUOLO DI NAPOLITANO SUL CORRIERE
Alberto Brambilla e Marco Valerio Lo Prete per "Il Foglio"
Il "salotto" del capitalismo italiano non è più così "buono", complici i cambiamenti imposti da un vincolo esterno potente come la crisi globale, ma resta pur sempre un salotto. E così Diego Della Valle (DDV) e Sergio Marchionne, uomini di denari e di idee che pure hanno innovato (o promesso d'innovare), nella contesa per il controllo del Corriere della Sera tornano per un po' ad accomodarsi sul divano della borghesia. Senza disdegnare la confortevole coperta della gazzarra politica.
Da una parte DDV due giorni fa ha abbandonato improvvisamente i sogni di palingenesi di un capitalismo dai meccanismi autoparalizzanti e ha invocato la difesa quirinalizia della "libertà d'espressione"; dall'altra Marchionne ha smesso il pullover delle traversate senza sosta tra Detroit e Torino e ieri ha ribadito che l'italianissima Rcs è davvero "strategica" per Fiat.
Tutto era cominciato con l'aumento di capitale di Rcs: DDV, azionista fuori patto (con l'8,7 per cento), si era detto pronto a cogliere l'occasione per diventare il "padrone" del Corriere in barba agli immobilismi dei pattisti, fossero essi banchieri o imprenditori.
Degno epilogo di mesi passati a criticare gli "arzilli vecchietti", tra cui il banchiere di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli - salvo avergli chiesto da poco consiglio per fronteggiare gli Agnelli, per poi giocarsi il suo appoggio con l'irrituale richiesta d'intervento indirizzata al Quirinale, sortita stigmatizzata ieri da Bazoli -, poi a bacchettare i "cosmopoliti" John Elkann e Marchionne, infine a picconare i patti di sindacato mediobancheschi.
Una cavalcata interrotta il 28 giugno scorso dal giovane Elkann, che dava notizia di aver rastrellato con circa 90 milioni di euro i diritti Rcs fino ad arrivare al 20,1 per cento della società , diventandone lui il padrone. DDV aveva annunciato la contromossa, poi pare aver cambiato radicalmente strategia. Prima aveva lamentato la telefonata dell'erede degli Agnelli al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano; poi a Napolitano ha inviato lui stesso una lettera aperta (pubblicata ieri dal Corriere e con inserti a pagamento su altri giornali) perché "io, e credo molti italiani, abbiamo bisogno di conoscere il suo pensiero".
Ieri comunque il presidente della Repubblica ha detto di non volere entrare nel merito: pur avendo "colto" l'appello del patron di Tod's, "decide il mercato", ha aggiunto. Altra giravolta: prima DDV voleva sottrarre il Corriere al Patto e a Fiat per scuotere un capitalismo stantìo. Due giorni fa ha ripiegato su argomenti diversi: l'invocato passo indietro di tutti gli azionisti, lui compreso, sarebbe da compiere in nome della "libertà d'espressione", perché "bisogna evitare che chiunque tenti di prendere il controllo del gruppo Rizzoli per poter poi utilizzarlo come strumento di pressione" (ricorda la linea di Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica e competitor del Corriere).
Nel pieno della disputa, anche Marchionne l'americano, che pure ieri dallo stabilimento di Atessa sferzava il paese irriformabile, ha rivalutato per un attimo il tepore del salotto definendo "strategico" l'investimento in Rcs. Al punto che ieri il vicedirettore del Giornale, Nicola Porro, pur lodando il Marchionne riformatore, ha criticato il suo atteggiamento "a corrente alternata": "Se lei si convince che nell'Auto in Italia non si investe finché non c'è una prospettiva di mercato, come fa a buttare tanti quattrini nella fabbrica della Rizzoli, dove non si vede alcuna luce alla fine del tunnel?".
Di luce, infatti, se ne vede poca. Rcs è una multinazionale molto indebitata al culmine di un piano di rilancio dalla riuscita tanto incerta da rendere discutibile la convenienza di un cospicuo esborso per controllarla. E poi la contesa per la spartizione della proprietà , in base alla quale si definiranno le strategie editoriali del gruppo, è subordinata a questioni finanziarie e regolatorie. I vorticosi scambi sul titolo si placheranno a fine aumento, il 16 luglio. Allora si definirà la nuova mappa dell'azionariato Rcs e si capirà al contempo chi sta covando quel 5-6 per cento "ballerino" che i rumors ora assegnano a fondi speculativi elvetici e non.
DDV non riuscirebbe comunque a battere Fiat come sperava: se comprasse quella parte d'inoptato che i rilievi di Borsa non intestano ancora a nessuno di preciso, arriverebbe sotto la "quota Elkann" del 20 per cento. DDV, insomma, è stato spiazzato dal blitz del Lingotto. La Consob intanto l'ha convocato nei prossimi giorni per capire se le sue numerose esternazioni saranno coerenti con i fatti. Ieri l'Autorità della Borsa ha anche inviato una lettera a Fiat chiedendo lumi sul significato dell'espressione "investimento strategico" utilizzata da Marchionne.
L'Antitrust, invece, ha aperto un "dossier informativo" sull'ascesa del Lingotto: è presto per i dettagli, si attendono gli sviluppi del riassetto proprietario per capire se e in che modo Fiat sarà il dominus di Rcs. Anche perché nel frattempo circola l'ipotesi che gli Agnelli vogliano accorpare Stampa e Corriere: con i due giornali, e in più la Gazzetta dello Sport, Fiat avrebbe una posizione dominante nell'editoria e nella pubblicità .
Qui, però, arrivano gli outsider. Si bisbiglia che Andrea Bonomi, del fondo Investindustrial, aspirerebbe alla Gazzetta e forse al quotidiano sportivo spagnolo Marca. Il manager milanese potrebbe così trarre d'impaccio Fiat, padrona di Rcs ma non della stampa italiana tutta.
DIEGO DELLA VALLE CON SCARPE TODSDELLA VALLE ELKANN RCS ANDREA BONOMI RUPERT MURDOCH CON L ULTIMO NUMERO DI NEWS OF THE WORLD SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN FOTO ANSA DELLA VALLE E MONTEZEMOLO CARLO DE BENEDETTIguido rossi Ferruccio De Bortoli GIORGIO NAPOLITANO Eugenio Scalfari SERGIO MARCHIONNE andrea bonomi
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