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Estratto dell’articolo di Luca Davi per “Il Sole 24 Ore”
«Salire». «Mantenere». O «vendere». Quando si chiede al ceo di UniCredit Andrea Orcel quale possa essere lo scenario più probabile per il futuro della “scalata” in Commerzbank, il banchiere continua a tenersi mani libere. La quota del 21% di Commerz, raccolta dalla banca di piazza Gae Aulenti tra le ire di Berlino, sarà gestita in totale flessibilità. Nessuno scenario precostituito, assicura il banchiere. Di certo la banca «non chiederà posti nel board di Commerzbank».
Scelta tattica per non dare fiato a nuove polemiche (e timori) in Germania, ovviamente, ma anche per evitare di legarsi mani e piedi a un progetto che sarà valutato strada facendo, a seconda delle condizioni che si creeranno, e che però al momento già regala una preziosa plusvalenza. «Al momento quello nell’istituto tedesco è un investimento e nient’altro: siamo un grande azionista», dice il manager durante un evento organizzato da Bank of America.
Orcel vede «tre alternative: rimaniamo così e aiutiamo Commerzbank a cristallizzare il valore inespresso che crediamo ci sia»; «troviamo il modo di fare una cosa più grande, ma per farlo entrambe le parti devono volerlo»; o se tutto questo «non funziona vendiamo, auspicabilmente nel nostro capitale tornerà di più» di quanto ne sia uscito «e lo distribuiremo agli azionisti». In ogni caso «tutti gli scenari sono aperti, non ce n’è uno che predomina».
Un messaggio coerente con quanto predicato sin dall’inizio dell’avventura tedesca. Orcel si muove su una strada delicata, avendo investito circa «3,5 miliardi» in un asset che non deve diluire il ritorno sul capitale offerto da UniCredit, ma anzi incrementarlo. Quanto? Per Orcel il rendimento potrebbe essere superiore al 15%, soglia che il banchiere aveva da tempo fissato come imprescindibile. […]
Parole chiare, che rassicurano gli investitori - il titolo è salito dell’1,6% - i quali apprezzano (e molto) la generosa policy di remunerazione di piazza Gae Aulenti, peraltro destinata ad aumentare. Confermati gli 8,6 miliardi di distribuzione complessiva agli azionisti sul 2024, tale ammontare nel 2025 e 2026 «supererà gli 8,6 miliardi».
Il payout dal 2025 in poi salirà «dal 40% al 50%» dell’utile, che in termini netti nel 2024 andrà «oltre i 9 miliardi»: sopra quindi gli 8,5 miliardi (e oltre) attesi e gli 8,6 miliardi del 2023. Ma il banchiere si dice anche «fiducioso» che, al netto degli investimenti, la banca raggiunga un utile «di 10 miliardi», al netto delle Dta.
Poi Orcel manda anche un ulteriore segnale di pace nei confronti della banca tedesca, che da subito ha alzato le barricate contro piazza Gae Aulenti. Da semplice investitore, per quanto «strategico», UniCredit «non chiederà posti nel consiglio di Commerzbank» perché «non credo che gli investitori debbano avere posti in cda e in questo caso sarebbe anche inappropriato perché siamo anche un concorrente», ha aggiunto.
CHRISTIAN LINDNER AL CONGRESSO DI FDP
«Finché saremo investitori quello che conta è agire come tali e avere accesso solo alle informazioni pubbliche – dice ancora il manager - e il nostro ruolo può essere quello di suggerire cosa provare a fare «anche in base all’esperienza già fatta con Hvb». Di una cosa Orcel è sicuro.
Un’aggregazione con Commer «aggiungerebbe molto valore» e sarebbe la cosa «migliore per entrambe le banche, per entrambi i gruppi di azionisti, per i dipendenti di entrambe le banche, per i clienti». E avere una banca «più forte» è «positivo» per la Germania e «pensiamo che sia un test per l’Europa, per dimostrare se possiamo unirci e creare banche più forti che possono sostenere l’economia e la crescita che deve accelerare».
Ma UniCredit è anche consapevole che qualsiasi operazione richiede un ampio sostegno. Mentre si affievoliscono le probabilità che Deutsche Bank possa entrare in partita («Abbiamo ancora del lavoro da fare prima di essere veramente posizionati per partecipare al consolidamento», spiega il cfo di Db, James von Moltke), Orcel si dice «entusiasta» di riprendere i colloqui con il governo tedesco. Un modo anche per stemperare quelle tensioni che hanno portato il cancelliere Olaf Scholz a criticare il blitz di UniCredit come «un attacco ostile».
In verità, dopo la levata di scudi, i toni di Berlino ieri sono sembrati più bassi. «Noi non siamo attori. Il governo detiene delle quote», ha detto il portavoce del governo tedesco, Steffen Hebestreit, rispondendo alla domanda se il governo Scholz intenda evitare l’acquisizione di Commerzbank da parte di Unicredit. «Non c’è una ulteriore riflessione per evitare qualcosa e questo dipende adesso dagli attori del mercato dei capitali». Come dire: il mercato è libero. […]
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