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OSTE, PORTACE N’ARTRO DAZIO – FEDERVINI, COLDIRETTI E LE PRINCIPALI ORGANIZZAZIONI AGRICOLE ITALIANE SONO FURIOSE PER LA MANCATA ESENZIONE DELL'EXPORT DI VINI E ALCOLICI DAI DAZI AL 15% NELL'ACCORDO TRA L'UE E GLI USA: “VIENE SACRIFICATO L'AGROALIMENTARE PER AVVANTAGGIARE L'AUTOMOTIVE” – I PRODUTTORI STIMANO MEZZO MILIARDO DI EURO IN MENO ALL’ANNO DI MANCATE ESPORTAZIONI NEGLI STATI UNITI – UNA DISFATTA PER GIORGIA MELONI, CHE HA RICEVUTO UNA BELLA SBERLA IN FACCIA DALL’AMICO TRUMP E ORA SI RITROVA CONTRO UNA CATEGORIA, QUELLA AGROALIMENTARE, CHE FINORA L’AVEVA SEMPRE SOSTENUTA…
Estratto dell’articolo di Rosaria Amato per “la Repubblica”
Una «stangata» per l'Unione Italiana vini, «un'occasione mancata» per Federvini. Neanche le principali organizzazioni agricole italiane nascondono la delusione per la mancata esenzione dell'export di vini e alcolici dai dazi al 15% nell'accordo tra l'Unione Europea e gli Stati Uniti, ribadendo anzi come «sia sempre l'agricoltura a essere sacrificata», come lamentano Coldiretti e Filiera Italia.
«Viene sacrificato l'agroalimentare per avvantaggiare l'automotive», puntualizza Cia-Agricoltori Italiani, mentre Confagricoltura sottolinea il rischio «che il compromesso si trasformi in un vantaggio per pochi settori e in un pesante freno competitivo per altri».
Ettore Prandini Giorgia Meloni
[…] Copa-Cogeca, la principale federazione europea del settore, osserva in una breve nota come «l'agricoltura viene costantemente declassata nei negoziati commerciali della Ue», e invita polemicamente la Commissione «a spiegare in che modo questo risultato sia in linea con i suoi obiettivi dichiarati sul ruolo strategico del nostro settore per l'Europa, la resilienza rurale e il commercio equo e solidale».
Un primo conteggio dei danni per i produttori di vini italiani arriva dall'Osservatorio Uiv: le perdite stimate sono di circa 317 milioni di euro per i prossimi 12 mesi. Ma ai partner Usa andrà anche peggio, con un rosso per le mancate vendite che potrebbe arrivare fino a 1,7 miliardi di dollari.
Anche per i viticultori italiani tuttavia si potrebbe arrivare a 460 milioni di dollari di mancato export, se il dollaro dovesse mantenere l'attuale livello di svalutazione. Il vino, ricorda il presidente dell'Unione italiana vini Lamberto Frescobaldi, è «il settore più esposto tra le top 10 categorie italiane di prodotti destinati agli Stati Uniti, con un'incidenza al 24% sul totale export globale e un controvalore di circa due miliardi di euro l'anno».
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L'auspicio dei produttori è che ci siano ancora margini d'intervento, come del resto ha ipotizzato anche il commissario Ue al commercio Maros Sefcovic: « I dazi su vino, alcolici e birra erano uno degli interessi più importanti dell'Unione Europea», ha ammesso, assicurando che «le porte non sono chiuse per sempre».
«Come Commissione europea - si è impegnato - lavoreremo il più duramente possibile per espandere i settori anche a vino e liquori, oltre che ad acciaio e alluminio».
Ma i produttori sono scettici, anche se non si arrendono: «Continueremo a lavorare per un accordo migliore, quando si calmeranno le acque, ma non siamo ottimisti», spiega Mara Varvaglione, la giovane viticultrice pugliese che da alcuni mesi è diventata presidente del Ceev, il Comitato degli imprenditori europei del vino, la principale organizzazione Ue di categoria.
«Siccome l'unione fa la forza, lavoreremo a fianco degli importatori americani, perché spesso sfugge, ma con i dazi andiamo a perdere da entrambe le parti, e quindi è importante rimanere a fianco delle organizzazioni Usa».
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