
DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA…
Lilli Garrone e Flavia Fiorentino per il "Corriere della Sera"-Roma
Il low cost batte il made in Italy . à la dura realtà del mercato che, soprattutto in tempi di crisi, premia il marchio che fa «moda» ma a basso, bassissimo costo. E se un tempo, Benetton rappresentava, per molti, il capo ben fatto a prezzi abbordabili, ora non è più così. Non dovrebbe quindi sorprendere che il colosso svedese H&M si sia aggiudicato, dopo una battaglia all'ultimo (milione di) euro con l'altra company internazionale Inditex (che possiede, tra l'altro, i marchi Zara, Bershka e Stradivarius) il palazzo dell'Unione Miltare in via Tomacelli, ancora tutto griffato con le iconiche immagini Benetton e le scritte Opening soon.
Altro che flagship del gruppo di Ponzano Veneto: secondo indiscrezioni, attualmente non smentite, il prestigioso edificio sormontato dall'aquila è stato acquistato dal gruppo svedese H&M, o meglio da una società legata al brand svedese, per 180 milioni di euro. A poche centinaia di metri dal palazzo dell'ex Rinascente dove Zara ha aperto il suo mega-store, un altro gigante straniero del fast fashion aprirà pesto su via del Corso. Quasi una sfida, perché H&M ha già un punto vendita su questa strada e avrebbe vinto la battaglia per aggiudicarsi l'imponente palazzo bianco da seimila metri quadri , proprio sul gruppo Inditex, legato a Zara, che avrebbe fermato la sua offerta a 160 milioni.
L'immagine di una griffe tutta italiana in uno spazio tanto prestigioso sembra tramontata con una decisione a sorpresa forse dettata dall'offerta estremamente allettante ma anche dalla strategia commerciale recentemente intrapresa dall'azienda, che punta su negozi di piccole-medie dimensioni per un rapporto più diretto con il consumatore.
Resta però da capire quando e come verranno sistemati gli enormi spazi dello storico edificio del 1901 rivisitato in chiave moderna dall'architetto Massimiliano Fuksas, scelto proprio dai Benetton, che ha aggiunto sul tetto una discussa cupola di vetro dove alloggerà un ristorante. Un progetto ambizioso che, guardando attraverso le parti aperte della facciata, prevede quasi un'altra «nuvola» in vetro e acciaio, che avvolge il nucleo dei vani di servizio e che, dal pianoterra affiora sulla copertura del fabbricato.
Al centro di vivaci dibattiti, anche le previsioni sull'assegnazione delle aree interne perché non si conosce quale percentuale sarà adibita ad uso commerciale, né quali saranno le caratteristiche del «ristorante di vetro» in pieno centro. L'unica certezza è che nel cuore storico di Roma si concentrano gli interessi degli investitori stranieri e via del Corso, da Zara a Gap e adesso anche H&M, parla sempre meno italiano.
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