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Mario Sensini per il Corriere della Sera
Il nuovo piano industriale del Monte dei Paschi di Siena, basato sulla ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato, sarà presentato alla Bce e alla Commissione Ue tra fine gennaio e i primi di febbraio, confermerà la cessione in blocco dei crediti più difficili, la chiusura di 500 sportelli e l' uscita di 2.450 dipendenti già concordata con il sindacato.
«Nella trattativa con la Commissione partiremo sicuramente da lì. L' obiettivo è che la banca possa ripartire senza alcuna penalizzazione nella sua forza lavoro. Ci auguriamo che il confronto possa chiudersi in poche settimane per consentire alla banca di riprendere un percorso operativo e commerciale di maggior tranquillità » ha detto ieri in Senato l' amministratore delegato dell' istituto, Marco Morelli, ascoltato insieme al presidente Alessandro Falciai dalla Commissione Finanze che ha all' esame il decreto salva-banche.
«La banca ha già fatto una forte cura dimagrante dopo aver ricevuto i Monti bond, il bilancio si è asciugato di un terzo e ci auguriamo che le istituzioni europee ne tengano conto» ha aggiunto Falciai. Con l' iniezione di 6,6 miliardi di denaro fresco lo Stato acquisirà una partecipazione di circa il 70% al capitale, con il Monte che resterà quotato in Borsa visto che gli investitori istituzionali riceveranno azioni in cambio delle loro obbligazioni, anche se il piano punterà a un disimpegno veloce del Tesoro dalla banca senese, che nel frattempo è riuscita ad arginare l' emorragia dei depositi che tuttavia, secondo Falciai «non sono mai stati a rischio».
«Nelle prime settimane dell' anno si è interrotto il deflusso importante di depositi che si era avuto a dicembre sotto la pressione mediatica», ha detto Morelli che ha confermato la sua disponibilità a rimettere il mandato, come ha già fatto quando la banca ha chiesto l' intervento pubblico, in ogni momento. «Il mio mandato è a disposizione degli azionisti e sarà così anche andando avanti. Ma sono assolutamente disposto a restare al mio posto. Chi ha preso un impegno verso l' assemblea ritengo debba rispettarlo. Ho dato un impegno e lo onoro perché credo che il rilancio della banca sia possibile. Non spetta a me definire lo stipendio che dovrò avere, ma preferisco che mi sia ridotto anche in maniera pesante purché vengano tutelate le figure del management fondamentali, che se la banca perdesse creerebbero danni in prospettiva anche all' azionista», ha detto Morelli.
FABIO GALLIA CLAUDIO COSTAMAGNA
«Era un nostro dovere morale provare tutte le soluzioni di mercato possibili prima di chiedere un solo euro ai contribuenti» ha detto Falciai rispetto al fallito aumento di capitale. Un' operazione che secondo il presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Claudio Costamagna, sarebbe invece riuscita se avesse vinto il sì al referendum sulla riforma costituzionale. In Senato, intanto, si lavora per l' avvio della Commissione d' inchiesta sulle banche. Tra le questioni da approfondire anche la remunerazione di manager e azionisti.
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