- AFFAIRE LIGRESTI - PERCHÉ L’AUTORITÀ DI CONTROLLO SULLE ASSICURAZIONI (SÌ, LA FANTOMATICA ISVAP) NON SI DECIDE A COMMISSARIARE PREMAFIN E FONSAI? - I LIGRESTI ANDREBBERO A CASA, MEDIOBANCA NON SAREBBE IL DOMINUS ASSOLUTO E OPACO, MA SOLO UN CREDITORE (IMPROVVIDO) E UNICREDIT FAREBBE SOLO LA BANCA - QUEL MONTANI, RIPESCATO DA NAGEL E PIAZZATO AL VERTICE DELLA POP DI MILANO, GRAN CREDITORE DI LIGRESTI…

Bankomat per Dagospia

Bankomat non è un fine giurista, ma non occorre che lo siano tutti. Modesti uomini d'affari possono avere buoni amici avvocati che ti illuminano.

Allora chiacchierando di Premafin e Fonsai uno scopre che l'autorità di controllo sulle assicurazioni (sì l'ISVAP, ISVAP esiste!, ve lo ripetiamo perché non è che la si senta spesso....), avrebbe un tranquillo, logico e normale potere nell'ambito delle sue funzioni di controllo (controllo, ripetiamo la parola desueta, controllo!): commissariare. Ma non necessariamente Fonsai, anche solo la sua holding Premafin.

Pare infatti che esistano norme tali per cui una società finanziaria che detiene il controllo di una assicurazione non può farlo senza autorizzazione dell'ISVAP (ISVAP, ripetiamo il nome, una authority governativa che esiste). Infatti giustamente se la "totoriina spa" volesse controllare una assicurazione forse il Governo e la nazione non sarebbero d'accordo e i cittadini assicurati sarebbero a rischio. Pertanto ISVAP potrebbe o forse dovrebbe esaminare se Premafin abbia ancora i requisiti per esercitare tale funzione di società che controlla una assicurazione.

ISVAP potrebbe quindi prendere atto di tutto quello che evidentemente i soci di controllo della prestigiosa assicurazione quotata hanno provocato o consentito, potrebbe nominare un commissario ad acta, con il compito di esercitare tutte le azioni verso famiglia e relative controllate (riscossioni di penali, azioni di annullamento e di resposabilità, risoluzioni di eventuali contratti o patti non corretti etc.etc.) e anche di mettere all'asta la società posseduta, cedendo il controllo. Aprendo le porte ad un utile aumento di capitale in Fonsai, sul mercato, normalmente.

Commissariamento che, in una parola, non farebbe violenza al mercato ed al piano industriale di risanamento. Lo consentirebbe. Si allontanerebbe, per così dire, la faina che continua a vigilare il pollaio. A questo punto e con un commissario in Premafin anche Bankomat arriva a capire cosa accadrebbe, in un Paese normale, e ve lo propongo come scenario.

Tutta l'operazione di salvataggio e consolidamento del patrimonio della Fonsai sarebbe lasciata alle mere ragioni tecniche degli amministratori di Fonsai stessa, che con la dovuta diligenza e sotto il controllo di un commissario governativo azionista farebbero l'aumento di capitale, magari si fonderebbero anche con Unipol, perché no, oppure raccoglierebbero mezzi freschi sul mercato da altri investitori. Investitori che volentieri investirebbero in una grande compagnia in via di risanamento, a prezzi allettanti, sotto l'occhio vigile di un commissario, senza altri giochini di potere sullo sfondo.

Bello no? Solo che così facendo le banche che hanno finanziato tutta la catena proprietaria dei Ligresti da Premafin in su sarebbero costrette a fare i conti con tale assurda situazione e loro responsabilità: dovrebbero fare pulizia dei manager che lo hanno consentito, fare degli accantonamenti.

In una parola, tutto sarebbe più limpido. E in fondo se decidessero di convertire parte dei loro crediti in azioni Premafin lo potrebbero fare anche loro, a loro legittimo vantaggio, ma in maniera corretta: senza diventare imprenditori assicurativi, ma limitandosi ad avere al posto del credito un pacchetto azionario di una grande assicurazione che si avvia ad essere ben gestita e rilanciata. Ripetiamo, senza escludere affatto il matrimonio con Unipol, se ne ricorrono requisiti di convenienza e correttezza dei concambi e del piano industriale.

Naturalmente i Ligresti andrebbero a casa, Mediobanca non sarebbe il dominus assoluto e opaco di tutta questa incresciosa vicenda, ma solo un creditore (improvvido); Unicredit farebbe solo la Banca, le altre banche idem e - ad esempio - non sarebbe servito a niente pilotare da parte di Alberto Nagel l'arrivo del ragioner Montani, manager bancario che era giustamente caduto nell'oblìo, al vertice della Banca Popolare di Milano.

La Popolare di Milano è infatti un grosso creditore del gruppo Ligresti, che anziché pensare alle piccole e medie imprese del territorio faceva la grande finanza. Una banca a questo punto, secondo la Nagel visione, da "tenere in mano" tramite l'amico Montani.

Insomma, un Paese normale, dove ognuno fa i suoi interessi e gioca il suo ruolo, ma solo quello, in trasparenza, senza pretendere di fare il piromane, il pompiere e il capo della protezione civile allo stesso tempo.

La Procura di Milano, che saggiamente ha assegnato l'affaire Ligresti & c. non ad un PM d'assalto, ma a persone pacate e competenti, lavorerebbe meglio, assistita da un serio Commissario in Premafin e magari da seri Curatori nelle holding a monte. Potrebbe così meglio far luce sui misteri delle operazioni che hanno quasi affondato il gruppo per il bene di pochi.

Gli amministratori di Fondiaria Sai potrebbero nel frattempo fare bene il loro lavoro anche nella gestione delle partecipazioni strategiche che Fonsai detiene in alcuni salotti del capitalismo italiano, nel solo interesse del patrimonio della compagnia assicurativa, e non per altri fini.

Chissà se l'ISVAP legge Dagospia. Se qualche Dagolettore conosce ISVAP, gli inoltri per cortesia il link.

Buona Festa della Liberazione

 

Giulia, Salvatore e Jonella LigrestiCUCCIA LIGRESTIJONELLA LIGRESTI PAOLA UGOLINI resize Nagel IsvapMARIO MONTI ALBERTO NAGEL Piero MontaniGIANCARLO GIANNINI