
JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA…
Da "il Foglio"
Saranno l'avvicinarsi della campagna elettorale oppure le prospettive non del tutto chiare su chi sostituirà Mario Monti a Palazzo Chigi, fatto sta che il club dei miliardari italiani che invocano più tasse per sé e per i loro simili è più silente del solito.
Così Repubblica, ieri, ha pubblicato in prima pagina un intervento di Warren Buffett, finanziere e miliardario leggendario, presidente della società d'investimento Berkshire Hathaway, intitolato: "Tassate pure noi ricchi, non scapperemo con i soldi".
A leggere meglio l'articolo, già pubblicato sul New York Times, lo stesso Buffett a dire il vero chiede al presidente Barack Obama di non cancellare completamente gli sgravi per i ricchi introdotti da George W. Bush. Ma il punto, secondo l'economista di Harvard Gregory Mankiw, è soprattutto un altro: Buffett e i suoi epigoni (anche italiani) si fanno belli chiedendo più tasse per loro, poi però finisce sempre che a sobbarcarsi l'inasprimento fiscale è la classe media.
Per fare un esempio, Berkshire Hathaway non distribuisce mai dividendi ai suoi azionisti, perciò il guadagno dell'investimento prende la forma di plusvalenze (capital gain): in questo modo gli azionisti della società , Buffett incluso, evitano di pagare il fisco immediatamente e in base alle aliquote sul reddito.
A ciò si aggiunga che le tasse sui capital gain negli Stati Uniti si pagano solo quando le plusvalenze sono effettivamente incassate: alla fine si paga sempre, ovvio, ma ai livelli di Buffett "spalmare" le plusvalenze nel tempo fa risparmiare molto.
Per non parlare del fatto che Buffett&co. ottengono sostanziose deduzioni per la ricchezza data in beneficenza (e in precedenza non tassata per il meccanismo di cui sopra). Eppure di queste "scappatoie", osserva Mankiw, Buffett evita sempre di parlare. Gli appelli pro imposte, insomma, più sono accorati più rischiano di essere ipocriti. A maggior ragione in Italia, dove le tasse su reddito, prima casa e impresa sono già (per chi le paga) a livelli record.
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