DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Federico De Rosa per il “Corriere della Sera”
Il cerchio inizia a stringersi. «Il grande piano per la banda ultralarga» di cui ha parlato il premier Giuseppe Conte pochi giorni fa, annunciando un'imminente svolta sulla rete, oltre a segnalare l'attenzione del governo per una partita strategica, da molti è stato letto come un «appello» a trovare rapidamente una via d'uscita a un impasse che dura da troppo tempo.
Via d'uscita che continua a ruotare attorno all'integrazione tra l'infrastruttura di Tim e la rete di Open Fiber, la società partecipata pariteticamente da Enel e Cdp, su cui restano pochi dubbi, ma ancora diverse perplessità su come arrivarci. Di certo le cose si stanno muovendo.
giuseppe conte conferenza stampa a villa pamphilj 18
Tim per il momento ha deciso di valorizzare la rete di secondaria in rame, strutturando un'operazione insieme al fondo Kkr per creare una nuova società in cui far confluire l'infrastruttura e poi sostituire il rame con la fibra ottica. Ieri l'agenzia Bloomberg ha riferito di un interesse della Cdp a investire nella nuova società. In teoria, avendo il 9% di Tim, la Cassa è già azionista «teorico» della rete secondaria. Non risulta tuttavia che al momento ci sia una trattativa. Che invece sarebbe in procinto di partire con Fastweb.
La società controllata da Swisscom starebbe studiando il conferimento della sua quota in Flash Fiber, la joint venture sull'ultimo miglio che ha con Tim, in cambio di una partecipazione di minoranza nella società delle rete secondaria.
Il prossimo 4 agosto è in programma un consiglio di Tim e il ceo Luigi Gubitosi aggiornerà il board sulle trattative e sugli altri dossier aperti. Certamente attraverso lo switch-off della rete secondaria, il manager ha individuato una soluzione interessante per estendere la rete in fibra di Tim, preparando al contempo il terreno in attesa di una schiarita su Open Fiber. Schiarita che potrebbe anche non essere così lontana.
La proposta del fondo Macquarie per il 50% di Open Fiber, portata in consiglio a giugno dall'amministratore delegato ceo Francesco Starace, rappresenta un passaggio formale che finora non sembrava così scontato. Non vuol dire automaticamente che l'Enel stia vendendo, ma certamente autorizza a ipotizzare che Starace stia cercando una soluzione.
Secondo alcune voci nei giorni scorsi al ceo dell'Enel sarebbe arrivata un'altra manifestazione di interesse per la quota in Open Fiber. A farsi avanti sarebbe stato Wren House Infrastructure, fondo infrastrutturale basato a Londra che fa capo al Kuwait Investment Office, che si aggiunge così agli australiani di Macquarie che un mese fa hanno presentato una proposta non vincolante che valuterebbe tutta Open Fiber oltre 7 miliardi di euro. Dell'interesse del fondo sovrano del Kuwait al momento non si sa molto, ma che Wren House abbia studiato il dossier sulla rete unica non è una novità.
A dicembre dell'anno scorso il fondo infrastrutturale aveva partecipato alla «call» lanciata da Tim per cercare coinvestitori per la rete secondaria, chiusa con la scelta di Kkr. Con Wren House aveva risposto alla call anche Macquarie, ed entrambi a quanto pare ora puntano a rientrare in partita. Anche se non sembrano esserci grandi spazi. Sulla quota dell'Enel c'è un diritto di prelazione della Cdp e appare improbabile che la Cassa rinunci a esercitarlo in caso di vendita. Di certo tanto interesse contribuisce ad alzare l'asticella di un possibile accordo a tre per la rete unica ma, forse, anche a fissare le condizioni per chiudere.
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