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Paolo Ottolina per il Corriere della Sera
Guardare una pianta o un fiore e chiedersi: «Come si chiama?». Una di quelle domande a cui neanche l' onnisciente Internet riesce a rispondere. Perché formulare la domanda giusta non è possibile.
Ora però ci penserà lo smartphone. Che diventa ancora più «smart», dice Google combinando insieme hardware, software e intelligenza artificiale. Il colosso del motore di ricerca ora punta sui suoi dispositivi, fatti in casa, «made by Google». Si chiamano Pixel e per la prima volta arrivano anche in Italia. Una sfida diretta a Apple e ai suoi iPhone ma anche a Samsung, Huawei e a tutti gli altri produttori di telefoni Android.
Gli smartphone di Google sono due, si chiamano Pixel 2 e Pixel 2 XL. Il numero «2» indica che è una seconda generazione, ma la prima non è mai stata messa in vendita nel nostro Paese e in molti altri. Le stime parlano di meno di 3 milioni di pezzi venduti, numeri che i nuovi iPhone raggiungono in pochi giorni dal lancio.
Con la nuova generazione (il modello che arriverà in Italia è il Pixel 2 XL, dal 15 novembre a un prezzo intorno ai 1.000 euro) Google non è comunque interessata a conquistare il mercato, ma a mostrare le potenzialità degli sviluppi della sua intelligenza artificiale e di Android.
Quella più impressionante è l' integrazione tra la fotocamera e Google Lens. Quest' ultima è una funzione che, appoggiandosi ai database dell' azienda di Mountain View e agli algoritmi di intelligenza artificiale, riesce a riconoscere e a dare un nome a un oggetto fotografato. Di una pianta, ad esempio, ci fornisce la scheda presente su Wikipedia.
Sa leggere il numero di telefono in un annuncio appeso in bacheca. O dire di che specie è un cane. La precisione, nei test a cui abbiamo assistito, non è impeccabile ma mostra le potenzialità della tecnologia.
Queste capacità sono inserite nel Google Assistant, il maggiordomo digitale che funzionerà anche in italiano nelle prossime settimane. Sta dentro ai Pixel 2 e dentro a Google Home, lo speaker intelligente che risponde a domande pronunciate a voce.
L' intelligenza artificiale ha molte applicazioni concrete.
La nuova Google Home Max ad esempio è una cassa senza fili che usa gli algoritmi per mappare la stanza e offrire il miglior suono tenendo conto di mobili e pareti. Non solo: adatta le impostazioni in maniera dinamica. Capisce se viene spostato in un altro punto della stanza e rimodula l' equalizzazione del suono. Oppure alza il volume se stiamo lavando i piatti. Sa riconoscere la voce dei vari componenti della famiglia e a ognuno propone la giusta playlist. E se vi chiedete come fa, la risposta ha molto a che fare con la privacy: il Google Assistant è sempre in ascolto.
Google promette che tutte le conversazioni saranno trattate con la massima riservatezza, ma qualche tempo fa ha fatto sollevare più di un sopracciglio la scoperta che sui server dell' azienda sono archiviate tutte le ricerche vocali effettuate su un dispositivo Android. Anche quelle di anni fa e di cui non abbiamo nessuna memoria. Il futuro è qui ed è più facile, ma è anche parecchio impiccione.
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