DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1 - ALITALIA, TORNANO IN PISTA LE FERROVIE
Lucio Cillis per "La Repubblica"
Ore frenetiche per arrivare al salvataggio di Alitalia. Tornano in campo Fs e Fintecna per fronteggiare il durissimo progetto di Air France pensato per "salvare" la compagnia italiana. I francesi hanno gettato la maschera e nelle ultime ore hanno mostrato i muscoli al nostro governo.
Le loro richieste sono durissime: ristrutturazione del debito, mano libera sulle scelte strategiche e operative e perfino selezione diretta del personale, con buona pace dell'italianità della compagnia. Condizioni non negoziabili che il nostro Esecutivo non intenderebbe esplorare.
Per questo nella serata di ieri il premier Enrico Letta ha rigiocato la carta dell'italianità del vettore chiamando a raccolta Ferrovie e Fintecna per un intervento deciso dello Stato. Sembra dunque questa - al momento - la soluzione che il governo vorrebbe mettere in campo per contrastare la strategia dei francesi. Fs più Fintecna, società che fa capo a Cassa Depositi, eviterebbero di riaprire un conflitto pesante con i sindacati, evento che Letta preferisce tenere a distanza di sicurezza.
Secondo alcune indiscrezioni, la società finanziaria del Tesoro potrebbe portare in dote un aumento di capitale sostanzioso, pari a quello dei soci. Il tutto garantito dalle banche. Fintecna ha inoltre tra le mani un tesoretto di azioni Air France oltre a controllare la Alitalia Lai fallita.
Secondo l'ultimo bilancio, possiede 4,4 milioni di azioni del gruppo francese. Un pacchetto di titoli equivalente all'1,46% di Air France- Klm, pari a circa 31 milioni di euro. Se si sommano questi dati, all'ingresso come socio industriale di Ferrovie dello Stato in Alitalia si potrebbe configurare una sorta di una parziale ri-statalizzazione della compagnia prima di un accordo "vero" e paritario con Air France.
Nonostante il piano durissimo di ristrutturazione paventato dall'ad Mauro Moretti al premier Enrico Letta, il progetto di sviluppo a medio termine - se confermato - sarà lacrime e sangue, certo. Ma resterà "in casa" e non taglierà posti di lavoro, se non procedendo al blocco del turnover.
I problemi più grossi da superare a questo punto sono tutti all'interno della compagnia e tra i soci Alitalia: ieri al termine del consiglio di amministrazione che proseguirà domani in attesa di una possibile svolta decisiva, sono arrivate delle dichiarazioni rassicuranti, nonostante lo stato di sofferenza del vettore: «Il cda è confidente, vista la disponibilità manifestata dai soci e dal sistema bancario, che la situazione finanziaria possa essere presto riequilibrata», ha spiegato in una nota Alitalia. Secondo il presidente Roberto Colaninno, «il governo sta completando l'analisi della situazione, per definire gli interventi idonei» a trovare una soluzione.
Il governo, dunque, è disposto a preparare l'antidoto e spendersi nell'operazione ma sono gli azionisti privati, prima di tutto, a dover fare la propria parte partecipando all'aumento di capitale. Nelle ultime ore, tra l'altro, si sono inseguite voci di un possibile passo indietro da parte dei soci con incarichi dirigenziali all'interno di Alitalia, non ultimo lo stesso presidente Roberto Colaninno. Domani, infine, il numero uno dell'Enac Vito Riggio vedrà i vertici di Alitalia per verificare lo stato di salute del vettore.
2. UNA SOLUZIONE ITALIANA FORTE CON 2 PARTNER PUBBLICI PER TRATTARE CON AIR FRANCE
Ettore Livini per "La Repubblica"
Una soluzione italiana forte. Il più possibile. Obiettivo: sedersi al tavolo delle trattative con Air France ad armi (quasi) pari. Roma contro Parigi. Il braccio di ferro in corso in queste ore su Alitalia si è trasformato in una delicatissima partita a carte tra due giocatori a corto di briscole.
Da una parte il governo impegnato a mettere sul piatto tra mille difficoltà una cordata italiana più robusta possibile. Obbligando i patrioti - o almeno i loro esponenti di punta, banche creditrici comprese - a mettere mano al portafoglio. E chiamando alle armi anche le riserve della Repubblica: Fintecna, che pare pronta a sostenere l'aumento di capitale necessario a mettere in sicurezza (per ora) i conti dell'azienda e le Ferrovie dello Stato, richiamate all'ordine ieri sera al vertice serale di Palazzo Chigi in vista di un'integrazione commerciale con il network di Alitalia.
Un'alleanza pubblico-privata messa insieme in zona Cesarini con un obiettivo chiaro: stanare Air France. Che nelle ultime ore, complice la disastrosa situazione finanziaria del partner tricolore, non ha più fatto mistero del suo obiettivo: mettere sì le mani su Alitalia, ma a due lire.
Ponendo condizioni capestro come una pesante ristrutturazione del debito e carta bianca sul personale e sulle rotte. Paletti che fanno venire i brividi ad Adr e Fiumicino preoccupati, vista l'esperienza di Malpensa, di perdere il ruolo di hub per trasformarsi in serbatoio regionale per i voli intercontinentali del socio transalpino in partenza da Parigi e da Amsterdam.
Il tempo, ovvio, è un fattore determinante. Ed Enrico Letta è obbligato a cercare di mettere assieme una soluzione che, a dire il vero, si sarebbe dovuto trovare molto tempo fa senza trovarsi con il cerino in mano. Lo schema - a questo punto obbligato e ancora ad alto rischio - è chiaro. Fintecna mette i soldi (pubblici).
Le Fs (si vedrà se chiamate anche loro a mettere sul piatto un chip) e Alitalia integreranno i network. Senza, almeno se si riuscirà , essere costrette a mettere mano al portafoglio. Un'operazione a costo zero che non rischia di svenare le Ferrovie lasciandole a secco di fondi i servizi per i pendolari, ipotesi che metterebbe in forte difficoltà il governo.
La compagnia taglierà le rotte tra scali serviti dall'alta velocità - Roma, Milano, Venezia e Torino - con un bel risparmio di costi. Puntellati i conti, tranquillizzati i creditori e guadagnato qualche mese di respiro, la cordata italiana, forte dell'appoggio del governo, potrà sedersi di fronte ad Air France senza troppi complessi di inferiorità . Anche i francesi, impegnati in un pesante piano di ristrutturazione, hanno le loro gatte da pelare e pochi soldi da spendere. E forse anche a loro, a questo punto, converrebbe una soluzione transitoria che non richieda sforzi finanziari eccessivi.
Si riuscirà a far quadrare il cerchio? Non è facile. Alitalia, è chiaro a tutti, ha bisogno di un nuovo pianto di ristrutturazione. Le banche, i creditori e i soci dovranno fare dei sacrifici. Air France sarà costretta a rinunciare al sogno di conquistarla senza sparare un colpo (leggi spendere un euro). E i contribuenti italiani, cui il governo Berlusconi ha già accollato un conto da 4 miliardi in occasione della cessione alla Armata Brancaleone dei patrioti, finiranno per essere costretti a rimettere mano al portafoglio. Come minimo per rifinanziare nuovi ammortizzatori sociali.
Di alternativa ce n'è una sola. Cui nessuno vuole pensare ma che il governo sventola ogni
tanto sul tavolo dei negoziati per ammorbidire le posizioni delle controparti: il Commissariamento e il concordato preventivo.
Soluzione che azzererebbe l'azionariato del gruppo e riaprirebbe a quel punto tutti i giochi, alleanze comprese, rimettendo in partita Etihad & C e - potenzialmente - anche altri vettori, visto che nella bad company si potrebbero lasciare anche le penali da pagare per rompere l'alleanza nel consorzio Skyteam. à possibile garantendo la continuità aziendale e senza interrompere i voli? Con la vecchia Alitalia si è riusciti. Ma tutti, in Francia e in Italia, sperano di cuore non sia necessario arrivare a questo punto.
alitalia vignettaALITALIAairfrance_logoRocco Sabelli e Roberto Colaninnosaccomanni, alfano e lettaGIANNA FREGONARA ENRICO LETTA MAURO MORETTI AL MATRIMONIO DI PAOLA DE MICHELI MAURO MORETTI CON UN CANE Franco Bassanini Claudio De Vincenti bassanini - amato Etihad-aircraft
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