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A PASSO SPEDITO VERSO IL BARATRO - L’EURO TRACOLLA E SCENDE SOTTO ALLA PARITÀ CON IL DOLLARO DOPO LO STOP DELLE FORNITURE DECISO DA GAZPROM: NEL 2022 HA PERSO IL 12,15% RISPETTO ALLA MONETA AMERICANA. SIGNIFICA CHE PER LE IMPRESE DEL CONTINENTE SARÀ SEMPRE PIÙ DIFFICILE (O MEGLIO, CARO) IMPORTARE LE MATERIE PRIME DAGLI USA. I COSTI SI IMPENNERANNO E VANIFICHERANNO I VANTAGGI DERIVANTI DALLA POSSIBILITÀ DI ESPORTARE A PREZZI INFERIORI. GLI UNICI CHE POTREBBERO GUADAGNARCI SONO GLI INVESTITORI, E IL SETTORE DEL TURISMO…
Alessandro Bergonzi per il “Corriere della Sera”
Una spinta alle esportazioni verso gli Stati Uniti e un freno all'importazione delle materie prime, tra cui la già tanto cara energia.
Sono queste le possibili conseguenze dell'indebolimento dell'euro, che ieri in apertura dei mercati veniva scambiato a 0,9970 dollari e nel 2022 ha perso il 12,15% rispetto alla valuta verde. Tra le cause incide lo stop delle forniture di gas all'Ue attraverso il Nord Stream, decisa dal colosso russo Gazprom.
Un propulsore all'inflazione spinta dai costi dell'energia.
In prima battuta a rimetterci sono le imprese europee che negli ultimi mesi hanno affrontato aumenti in bolletta anche superiori al 300%. A peggiorare la situazione l'andamento del petrolio, che ieri in apertura ha guadagnato 1,50 dollari, venendo scambiato a 93,86 al barile a Londra.
Ma l'aumento dei costi sostenuto dalle aziende si riflette inesorabilmente sui consumatori, già alle prese con un'inflazione che secondo le stime preliminari dell'Istat, ad agosto 2022, in Italia ha toccato l'8,4%, un livello che non si registrava da dicembre 1985.
Una generale impennata dei costi che rischia di vanificare anche i vantaggi derivanti dall'indebolimento dell'euro, ovvero la possibilità per le imprese di esportare a prezzi inferiori e realizzare maggiori profitti. In particolar modo per le aziende che utilizzano forniture statunitensi o comunque negoziate in dollari, il rafforzamento della moneta Usa rischia di rivelarsi controproducente.
Quelli che al contrario potrebbero realmente godere dei vantaggi derivanti dal nuovo tasso di cambio sono gli investitori che nell'Eurozona, a tempo debito, hanno scommesso su attività finanziarie denominate in dollari. Altro settore che dovrebbe trarne beneficio è il turismo.
La debolezza della moneta potrebbe convincere gli americani a trascorrere le vacanze nei Paesi con l'euro, ma anche a investire in beni immobili. Al contrario, per molti europei il sogno di una vacanza a stelle strisce potrebbe risultare sempre più difficile da realizzare.
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