DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Sofia Fraschini per “Il Giornale”
Il doppio test patrimoniale targato Bce su 128 istituti bancari è entrato nel vivo. E a fine ottobre (il 24 o il 31 ottobre secondo le ultime indiscrezioni) si saprà chi avrà passato l'esame e chi, invece, sarà costretto a correre ai ripari nonostante l'ondata di aumenti di capitale e cessioni ad hoc avvenute nell'ultimo anno.
ALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLA
Nell'attesa, le banche d'affari iniziano a fare i conti ipotizzando una sorta di pagella dei promossi e dei bocciati. In prima fila, Mediobanca Securities che - attraverso un'analisi di 150 pagine dal titolo «No need to stress» - passa in rassegna i principali istituti promuovendo il sistema (da neutral a outperform, grazie agli ultimi sviluppi sul fronte macro e di politica monetaria) e in particolare quelli italiani dove l'unico «neo» potrebbe essere rappresentato da Mps.
Secondo lo studio, nello scenario peggiore mancheranno 16 miliardi alle banche del Vecchio Continente: il 71% si renderà necessario nel Regno Unito, il 13% in Spagna, il 9% in Scandinavia, il 7% in Germania e solo l'1% in Italia. Guardando ai singoli casi, una bocciatura chiara arriva solo per Royal Bank of Scotland.
Altri nove istituti sarebbero al limite o poco sotto il minimo patrimoniale previsto e anche Mps potrebbe trovarsi d'un soffio sotto il livello richiesto di Cet 1 ratio : ovvero il rapporto tra Cet 1 (il capitale ordinario versato) e le attività ponderate per il rischio, valore che deve essere almeno del 5,5% (vedi tabella). In altri termini, questo dato verifica se Siena o le altre banche all'esame hanno abbastanza capitale per affrontare future crisi economico-finanziarie. E, in caso contrario, la Bce impone di presentare piani di ricapitalizzazione da compiersi entro sei-nove mesi.
Tornando allo studio, se per 24 banche si prevede una promozione, per 10 (fra cui appunto Mps) si prefigura una bocciatura o una «quasi bocciatura». Tra queste: Banco Popular, Commerzbank, Lloyds, Caixa Bank, Nordea, Alpha Bank, Danske, Seb. «Per Mps, cumulando l'impatto stimato degli stress-test a quello stimato per l'Aqr, si potrebbe arrivare ad un Cet 1 phased-in di 10 punti base sotto la soglia minima del 5,5%», spiega lo studio. Comunque un dato non ad altissimo rischio essendo appena sotto la soglia.
Quanto a Intesa, gli esperti ritengono che sia una delle banche con i più forti ratio patrimoniali in Europa e con un forte eccesso di liquidità. In un contesto più favorevole, questi fattori possono quindi spingere la crescita dell'utile per azione dell'istituto.
Sempre secondo l'analisi, rispetto alla scorsa primavera le banche Ue hanno fatto meglio del mercato dell'1%, «ma riteniamo - spiegano - che ci sia ulteriore spazio per salire qualora la nostra simulazione si dimostri sufficientemente accurata».
Mediobanca sottolinea infine che «i recenti deboli dati macro rappresentano una buona notizia per noi: un pericoloso mix di deflazione, recessione e incremento della disoccupazione stanno spingendo la Bce ad agire prima e in maniera più audace».
In questo scenario abbastanza favorevole per l'Italia si profila uno sblocco dei prestiti da parte delle banche. Ma solo se la Bce non fallisce il suo obiettivo.
In questo contesto, tutto sembra, quindi, pronto per una bad bank europea alla spagnola (secondo la simulazione saranno 126 i miliardi di accantonamenti per perdite sui crediti). Tanto che gli analisti simulano una joint venture 50-50 tra banche e il fondo Esm (European Stability Mechanism) con 42 miliardi di capitale a sostegno di 279 miliardi di asset in default dopo la pulizia a seguito dell'aqr e con la Bce che dovrebbe sostenere il finanziamento. Questo potrebbe far aumentare i prestiti del 4% (420 miliardi) in linea con il potenziale del Tltro e comprimere il costo dell'equity.
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