DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Giuliano Balestreri per “La Stampa”
Dalle roboanti dichiarazioni dell'ex ad di Dazn, Veronica Diquattro, «vedere la serie A costerà meno» al raddoppio del prezzo dell'abbonamento sono passati appena 14 mesi. E un campionato di calcio combattuto fino all'ultima giornata, ma di livello mediocre.
Proprio per questo l'unico a difendere la scelta di Dazn è l'amministratore delegato della Lega di Serie A, Luigi De Siervo, secondo cui l'offerta della piattaforma è «mirata a valorizzare il prodotto Serie A che si conferma il contenuto ideale per lo sviluppo di qualsiasi piattaforma». Peraltro, De Siervo sostiene da tempo che un prezzo inferiore ai 30 euro al mese danneggi la qualità del calcio.
E così, con una lettera ai propri abbonati, l'azienda ha comunicato che a partire da settembre la tariffa base salirà a 29,99 euro al mese anche per chi aveva attivato l'abbonamento in promozione a 19,99 euro al mese, ma a far scatenare la rivolta dei tifosi, dei consumatori e persino della politica è il divieto di condividere l'utenza al di fuori non solo del nucleo famigliare, ma anche della connessione internet. Come dire che padre e figlio non possono vedere la stesse partita in contemporanea se uno dei due è al lavoro o semplicemente fuori casa.
Per farlo dovrebbero sottoscrivere l'abbonamento premium al prezzo di 39,99 euro: il doppio di quello sottoscritto in offerta ad agosto dello scorso anno e il 33% in più di quello base. Un incremento non da poco, quando l'inflazione viaggia al 6,8%.
Abbastanza perché l'hashtag #Daznout diventasse subito tra i più utilizzati sui social e diverse associazioni di consumatori attaccassero la piattaforma: il Codacons sottolinea i «rincari abnormi che danneggeranno i tifosi» chiedendo alla Lega di Serie A «di valutare se sussistano eventuali presupposti per annullare il contratto siglato con la società», mentre l'Unione nazionale consumatori ha annunciato un esposto all'Antitrust.
Ma il caso è diventato anche politico con l'intervento di Daniele Belotti, capogruppo Lega in Commissione istruzione, cultura, sport alla Camera che ha annunciato un'interrogazione sugli «aumenti scandalosi».
Per l'ad di Dazn Stefano Azzi, «il piano riflette il valore degli eventi sportivi che trasmettiamo in diretta in Italia, il valore del prodotto Serie A Tim e della nostra proposta editoriale. Una nuova offerta che abbiamo sviluppato per continuare a investire in Italia e portare ulteriore valore e qualità ai nostri clienti».
Un chiaro riferimento al fenomeno della pirateria che storicamente danneggia le pay tv, ma anche un modo per arginare le perdite del gruppo a livello globale: l'alleanza con Tim non è andata come le parti speravano, al punto che il colosso delle tlc ha dovuto accantonare 540 milioni di euro e l'audience della Serie A è crollata rispetto alla scorsa stagione (anche perché Dazn ha rifiutato di far rilevare gli ascolti ad Auditel).
Già a novembre 2021, Dazn aveva provato a oscurare gli abbonamenti condivisi, ma l'intervento del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti convinse il gruppo a rimandare la stretta.
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