ALITALIA IMPACCHETTATA E SERVITA - PER ANDARE INCONTRO ALLE RICHIESTE DI ETIHAD, ARRIVA IL DECRETO PER “LIBERALIZZARE” LO SCALO DI LINATE E SI STUDIANO ANCHE REGOLE PER RIDURRE GLI SPAZI DELLE LOW COST

Luca Fornovo per "la Stampa"

Il governo tira fuori dal cassetto il decreto per "liberalizzare" l'aeroporto di Linate e accelera sulle regole per ridurre gli spazi alle compagnie low cost. Un doppio pacchetto di norme che Palazzo Chigi intende varare per venire incontro alle richieste di Etihad, così da dare la spinta giusta per far decollare l'alleanza tra Alitalia e la compagnia araba.

Nozze che per la verità sono ancora un po' lontane dall'essere celebrate: secondo fonti finanziarie, la lettera di Etihad potrebbe non arrivare oggi sul tavolo dell'ex compagnia di bandiera, ma potrebbero essere necessari ancora alcuni giorni. Anche perché restano ancora nodi da sciogliere come gli esuberi di Alitalia, i debiti da 400 milioni con le quattro banche (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Montepaschi e Popolare di Sondrio) e i contenziosi legali e fiscali con WindJet e il gruppo Toto.

Ma il governo cerca comunque di rassicurare sull'accordo con gli arabi e di non fermarsi davanti agli ostacoli. «Credo che tutte queste indiscrezioni che si sono verificate negli ultimi periodi siano state messe in giro forse ad arte da chi ha paura e a chi fa paura l'alleanza tra Alitalia ed Etihad» ha detto ieri il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi. Palazzo Chigi intanto lavora su un decreto ministeriale, che dovrebbe essere presentato a breve, per consentire di aumentare le rotte del piccolo aeroporto milanese di Linate. Etihad vorrebbe sviluppare le destinazioni verso le città minori dell'Unione europea e le capitali nel raggio delle tre-quattro ore di volo: Mosca, San Pietroburgo, il Cairo, Istanbul.

Un decreto, spiegano fonti governative, che comunque non permetterà una liberalizzazione selvaggia e non creerà grandi problemi a Malpensa, l'altro scalo milanese.
Per quanto riguarda le cosiddette regole anti-low cost, con l'adozione e l'attuazione del piano nazionale degli aeroporti, citato nel Documento di economia e finanza (Def), il governo potrebbe poi fissare - seppur nel pieno rispetto dei parametri europei- dei paletti per limitare l'accesso delle compagnie a basso costo agli scali. Come?

Aumentando controlli e verifiche dell'Autorità dei Trasporti, dell'Enac e di altri strutture ministeriali su offerte di servizi, costi, tariffe, bandi di gara e altre procedure. Ci vorrà, invece, più tempo per portare l'alta velocità negli aeroporti di Malpensa e Fiumicino. Progetti a cui comunque starebbero lavorando sia le Ferrovie dello Stato e che Ntv.

Restano poi i soliti ostacoli da superare. Gli arabi chiedono alle banche di convertire i 400 milioni di debiti in azioni e in altri strumenti finanziari. Una formula che non vede d'accordo gli istituti di credito. C'è poi ancora da risolvere la lite nei tribunali con Carlo Toto per la multa da 38 milioni inflitta ad Alitalia su alcuni aerei tricolori registrati in Irlanda. E il contenzioso con WindJet, la cui richiesta da oltre 160 milioni di euro, obbliga Alitalia a fare onerosi accantonamenti in attesa che si concluda la vicenda giudiziaria iniziata nel 2012.
Sulla partita esuberi invece le nubi in parte si diradano.

La cifra oscilla tra i 2500 e i 2700 dipendenti Alitalia, anche se Etihad ne vorrebbe un numero maggiore. Di questi 8-900 tra piloti e assistenti di volo che faranno la Cassa integrazione a rotazione. Poi ci sono altri 700 lavoratori che sono già in Cig volontaria da 4 anni e infine 1000-1100 dipendenti che rischiano la Cig volontaria o la mobilità. Certo i sindacati non sono particolarmente contenti di questi numeri, ma hanno pochi margini per negoziare: senza Etihad, Alitalia rischia il fallimento.

 

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